Da Jeddah giungono le dichiarazioni della madre di Osama Bin Laden. La settantacinquenne Alia Ghanem ha fatto un ritratto del figlio davanti alle telecamere del quotidiano britannico Guardian. “La mia vita è stata molto difficile perché lui era lontano. Era un bravissimo ragazzo e mi amava così tanto”, spiega. Alia ricorda Osama come una persona buona e non molto intraprendente: “Era un bravo studente fino a quando non ha incontrato delle persone che gli hanno fatto il lavaggio del cervello. Gli dicevo di starne alla larga ma lui non ammetteva di essere coinvolto, anche per non darmi dispiaceri”. Sembra quindi che voglia conservare nella sua mente una sola immagine del figlio Osama, un’immagine positiva. Non dello stesso avviso i fratelli, che durante l’intervista hanno ammesso di vergognarsi delle gesta dell’uomo. (Aggiornamento Jacopo D’Antuono)



“NON SEGUIRE LE ORME DI TUO PADRE”

Lo scoop realizzato dal tabloid britannico The Guardian con la prima intervista assoluta alla madre di Osama Bin Laden ha fatto emergere diversi spunti a livello giornalistico: nel lungo colloquio con Martin Chulov, l’oramai ultrasettantenne signora Alia Ghanem ha parlato di come la sua facoltosa famiglia abbia vissuto i fatti dell’11 settembre e il rapporto con Osama dopo essere diventato il punto di riferimento del jihadismo mondiale, ma ha svelato anche alcuni dettagli dell’adolescenza del figlio e di come sia stato “traviato” all’Università prima di intraprendere il percorso che lo avrebbe portato a diventare il simbolo del terrorismo e della lotta dell’Islam radica agli Stati Uniti. Tuttavia, in un passaggio molto interessante della suddetta intervista, la madre di Osama lancia un appello a suo nipote, Hamza Bin Laden, auspicando che non vi sia stato davvero un passaggio di consegne con il padre defunto per proseguire la sua personale Jihad: “Se Hamza fosse davanti a me gli direi ‘Pensaci due volte prima di ripercorrere i passi di tuo padre’ perché” conclude Alia Ghanem, “stai entrando in zone orribili della tua anima”. (agg. di R. G. Flore)



“L’ULTIMA VOLTA CHE L’ABBIAMO VISTO ERA IL 1999…”

Come era prevedibile, sta facendo molto discutere lo scoop realizzato dal The Guardian che quest’oggi ha pubblicato per la prima volta un lungo articolo nel quale a parlare è Alia Ghanem, madre di Osama Bin Laden. La donna, oramai ultrasettantenne, ha ricevuto infatti dopo 17 anni dai fatti dell’11 settembre il consenso da parte delle autorità saudite di raccontare del suo rapporto con quello che era unanimemente considerato il pericolo numero uno per gli Stati Uniti e svelando dunque anche alcuni aspetti privati di quello che, un tempo, la donna stessa ha definito come un “bravo ragazzo”. Nell’intervista che lei e suo figlio Ahmad hanno rilasciato a Martin Chulov, inviato del tabloid britannico, la signora Ghanem spiega che la sua vita è stata un inferno perché da un certo punto in poi il giovane Osama ha cominciato ad allontanarsi da lei. E in uno dei passaggi della breve chiacchierata col giornalista, la madre di Bin Laden ha rievocato anche l’episodio che, di fatto, ha rappresentato il loro definitivo distacco: “La nostra famiglia ha visto per l’ultima volta Osama in Afghanistan nel 1999”, quando per ben due volte decisero di fargli visita in una località fuori Kandahar. “Era un posto non lontano dall’aeroporto che avevano riconquistato dai russi” ha raccontato Ghanem, aggiungendo che il figlio “era stato molto contento di accoglierci, ci portava in giro tutti i giorni e uccise anche un animale per dare una festa in nostro onore e alla quale invitò tutti”. (agg. di R. G. Flore)



