L’ambasciata italiana ufficialmente non chiude, ma la situazione a Tripoli è talmente critica che una parte del personale è stata evacuata con altri concittadini che lavorano in Libia. «Siamo pronti ad ogni evenienza. Reagiamo in modo flessibile», la cauta spiegazione della Farnesina riportata dal Corriere della Sera. Una nave dell’Eni ieri pomeriggio ha evacuato un considerevole numero di tecnici italiani impiegati a terminali e pozzi, con loro sono stati evacuati anche otto dipendenti dell’ambasciata. «È una misura puramente precauzionale. Allontaniamo temporaneamente il personale non strettamente necessario, che tornerà appena la situazione si sarà calmata», rassicurano alti fonti diplomatiche, come riferito dal quotidiano. L’uso della nave Eni però si è reso indispensabile dopo che i combattimenti si sono minacciosamente avvicinati alla pista dell’aeroporto di Tripoli, che poi è stato chiuso. Alla sede dell’ambasciata restano sei diplomatici, tra cui Nicola Orlando, numero due della missione, e l’addetto agli affari politici, economici e al servizio stampa Steve Forzieri. Carabinieri e uomini dei servizi di sicurezza si occupano di garantire la loro incolumità. (agg. di Silvana Palazzo)



SERRAJ PROCLAMA STATO DI EMERGENZA: ITALIA RISCHIA

Il presidente del Consiglio Libico Nazionale Fayz al Sarraj ha proclamato lo stato di emergenza per gli scontri tra le milizie ribelli e il Governo di Unità Nazionale alle porte di Tripoli: un significato simbolico e strategico per richiamare le luci del mondo sulla situazione libica, con il Governo considerato “ufficiale” attaccato frontalmente dai ribelli islamisti. Come spiega sulla Stampa l’inviato a Beirut Giordano Stabile, «l’Unione europea e Italia stanno cercando di evitare l’escalation, mentre la Shura degli anziani, un organo consultivo, ha formato una “comitato di emergenza” per negoziare fra le parti ed evitare un bagno di sangue». Mentre è letteralmente sparito uno dei generali più importanti dell’esercito di Al Sarraj – Mohammed Al-Haddad, mandato sabato scorso a Misurata per organizzare le forze armate governative, mai più visto e forse ucciso in un agguato – proseguono gli attacchi a distanza per “minare” tutte le poche certezze del Governo di fronte alle tante frange ribelli attorno a Tripoli: la Shura nel frattempo ha rinnovato la necessità assoluta di «raggiungere una soluzione radicale alla questione di tutte le formazioni armate nel Paese per arrivare a un cessate il fuoco duraturo». (agg. di Niccolò Magnani)



CAPO BRIGATA RIBELLE: “PRONTO ASSALTO A TRIPOLI”

Le forze della settima Brigata hanno annunciato nelle passate ore un assalto sul quartiere Abu Salim a Tripoli, in Libia. L’assalto, come riferisce RaiNews, a loro detta dovrebbe avvenire “nelle prossime ore” ed a riferirlo è stato il leader Abdel Rahim al Kani, ai media locali. Lo stesso ha ribadito che la brigata “continuerà a combattere fino a quando le milizie armate non lasceranno la capitale e la sicurezza sara’ ripristinata”. Il loro intento primario non è quello di portare distruzione “ma stiamo avanzando in nome dei cittadini che non riescono a trovare cibo e aspettano giorni in coda per avere lo stipendio, mentre i leader delle milizie si godono il denaro libico”. Intanto ieri a subire uno dei numerosi attacchi è stata anche l’ambasciata d’Italia a Tripoli sfiorata da un colpo di mortaio che si è abbattuto nei pressi di un hotel vicino. Il tutto si è svolto nell’ambito di un clima di tensione e scontri che vanno avanti da ormai sei giorni e che vedono la contrapposizione nella capitale libica di una brigata ribelle ad altre milizie fedeli al premier Fajez al Sarraj. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



