E così finalmente la Mani pulite argentina si è ufficialmente aperta: si sapeva da molti anni che il periodo delle Presidenze kirchneriste, dal 2003 al 2015, era stato il più corrotto dell’intera storia del Paese, ma, come in Italia lo scandalo dei colombari nel cimitero di Musocco di Milano aprì ufficialmente la stagione di Di Pietro & Co., in Argentina si sono dovuti attendere gli otto quaderni dove l’ex autista del numero due del Ministro kirchnerista Julio De Vido, Oscar Conteno, ha annotato con precisione svizzera non solo luoghi degli appuntamenti dove venivano distribuite le ingenti tangenti, ma anche il loro ammontare e i nomi dei personaggi che le intascavano.



I lettori del Sussidiario sono informati da anni dell’evolversi della corruzione kirchnerista, che arrivò a tal punto di organizzazione da istituire, in questo Stato nello Stato, la propria unità di misura: il “ladrillo” (mattone) costituito da un chilo di banconote da 500 euro. Il populismo di facciata, insomma, al grido di “Nacional y popular” ha arricchito a dismisura una casta corrotta che soprattutto attraverso sussidi destinati più a mantenere la povertà che a combatterla, aveva gran parte del suo appoggio elettorale.



Ma ora per Macri si apre una pagina importante, proprio nel suo peggior momento, dovuto a una crisi economica frutto anche di madornali errori suoi e del suo entourage, ma soprattutto dell’eredità ricevuta dal passato sistema politico che ha depredato le casse dello Stato. Perché tutto il materiale segnalato nei quaderni costituisce le prove che gli interrogatori dei principali personaggi coinvolti negli scandali, arrestati in gran parte due anni fa, non fornivano per una sorta di mafioso silenzio. Ora ci sono e difatti la catena di arresti, ben 16, succedutasi alla loro scoperta resa possibile da un amico di Conteno, che ha consegnato alla Giustizia i quaderni che quest’ultimo gli aveva passato presagendo l’arresto (successivamente la compagna dell’autista ha provveduto a diffonderne copia alla stampa, facendo esplodere lo scandalo), ha iniziato ad attivare dichiarazioni dei pentiti che, lo ripetiamo, erano l’anello mancante della catena, nonostante la quantità industriale di libri e inchieste giornalistiche avessero già da tempo confermato tutto.



Le confessioni dei pentiti, in massima parte imprenditori, mettono ora in serio pericolo tutto l’ex sistema, ma particolarmente Cristina Fernandez de Kirchner, l’ex Presidente, che finora ha evitato gli arresti solo a causa della sua immunità parlamentare. Che ora rischia di crollare, coinvolgendo con un effetto domino non solo i suoi ex collaboratori, ma anche la sua famiglia.

Come con il Lava Jato in Brasile, che ha portato al momentaneo arresto dell’ex Presidente Lula Da Silva, quest’ulteriore scandalo segna la fine dell’era populista che ha portato al potere in America latina regimi falsamente progressisti che alla fine hanno portato diversi Paesi in crisi senza fine: l’ultimo esempio riguarda il Venezuela, nazione ricchissima (così come le altre d’altronde). Con la sola eccezione di Lula, che però poi ha messo il potere in Brasile nelle mani di Dilma Rousseff che ha vieppiù sviluppato la corruzione che già appariva negli ultimi anni di presidenza dell’ex sindacalista, nei restanti Paesi si è assistito all’istaurazione di regimi falsamente rivoluzionari che, basandosi sull’ideale di Rosseau, hanno alla fine instaurato delle vere dittature mascherate da democrazie, permeate da corruzione e che hanno alla fine istituzionalizzato la povertà. Non è un caso che, con la sola eccezione del Venezuela e della Bolivia (in parte dell’Ecuador), l’America latina abbia deciso di voltare pagina.

Ma l’essere umano cade sempre nei soliti errori e ora tocca a un’Europa stremata da una crisi senza fine sperimentare questa “nuova” via, che ha nel mito dell’”uomo della Provvidenza” a cui si deve fedeltà cieca e assoluta qualcosa che il vecchio Continente ha già assaporato nel secolo scorso.