IL FRATELLO, “CI VERGOGNAMMO DI LUI”

Non solo Alia Ghanem, madre di Osama Bin Laden, ma anche l’uomo che lo ha cresciuto dall’età di 3 anni e due fratelli dell’organizzatore degli attentati alle Torri Gemelle, Ahmad e Hassan, sono stati intervistati dal giornalista del Guardian Martin Chulov, esperto di terrorismo e Medio Oriente. Come riportato da Il Post, Hassan ha raccontato:”Sono molto orgoglioso di lui come fratello maggiore. Mi ha insegnato tanto. Ma non penso di essere orgoglioso di lui come uomo”. Significativo il racconto che l’uomo ha dato della reazione dell’intera famiglia Bin Laden subito dopo l’attacco dell’11 settembre che cambiò per sempre la storia del mondo:”Rimasi scioccato, sconvolto. Fu un sentimento molto particolare. Lo sapevamo fin dal principio [che era stato Osama], nelle prime 48 ore. Dal più giovane al più anziano, tutti ci vergognammo di lui. Tutti sapevamo che avremmo dovuto affrontare conseguenze terribili. La nostra famiglia all’estero fece ritorno in Arabia Saudita”. (agg. di Dario D’Angelo)

“OSAMA ERA UN BRAVO RAGAZZO”

Come dicono i napoletani, “ogni scarrafone è bello a mamma soja”: ogni scarafaggio sembra bello a sua madre. Nel senso che la mamma è la mamma e il figlio suo non si tocca, è buono di principio. Ma c’è senz’altro qualcosa di vero nelle parole rilasciate dalla signora Alia Ghanem, mamma di Osama bin Laden, fondatore, leader di al Qaeda e ideatore dell’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre: “Era un bravissimo bambino fino a quando non ha incontrato delle persone che gli hanno fatto il lavaggio del cervello quando era un giovane ventenne”. D’altro canto è la stessa strategia messa in atto da lui e dagli jihadisti in generale che hanno “convertito” al terrorismo tanti ragazzi normali, cresciuti in ambienti familiari sani. Esistono scatti del futuro uomo più ricercato del mondo, ammazzato dalle forze speciali americane il 2 maggio 2011 in Pakistan dove si nascondeva, da ragazzo che lo mostrano con i fratelli e le sorelle, simpaticamente sorridente, uno come tanti insomma.

LA MAMMA DI BIN LADEN

La mamma del terrorista ha rilasciato la sua prima intervista esclusiva al The Guardian inglese grazie a una speciale autorizzazione del governo saudita. La famiglia è infatti saudita, una delle più ricche del paese, e nessuno di loro avrebbe immaginato che il figlio diventasse quello che è diventato. Università tra l’altro frequentata nel Regno Unito, che la dice lunga da dove arrivano gli ispiratori e gli ideatori del fondamentalismo islamico. “Sono state le persone all’università che lo hanno cambiato, è diventato un uomo diverso, gli dicevo sempre di stare lontano da loro, e lui non avrebbe mai ammesso con me quello che stava facendo, perché mi amava così tanto”. A scuola, dice ancora la donna, era molto bravo, gli piaceva studiare: ancora oggi la madre si chiede come possa aver “buttato tutto all’aria così?”. Tra le persone frequentate ai tempi dell’università c’era Abdullah Azzam, membro dei Fratelli musulmani poi diventato suo consigliere spirituale. Un altro figlio, Hassan, però non è d’accordo con la madre: “Lo ha amato cosi tanto e si rifiuta di biasimarlo. Invece, incolpa quelli che stavano accanto a lui. Lei conosce solo il lato del bravo ragazzo, quello che tutti abbiamo visto, non è mai venuta a conoscenza del lato jihadista”.   Tutta la famiglia, dice, quando si seppe di lui si vergognò di quello che era diventato.