ONU CONDANNA LE VIOLENZE

Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, «condanna le continue violenze all’interno e intorno alla capitale della Libia, compresi i bombardamenti indiscriminati usati dai gruppi armati, che uccidono e feriscono i civili, compresi i bambini». Dopo Stati Uniti, Gran Bretagna, Italia e Francia, anche le Nazioni Unite chiedono la fine dei combattimenti. Ieri infatti un colpo sparato da un mortaio ha sfiorato la sede dell’ambasciata italiana. Finora a causa degli scontri scoppiati a sud di Tripoli all’inizio della settimana sono morte circa 40 persone, mentre oltre un centinaio sono i feriti. Guterres in un comunicato ha sollecitato «tutte le parti a cessare immediatamente le ostilità» in Libia e ad attenersi agli accordi di cessate il fuoco. Intanto le forze della Settima Brigata si apprestano a lanciare nelle prossime ore un assalto sul quartiere di Abu Salim a Tripoli. Lo ha annunciato Abdel Rahim Al Kani, leader della Brigata, ai media locali. (agg. di Silvana Palazzo)

COLPO DI MORTAIO DA TRIPOLI: AVVERTIMENTO ALL’ITALIA?

Cresce la tensione in Libia ed in particolare nella zona di Tripoli, dove sono in corso una serie di scontri violenti fra le milizie. Nella giornata di ieri un colpo sparato da un mortaio ha sfiorato la sede dell’ambasciata italiana, cadendo a pochi metri dall’edificio tricolore, e centrando in pieno un hotel. Potrebbe trattarsi di un avvertimento al nostro paese, molto probabilmente in vista delle elezioni che si terranno il prossimo 10 dicembre, e che porteranno per la prima volta dopo anni i libici a scegliere i rappresentanti del proprio governo. Ma le milizie non vogliono sottostare a questa decisione, e stanno cercando di boicottare le elezioni con la guerra e il sangue. A riguardo è intervenuta a La Stampa Mariangela Zappia, ambasciatrice italiana all’Onu, nonché profonda conoscitrice della situazione in Libia: «Se non ci sono le condizioni è difficile tenere il voto – dice – gli eventi degli ultimi giorni mostrano quanto complesso sia il quadro libico. Per fare le elezioni ci vuole un impianto legislativo e un contesto, cioè la sicurezza di chi vota e chi fa campagna. Queste condizioni per ora non mi pare ci siano». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

IL VERO OBIETTIVO DEI COLPI DI MORTAIO

Il missile che ha sfiorato l’ambasciata italiana a Tripoli, in Libia, è stato solo un componente di un “duplice attacco” che ha coinvolto la nostra sede diplomatica e che come altro obiettivo aveva il primo ministro del governo di unità nazionale, l’unico riconosciuto dall’Onu, al-Serraj. Come riportato dall’Agi, a riferirlo è la stampa locale  secondo cui il secondo attacco non ha avuto conseguenze poiché il razzo esploso dalle milizie ha mancato l’ufficio del premier ed ha raggiunto una casa non lontana dall’obiettivo. Gli autori del duplice attentato non sono stati ancora identificati: Agi citando media locali parla delle milizie Kani di Tarhouna (anche note come la “Settima Brigata”) o di quelle milizie con sede nella caserma di Hamzah, situata nella parte occidentale di Tripoli conosciuta come “la strada dell’aeroporto”. (agg. di Dario D’Angelo)

USA, FRANCIA, ITALIA E GB CONDANNANO ESCALATION DI VIOLENZA

Prosegue l’escalation di violenza in Libia. Nella mattinata di oggi un colpo di mortaio si è abbattuto su un albergo situato a poco più di cento metri dall’ambasciata italiana ferendo tre persone. Secondo i media locali il missile, un razzo Grad, era diretto proprio contro la nostra sede diplomatica. Le stesse fonti, inoltre, attribuiscono la paternità dell’attacco alle milizie Kani di Tarhouna, anche note come “Settima Brigata”, ma altri media chiamano in causa le milizie con sede nella caserma di Hamzah che si trova nella parte occidentale di Tripoli. Intanto fanno sentire la loro voce Stati Uniti, Francia, Italia e Gran Bretagna con un documento congiunto delle rispettive ambasciate, pubblicato dal ministero degli Esteri francese, con il quale condannano con preoccupazione l’escalation delle violenze e avvertono le forze coinvolte: i gruppi armati che vogliono minare la stabilità della Libia dovranno renderne conto. (agg. di Silvana Palazzo)

