Una vera doccia gelata per i sostenitori dell’ex presidente del Brasile, Ignacio Lula: il leader del Partito dei Lavoratori che per la sentenza del Tribunale Supremo Elettorale verdeoro (6 voti contro 1) sarà out alle prossime elezioni presidenziali di ottobre. Una decisione che resterà tale e non consentirà a Lula di riprendere il ruolo che è già stato suo dal 2003 al 2011, a meno che uno dei ricorsi annunciati non verrà accolto. Ma cosa accadrà nel caso in cui Lula dovesse essere messo fuori causa definitivamente? Come riportato da Il Corriere della Sera, il paradosso di questo politico tanto osteggiato e chiacchierato per diversi scandali, è che Lula è ancora il leader più popolare. Se si votasse oggi e potesse correre: Lula risulterebbe certamente il più votato dai brasiliani, secondo tutti i sondaggi. Se i giudici dovessero estrometterlo dalla contesa, ecco che al suo posto si presenterebbe l’attuale candidato vicepresidente Fernando Haddad, ex sindaco di San Paolo, che non è detto però riesca ad intercettare lo stesso consenso di Lula e si dimostri in grado di evitare la vittoria dell’ultra-conservatore Jair Bolsonaro del Partito Social-Liberale. (agg. di Dario D’Angelo)
LA “COLPA” DI DILMA ROUSSEF
L’ex presidente Lula non potrà candidarsi alla guida del Brasile il prossimo 7 ottobre: una sentenza avallata da 6 giudici su 7 del Tribunale Supremo Elettorale (Tse) brasiliano. Come riportato dall’Ansa, Edoardo Fachin, l’unico magistrato pronunciatosi a suo favore, ha spiegato di averlo fatto sulla base della richiesta presentata dal Comitato per i Diritti Umani dell’Onu alle autorità brasiliane, affinché garantissero all’ex presidente il pieno esercizio dei suoi diritti civili, almeno fino a quando non saranno esauriti tutti i ricorsi riguardo alla sua condanna. Secondo Fachin, questa richiesta dell’organismo Onu era vincolante per le autorità brasiliane, ma i suoi sei colleghi hanno ribattuto che le richieste del Comitato per i Diritti Umani lo sarebbero state se solo la presidenza brasiliana avesse promulgato i relativi accordi internazionali, già ratificati dal Parlamento. Cos’è andato storto? Che Dilma Roussef, compagna di partito di Lula eletta dopo di lui alla presidenza, ha dimenticato di farlo. (agg. di Dario D’Angelo)
LA LEGGE DELLA “SCHEDA PULITA” LO METTE FUORI CAUSA
Luiz Inacio Lula da Silva non può essere candidato alla presidenza del Brasile nelle elezioni del prossimo 7 ottobre. Lo ha sancito il Tribunale Supremo Elettorale (Tse) brasiliano, accogliendo le impugnazioni contro la candidatura dell’ex presidente, per 6 voti contro 1. Come riferito dall’Ansa, al termine di una lunga sessione apertasi alle 14.30 e conclusa dopo più di 10 ore, il Tse ha convenuto che non ci sono dubbi rispetto al fatto che Lula debba risultare ineleggibile in base alla cosiddetta “legge della scheda pulita” che vieta ai cittadini condannati in secondo grado da un tribunale collegiale di essere candidati alle elezioni. Ed è proprio questo il caso di Lula, che dallo scorso 7 aprile sta scontando una condanna a 12 anni in primo grado, inflittagli dal magistrato brasiliano diventato il simbolo dell’anti-corruzione, Sergio Moro, e confermata in secondo grado da un tribunale regionale di Porto Alegre. (agg. di Dario D’Angelo)
LA SENTENZA ANTI-LULA
L’ex presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula Da Silva, conosciuto semplicemente come Lula, non potrà candidarsi alle elezioni del prossimo 7 ottobre. A deciderlo, nella serata di ieri, è stato il TSE, il Tribunal Superior Eleitoral, la più alta corte brasiliana che si occupa di questioni elettorali (come anticipato già dal nome), e che ha appunto estromesso Lula dalla corsa alle presidenziali per via della sua precedente condanna a dodici anni di carcere per corruzione e riciclaggio di denaro, condanna che sta scontando in questi mesi. Sette i giudici del TSE che dovevano pronunciarsi sulla questione, e solo uno ha espresso parere favorevole nei confronti dell’ex numero uno del Brasile.
AVVOCATI PRONTI A FARE RICORSO
Lula era stato scelto come candidato presidente del suo partito, il Partito dei lavoratori, un po’ a sorpresa, visto che la legge brasiliana vieta alle persone condannate di potersi presentare alle elezioni. Ma in passato si sono verificate delle eccezioni, con molte persone con condanne che sono riuscite a candidarsi, e di conseguenza il partito dei lavoratori, che ha un consenso altissimo in Brasile, ha deciso di puntare sul suo uomo. Gli avvocati di Lula non sono rimasti impassibili di fronte alla sentenza, ed hanno deciso di fare ricorso, anche perché stando ai sondaggi elettorali l’ex presidente avrebbe il massimo consenso fra i cittadini, pari ad un terzo degli aventi diritto al voto.