Fu sconfitto da Barack Obama, lo attacco ferocemente sul piano politico, ma John McCain non si abbassò mai a denigrarlo con le fake news dei birthers, coloro che sostenevano che l’allora senatore dell’Illinois nato alle Hawaii non era americano. E in tanti nel partito repubblicano non gli perdonarono di aver impedito ad una sua sostenitrice di definire Obama un «arabo musulmano». Donald Trump invece non gli è mai andato giù: nel 2016 non gli concesse il suo endorsement tanto che l’allora candidato arrivò a dire: «Ma quale eroe. Gli eroi sono quelli che non si fanno catturare». McCain rispose parlando in un documentario sul Vietnam «dei figli di papà che trovarono medici compiacenti per non partire». Già malato prima di ritirarsi in Arizona per farsi curare, partecipò alla votazione in Senato contro la riforma per smontare l’Obamacare e fino all’ultimo ha criticato Trump per i suoi rapporti con Vladimir Putin, arrivando a definire il recente incontro di Helsinki «una vergogna». (agg. di Silvana Palazzo)



“AL MIO FUNERALE PARLINO OBAMA E BUSH”

«Al mio funerale voglio che parlino Barack Obama e G.W. Bush, gli uomini che mi hanno sconfitto»: in questo modo il “leone del Senato” si era congedato durante la sua ultima intervista tv a “60 Minutes”, non lesinando così un ultimo “sgarbo” al nemico interno al partito e ora inquilino della Casa Bianca. McCain era un uomo trasversale, amato dal suo rivale interno ai Repubblicani – l’ex Presidente Bush – ma anche dal braccio destro di Obama, Joe Biden, che era suo amico stretto nella vita privata. «Era un uomo dalle convinzioni profonde e un patriota d’altissimo ordine. Alcune vite sono così vivide che è difficile immaginare possano finire. Alcune voci sono così vibranti che è dura pensare che si siano spente» ha scritto questa mattina Bush Jr, pronto a celebrare il discorso d’onore al funerale di stato per McCain, a fianco di Obama. E Trump, alla fine, verrà lo stesso? (agg. di Niccolò Magnani)



MELANIA TRUMP: “GRAZIE SENATORE”

Con John McCain va via uno degli uomini politici più rappresentativi della storia Usa contemporanea. Il “leone del Senato” se ne è andato a modo suo all’età di 81 anni, accettando il suo destino, il cancro al cervello scoperto un anno fa e decidendo però di interrompere le cure al solo scopo di “morire alle sue condizioni” come hanno raccontato i suoi stessi familiari. Con l’attuale coinquilino della Casa Bianca, i rapporti non sono mai stati idilliaci e proprio l’odio profondo coltivato verso Trump lo ha probabilmente spinto fino agli ultimi istanti di vita. La loro inimicizia non è mai stata una grande sorpresa. Tra i due leader repubblicani, infatti, vi sono sempre state nette differenze su temi come gli stessi valori, l’onore e le loro visioni del mondo e della politica. Gli attacchi reciproci sono stati numerosi ma il peggiore affondo da parte dell’attuale presidente Usa fu in merito alla sua carriera militare: “McCain non è un eroe di guerra, o meglio, è considerato un eroe solo perché è stato catturato. Ma a me non piacciono le persone che si sono fatte catturare”, aveva detto. La risposta di McCain spiega la loro grande differenza: “È inutile che si scusi con me, deve scusarsi con le famiglie di chi ha combattuto ed è caduto in battaglia”. Oggi, dopo la sua morte, arriva anche il messaggio della first lady Melania: “Grazie senatore McCain per il suo servizio al Paese”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



RIVALE-AMICO DI OBAMA E LA POLITICA ‘DIFFERENTE’ DA TRUMP

Una politica diversa, differente e opposta: McCain e Trump, seppur Repubblicani, non potevano intendere in maniera più diversa di così il loro ruolo pubblico e la loro battaglia politica. Diverse volte il “leone del Senato” ha criticato anche ferocemente i propri avversari politici, ma sempre tenendo un punto di “comune rispetto” basato sulla fiducia e stima personale, sbalorditiva rispetto a quanto ha dovuto vivere e sopportare durante la prigionia in Vietnam. A Trump contestava proprio la mancanza di quel tipo di rispetto, che invece tributava in diverse occasioni al democratico Barack: ad esempio nel comizio del 2008 quando una elettrice di McCain disse di essere preoccupata dal fatto che Obama fosse arabo, e lì il senatore veterano replicò durissimo, «No, signora. Obama è un onesto cittadino e padre di famiglia con cui non sono d’accordo su temi importanti, ed è solo su questo che si basa la mia campagna». Anche per questo motivo, probabilmente, il discorso funebre di McCain non lo farà un repubblicano, ma proprio l’ex presidente afroamericano. (agg. di Niccolò Magnani)

IL COMMIATO DI OBAMA

John McCain è morto: il Leone del Senato si è arreso all’età di 81 anni dopo una lunga battaglia contro un tumore al cervello. Nelle scorse ore vi avevamo raccontato della volontà del Leone del Senato, così come era ribattezzato negli Stati Uniti d’America, di interrompere le cure. Veterano del Vietnam, sopravvissuto a sei anni di prigionia, è diventato uno dei punti di riferimento del mondo repubblicano. Ad annunciare la sua scomparsa è stata la moglie Cindy. Dopo la lunga battaglia politica, tanto che McCain ha dichiarato di non volerlo al suo funerale, il presidente Donald Trump gli ha reso omaggio su Twitter: “Le mie più profonde condoglianze e rispetto alla famiglia del senatore John McCain”. Molto sentito l’ultimo saluto dell’ex numero uno della Casa Bianca Barak Obama, che lo ha definito “coraggioso” e che ha sottolineato: “con me condivideva la fedeltà a qualcosa di più alto, ovvero gli ideali per cui generazioni di americani e immigrati hanno combattuto, manifestato e fatto sacrifici”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)