“DOVEVANO COLPIRE NOSTRA SEDE DIPLOMATICA”

Gli scontri fra milizie in Libia mettono a repentaglio la sicurezza del personale dell’ambasciata italiana a Tripoli, “sfiorata” oggi da un colpo di mortaio abbattutosi sull’Hotel Al Waddan, come riferisce il sito Alwasat, ferendo tre persone ma lasciando illeso tutto il personale diplomatico della Farnesina. Ma stando a quanto riportato da Rai News, “i missili di stamani dovevano colpire l’ambasciata dell’Italia”. E questo un altro segnale di come la situazione in Libia sia ogni giorno più pericolosa, con l’ennesimo cessate il fuoco ignorato dalle fazioni che tentano di assicurarsi il potere in una terra che non riesce a trovare pace da ormai troppi anni. In una dichiarazione congiunta, come riportato da La Repubblica, Italia, Francia, Usa e Gb hanno condannato questa escalation di violenze:”Questi tentativi di indebolire le legittime autorità libiche e ostacolare il processo politico in corso non sono accettabili. Chiediamo ai gruppi armati di fermare immediatamente tutte le azioni militari e mettere in guardia coloro che cercano di minare la stabilità, a Tripoli o altrove in Libia, che saranno ritenuti responsabili”. (agg. di Dario D’Angelo)

MILIZIE RIFIUTANO CESSATE IL FUOCO

Paura all’ambasciata italiana a Tripoli, in Libia, dove un colpo di mortaio si è abbattuto su un albergo situato a poco più di cento metri dalla nostra sede diplomatica ferendo tre persone. Fonti Ansa riferiscono che l’ambasciata non ha subito danni e che il personale diplomatico starebbe bene. Ma in Libia sono ore di massima tensione in seguito agli scontri fra milizie che da lunedì hanno provocato un bilancio di 30 morti e 96 feriti. Stando a quanto riferito dal sito Libya’s Observer, la /7a Brigata di Tarhuna, la formazione ribelle protagonista degli scontri degli ultimi giorni, ha respinto il cessate il fuoco annunciato ieri (il terzo concordato) e ha promesso di voler continuare i combattimenti “fino a che non ripulirà Tripoli dalle milizie”, accusate di corruzione. (agg. di Dario D’Angelo)

LIBIA, COLPO DI MORTAIO VICINO AMBASCIATA ITALIA A TRIPOLI

Pericolo nei pressi dell’ambasciata italiana in Libia, a Tripoli: è stato esploso un colpo di mortaio durante gli scontri fra le milizie, che è caduto a trecento metri dall’ambasciata tricolore, colpendo un albergo. Come riferisce l’edizione online de La Stampa, citando il sito Alwasat, si tratta dell’Hotel Al Waddan, e sarebbero tre le persone rimaste ferite dopo il lancio del mortaio. «Un colpo di mortaio si è abbattuto sull’hotel Al-Waddan – riferisce il media libico – facendo tre feriti fra i civili dopo la violazione della tregua, ha annunciato sabato il portavoce del Servizio di soccorso e urgenze, Osama Ali». L’ambasciata italiana, fanno sapere all’agenzia Ansa fonti locali, non avrebbe subito danni e tutto il personale al suo interno sta bene.

39 MORTI E 119 FERITI DOPO GLI SCONTRI

Alwasat aggiunge che è in atto da questa mattina un bombardamento con razzi contro diverse aree, e un obice si è abbattuto nella zona di Ashour senza causare vittime. Anche il sito d’informazione Libya Herald conferma la battaglia in corso, con le autorità libiche che hanno deciso di chiudere l’aeroporto internazionale di Mitiga per le prossime 48 ore, dirottando tutti i voli in arrivo o in partenza sullo scalo di Misurata. Stando a quanto spiegano le autorità locali, 16 razzi sarebbero caduti nelle ultime ore, causando 39 morti e 119 feriti, molti dei quali sarebbero dei civili