Un articolo della storica rivista americana The Atlantic, fondata nel 1857, è stato ripreso dal quotidiano Il Post. Si tratta di una disanima approfondita della situazione attuale in Siria, in particolare della provincia di Idlib, la prima a cadere nelle mani dei ribelli anti Assad e oggi ancora in mano a diverse formazioni anti governative. L’articolo purtroppo pecca di una visione parziale, quella in sostanza “americanista” sulla Siria. Si sa che gli Stati Uniti, grazie alla visione distorta di Barack Obama, hanno sempre sostenuto i gruppi anti Assad, storico alleato di Mosca e dell’Iran, fino a giungere ad armare e rifornire le milizie jihadiste che hanno fatto stragi di civili. Grazie all’intervento russo lo stato islamico che aveva quasi del tutto conquistato il paese, è stato spazzato via, cosa che è costata agli Stati Uniti la sconfitta dal punto di vista politico e militare. In particolare, l’articolo è dedicato alla provincia di Idlib, che dall’arrivo delle forze russe, è la destinazione offerta a tutti gli jihadisti e ai miliziani dell’Isis che si arrendono: qui sono defluiti i combattenti che si sono arresi ad Aleppo, ad esempio.



SIRIA, A IDILIB L’ULTIMA ROCCAFORTE DEI RIBELLI

Una sorta di zona franca, data come compromesso per raggiungere la pace. L’articolo descrive invece tale provincia come “martire”, attaccata e massacrata dalle forze governative e da quelle russe, andando a citare testimonianze di stragi e bombardamenti, cosa tutta da verificare, in quanto il governo di Assad non ha ancora deciso cosa fare con questo territorio. E’ ovvio infatti che in una Siria pacificata non potrà esistere una zona abitata da terroristi e jihadisti, ma al momento le forze russe e governative sono impegnate in altre zone del paese, specie a sud, per liberare le ultime sacche di resistenza dei ribelli. Nella  provincia poi gli stessi gruppi ribelli si combattono tra loro, ed è questo il vero problema della popolazione civile, mentre russi e turchi hanno fatto una sorta di anello di protezione per non permettere all’esercito di Assad di attaccare la zona. Di fatto, saranno proprio Turchia e Siria, si legge nell’articolo, a decidere il futuro di questa regione, con gli Stati Uniti fuori da ogni gioco politico siriano. E’ chiaro che nessuno in Europa vuole accogliere profughi da questa regione che da anni è in mano ai terroristi fondamentalisti, per cui alla popolazione civile rimane solo l’opzione di rimanere qui e di sperare in una forma di concessione di autonomia con il controllo del governo di Assad.



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