“NON VOGLIO TRUMP AL FUNERALE”

Ha alzato bandiera bianca il senatore repubblicano John McCain, ed ha deciso di interrompere le cure contro il cancro al cervello, scoperto solamente pochi mesi fa. Il quasi 82enne uomo politico degli Stati Uniti (li compirà il 29 agosto, mercoledì prossimo), ha deciso di dire stop alle medicine, come comunicato attraverso una nota da parte della famiglia dello stesso: «Ogni ulteriore cura è inutile – si legge – John ha comunque superato ogni aspettativa di sopravvivenza. La malattia prosegue inesorabile con l’avanzare dell’età». Le persone a lui più vicine fanno sapere che il combattente è ormai in fin di vita, e nulla ha potuto contro questa terribile malattia che in pochi mesi l’ha stremato. McCain aveva già parlato pubblicamente di questo male atroce che lo aveva colpito, e nell’occasione aveva espresso una sorta di ultimo desiderio: «Non voglio il presidente Donald Trump al mio funerale». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

“IN FIN DI VITA”

Si sta spegnendo a poco a poco John McCain. L’82enne senatore dell’Arizona, una delle figure di spicco da anni dei Repubblicani, ha deciso di bloccare le cure contro il cancro al cervello diagnosticatogli pochi mesi fa. Vuole combattere a mani nude McCain, conscio che iniettare continuamente il proprio corpo con medicine, non farebbe altro che allungargli l’agonia. Eroe di guerra e candidato a ruolo di presidente degli Stati Uniti pochi anni fa, è ormai vicino alla fine, come riferiscono alcuni famigliari dello stesso, citati dai colleghi dell’edizione online di TgCom24.it. «Con la sua solita forza di volontà – hanno aggiunto – ora ha scelto di interrompere le cure mediche». La sensazione circolante, purtroppo, è che a McCain restino davvero pochi giorni, se non addirittura ore di vita: con lui se ne andrà un pezzo della storia politica e militare americana. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

IL SUO INTERVENTO SULL’OBAMA CARE

Per John McCain gli ultimi anni di politica attiva sono stati comunque vissuti da assoluto protagonista. Soprattutto, nonostante sia stato a sua volta candidato Repubblicano nelle elezioni del 2008 perse contro Barack Obama, McCain ha bloccato con il suo voto decisivo la riforma dell’Obama Care che era stata cavallo di battaglia della campagna elettorale di Trump. La riforma sanitaria di Obama era uno dei punti che Trump avrebbe voluto immediatamente stravolgere una volta giunto alla presidenza, ma la proposta non ha superato la votazione in Senato per un voto, e quel voto era proprio di John McCain, mai tenero nei confronti del personalismo politico di Trump. Di sicuro, finché ha potuto il vecchio leone ha combattuto senza mai risparmiarsi al centro dell’arena della politica americana. (agg. di Fabio Belli)

INTERROTTE LE CURE

John McCain ha interrotto le cure contro il cancro, la forma “grave” e “aggressiva” di tumore al cervello di cui soffre da tempo. Ad annunciarlo è stata in una nota la famiglia del senatore Usa, il Repubblicano dell’Arizona che nel 2008 sfidò – perdendo – Barack Obama e che in questo primo anno e mezzo di amministrazione Trump è stato visto da molti come uno degli ultimi baluardi del Gop tradizionale dopo l’arrivo del ciclone The Donald. Nel comunicato diffuso dai media americani, la famiglia di John McCain afferma:”Il progresso della malattia e l’inesorabile avanzare dell’età rendono il loro verdetto. Con la sua consueta forza di volontà, ha adesso scelto di interrompere le cure mediche“. McCain anche grazie alla sua celeberrima tempra (è un orgoglioso veterano della guerra del Vietnam) ha superato le aspettative di vita previste dai medici ma a quanto pare la malattia sta adesso presentando il suo conto più salato. 

MCCAIN, UN COMUNICATO CHE SA DI ADDIO

Non si può fare a meno di notare la differenza di “tono” tra il comunicato della famiglia di John McCain e le parole pronunciate un anno fa dalla figlia. Come riportato da Il Fatto Quotidiano, all’epoca la figlia Meghan sul suo profilo social era sembrata giurare battaglia al glioblastoma che affliggeva il padre:”È la persona più tosta che io conosca e neanche il nemico più crudele può spezzarlo. Il cancro può colpirlo in molti modi, ma lui non si arrenderà“. Oggi invece la figlia dell’ex candidato alla Casa Bianca usa parole che hanno il sapore del commiato: ci sono i ringraziamenti verso quanti hanno manifestato il loro sostegno alla lotta del padre, verso coloro che hanno pregato e hanno dato la forza di andare avanti durante questo difficile anno. Il 29 agosto John McCain compirà 82 anni: sembra quasi una resa, forse strana per un “guerriero” come lui ma comunque piena di dignità.