Dopo aver parlato apertamente di caccia alle streghe e di persecuzione, Donald Trump scarica di fatto Michael Cohen, l’ex avvocato che con le sue dichiarazioni, dopo essersi dichiarato colpevole dei reati a lui imputati e aver deciso la strada del patteggiamento, non solo ha aperto la strada a un nuovo filone del Russiagate ma inguaiato anche pesantemente l’inquilino della Casa Bianca, se è vero che in Senato alcuni esponenti democratici già cominciano a pronunciare quella parola che negli Stati Uniti, da sempre, fa paura a uno Presidente: “impeachment”. Intanto, da parte sua, The Donald ha già scaricato Cohen suggerendo ironicamente su Twitter, a chiunque avesse bisogno di un buon legale, di non affidarsi a lui e rivolgendo invece parole di sostengo a Paul Manafort, il manager che fu responsabile del coordinamento della sua campagna elettorale e che + stato condannato ieri a otto capi di imputazione di cui cinque per frode fiscale: “Rispetto per Manafort” ha twittato Trump che nota come la giustizia abbia riesumato un vecchio caso di 12 anni fa, gettando di fatto fango su di lui e la sua famiglia: a detta del Presidente, a differenza di Cohen, il “coraggioso” Manafort non si è fatto piegare dai presunti ricatti, scegliendo di non patteggiare, e dunque non cedendo alla tentazione di inventare storie come l’ex legale pur di ottenere un buon accordo in sede processuale. (agg. di R. G. Flore)



LEGALE DI COHEN: “TRUMP È UN CORROTTO”

«Donald Trump è un corrotto e un criminale»: non è che usi particolari mezze parole l’avvocato di Michael Cohen, Lanny Davis, nei primi commenti dopo l’assunzione di colpevolezza del suo assistito avvenuta ieri in procura federale. In una intervista a Npr, il legale di Cohen spiega come «So che Cohen non accetterebbe mai la grazia da un uomo che considera corrotto, e una persona pericolosa nello Studio ovale». Dagli Usa giungono conferme sulle accuse che lo stesso Cohen ha finalmente ammesso dopo mesi di silenzi e mezze verità: si è dichiarato colpevole di frode bancaria ed evasione fiscale ma anche ammesso di aver violato le norme sul finanziamento in campagna elettorale, pagando il silenzio di due donne sui loro presunti rapporti sessuali con Trump, su «indicazione dello stesso presidente». Ma il Presidente, al momento, rischia l’impeachment? «Di fatto Trump viene coinvolto in un reato, un crimine federale di cui è eventualmente colpevole anche lui. Da privato cittadino avrebbe potuto finire a processo, da presidente potrebbe condurlo a un impeachment», ha spiegato alla Tv Svizzera di Rsi il professore di relazioni internazionali all’Istituto di studi politici di Parigi, Mario Del Pero. È anche vero però, conferma lo stesso esperto, che l’impeachment «è una procedura tutta politica e le condizioni perché venga attivata oggi mancano. Forse potrebbero cambiare con le elezioni di midterm del novembre prossimo». (agg. di Niccolò Magnani)



TRUMP, “UNA CACCIA ALLE STREGHE”

«Una caccia alle streghe»: così Donald Trump ha commentato la giornata terribile andata in scena ieri per la sua Presidenza, dopo le accuse incrociate di suoi ex collaboratori strettissimi nel ristretto cerchio tra la Casa Bianca e la Trump Tower. Il silenzio “pagato” di due donne-amanti “bollenti” come Stormy e Karen va ben oltre il “tradimento” della First Lady Melania Trump – che secondo rumors di stampa Usa starebbe seriamente pensando di chiedere il divorzio – ma di fatto porta Trump, qualora fosse vero quanto detto da Cohen, ai limiti dell’impeachment. Avrebbe cercato – tra l’altro riuscendoci – di influenzare le elezioni ben prima del tanto roboante “RussiaGate”, proprio evitando che certi “scheletri” nell’armadio potessero saltare fuori durante la campagna elettorale. Quel «Trump mi ha chiesto di pagare le due donne per influenzare le elezioni» potrebbe rappresentare un primo e serio colpo di “piccone” alla presidenza dell’uomo più discusso al mondo. (agg. di Niccolò Magnani)



