Se la riforma in sé non sarebbe stata indolore, tanto che alla fine le proteste di vasti strati della popolazione e dell’opinione pubblica hanno costretto Putin a rivederla un po’ al ribasso, anche la modifica stessa della nuova bozza di legge sulle pensioni in Russia avrà dei costi, e questa volta sul bilancio dello Stato: infatti, a seguito dell’annuncio da parte dello stesso inquilino del Cremlino, il Ministro delle Finanze russo, Anton Siluanov, ha presentato alcune stime, spiegando che “il volume delle nostre risorse finanziarie sarà di oltre 500 miliardi di rubli”; in pratica una somma che sfora la cifra di 6 miliardi di euro e che imporrà al titolare del dicastero delle Finanze, stando alle sue parole in una conferenza stampa, “un chiarimento e nuove proiezioni più accurate sul Fondo Pensione”. (agg. R. G. Flore)
PIU’ PENSIONATI CHE PERSONE ATTIVE NEL 2030
Secondo diversi calcoli statistici, nel 2030 in Russia il numero dei pensionati supererà quello delle persone attive e ovviamente l’impegno finanziario per lo stato sarà enorme. Inevitabile cercare di correre ai ripari, innalzando l’età pensionabile, che resta comunque notevolmente bassa rispetto al resto del mondo. In Russia, poi, dopo i 45/50 anni diventa estremamente difficile trovare lavoro mentre la pensione media di vecchiaia è estremamente bassa, circa 209 dollari al mese. Infine l’aspettativa di vita è tra le più basse: 71,9 anni. Uno dei motivi di ribellione alla riforma pensionistica voluta da Putin è proprio questo, il meno tempo che resterà per godersi il meritato riposo (Agg. Paolo Vites)
RUSSIA, IL CALO DEMOGRAFICO
Un piccolo passo indietro da parte dello Zar, pur avendo ammesso che una riforma sostanziale del sistema è “inevitabile”, e accontentando di fatto l’opinione pubblica sul piede di guerra: Vladimir Putin non si rimangia certo la sua svolta sulle pensioni ma la “attenua”, portando l’età massima per le donne a 60 anni anziché i 63 inizialmente previsti, mentre ha lasciato invariata la soglia a 65 per gli uomini. Ad ogni modo, in quella Russia dove è in vigore il sistema contributivo e il calo demografico (unito a un generale invecchiamento della popolazione) rendono questa riforma non più procrastinabile, anche se a Mosca e dintorni si tratta comunque ancora dell’età pensionabile più bassa tra i vari Paesi che aderiscono all’Ocse e, dato che fa riflettere, si tratta di un livello che non si toccava oramai dai tempi di Stalin, nel 1932, quando c’era l’Unione Sovietica. (agg. di R. G. Flore)
PUTIN ALLENTA LA RIFORMA DOPO LE PROTESTE
Fa un passo indietro il presidente della Russia, Vladimir Putin, in merito alla criticatissima riforma delle pensioni, annunciata durante lo scorso mese di maggio, e che ha fatto perdere il 15% dei consensi allo stesso numero uno russo. Come riferito dai principali organi di informazione online, Putin ha voluto assecondare le richieste del suo popolo, abbassando l’aumento dell’età pensionabile delle donne dai 63 ai 60 anni; invariata invece l’età per gli uomini, che resta fissata a 65 anni. «L’obiettivo – le parole del presidente russo alla televisione – è garantire la stabilità finanziaria del sistema pensionistico per il futuro. Una decisione difficile ma necessaria per la sicurezza del Paese».
LE DONNE ANDAVANO IN PENSIONE A 55 ANNI
La vecchia età pensionabile per le donne era di 55 anni, ed ora sarà quindi portata a 60, ma non più a 63 come stabilito a maggio. Putin è dovuto intervenire in diretta televisiva dopo le accese polemiche degli ultimi mesi nei suoi confronti. Solo il 67% dei russi ha approvato l’operato del numero uno russo, a differenza invece del consenso pari all’80% pre-elezioni. A breve, tra l’altro, si terrà una manifestazione del partito comunista (il prossimo 2 settembre), proprio contro la riforma pensionistica, mentre il 9 settembre toccherà al noto oppositore Alexei Navalny, che sui social ha commentato: «Putin si è spaventato».