DOPPIO COLPO: COHEN E MANAFORT

Dopo Cohen anche Paul Manafort (ex manager della Campagna Elettorale per le Presidenziali): il doppio guaio per il presidente Trump si è consumato ieri quando, per motivi e accuse completamente diverse tra loro, i due ex uomini del cerchio magico presidenziali si sono dichiarati colpevoli di ben 8 capi di accusa (per l’avvocato, tra cui il pagamento di due donne per il loro silenzio) e altrettanti per l’ex manager, tra cui 5 sono per frode fiscale. Manafort riguarda molto poco da vicino, in realtà, il presidente che infatti ieri sera ha twittato «sono molto triste per la sentenza ma non mi coinvolge personalmente e non ha assolutamente nulla a che fare con le ingerenze russe nella campagna presidenziale». Per quanto riguarda invece Cohen la posizione è ben più scottante: l’avvocato ha spiegato al giudice di avere comprato «su richiesta e in coordinamento con Trump, il silenzio di due donne che sostenevano di avere avuto relazioni con il futuro presidente», versando 130mila dollari a una e 150mila dollari a un’altra (si tratta di Stormy Daniels, ex pornostar, e Karen McDougal ex coniglietta di Playboy). «I pagamenti – ha aggiunto Cohen davanti al giudice – avevano lo scopo di influenzare le elezioni». (agg. di Niccolò Magnani)

LE PESANTI DICHIARAZIONI SU RUSSIAGATE

Se Michael Cohen, ex avvocato di Donald Trump, patteggerà l’accordo con le autorità federali come sta emergendo secondo quanto dichiarato dal Washington Post, si potrebbe arrivare a far tornare alla ribalta dichiarazioni molto pesanti che Cohen aveva già sottolineato in precedenti occasioni. In particolare, il rapporto di Trump con i russi in campagna elettorale assumerebbe nuove sfumature: a fine luglio Cohen aveva affermato come Trump sapesse dell’incontro con i russi in campagna elettorale, quando all’allora candidato Repubblicano era stato offerto materiale compromettente sulla sua rivale, Hillary Clinton. Cohen potrebbe dunque essere l’elemento detonante in grado di far esplodere definitivamente il caso Russia Gate che ormai da mesi e mesi ribolle in pentola. (agg. di Fabio Belli)

COHEN VUOLE PATTEGGIARE

L’ex avvocato di Donald Trump, Presidente degli Stati Uniti d’America, ha deciso di patteggiare l’accordo con le autorità federali. Questi era stato accusato di frode all’interno di un’inchiesta dell’Fbi che aveva spaziato dalla frode fiscale e bancaria fino alla violazione delle regole finanziarie della campagna elettorale. Michael Cohen, così si chiama il legale, ha deciso di consegnarsi di sua spontanea volontà all’Fbi e si è presentato a un’udienza in un tribunale di Manatthan per andare a raccontare quali erano stati i termini dell’accordo. Secondo quanto riportato da Rai News pare che l’uomo abbia deciso di dichiararsi colpevole per tutti i reati ipotizzati. La notizia ovviamente ha fatto il giro del web, invadendo prima i media statunitensi per poi spargersi a macchia d’olio in tutto il mondo. Ovviamente molto di questo dipende dal fatto che si torna a parlare, in termini negativi, di Donald Trump anche se stavolta colpito in maniera indiretta.

UN POTENZIALE POLITICO INCREDIBILE

La scelta di patteggiare di Michael Cohen, ex legale di Donald Trump, ha sicuramente un potenziale politico incredibile. Secondo i media locali, come riporta RaiNews, infatti questa scelta potrebbe portare a stretto giro di posta a una collaborazione dello stesso Michael Cohen nell’inchiesta Russiagate che è guidata in questo momento da Robert Mueller, procuratore speciale. Intanto si aggiungono dei dettagli su quanto accaduto nelle ultime ore, con l’ex avvocato del Presidente degli Stati Uniti che sembra aver raggiunto un accordo che prevede anche un eventuale periodo di detenzione. Al momento però, proprio in merito a questo particolare, non ci sono ulteriori novità. Nelle prossime ore potrebbero aprirsi poi anche ulteriori scenari.