L’applicazione dell’articolo 7 approvata ieri dal parlamento europeo contro l’Ungheria, è il secondo caso del genere. Nel dicembre 2007 infatti fu aperto il procedimento anche contro la Polonia: a tutt’oggi si è ancora fermi alla prima fase del procedimento che si sa, prima di diventare operativo, deve superare tre fasi. Cosa che difficilmente potrà mai accadere sia per Polonia che Ungheria perché è necessario ottenere il  consenso del 55% dei Paesi membri della UE con almeno il 65% del totale della popolazione europea, mentre è risaputo che Polonia e Ungheria si spalleggiano a vicenda, e a loro sicuramente si uniranno Slovacchia e, pare quasi sicuro, anche l’Italia. Per la fase due del procedimento, che prevede il meccanismo sanzionatorio, è necessario invece un terzo dei paesi in consiglio o dalla Commissione europea con l’assenso di tutto il parlamento (Agg. Paolo Vites)



LE REAZIONI DEL GOVERNO UNGHERESE

Giungono le reazioni dall’Ungheria a seguito delle condanna del Parlamento Europeo e della conseguente minaccia di sanzioni. Pèter Szíjjártó, ministro degli Esteri magiaro, parla di meschinità nei confronti della propria nazione: «Il voto dell’Europarlamento – le sue parole riportate dall’edizione online de La Repubblica – che raccomanda sanzioni contro di noi è una piccola meschina vendetta e un insulto alla nazione magiara, perché noi abbiamo avuto per primi il coraggio di dire che non vogliamo l’immigrazione. E’ stata una vendetta presa contro di noi – ha proseguito il ministro – perché abbiamo saputo dire e dimostrare che l’immigrazione non è necessaria e che è possibile opporsi all’immigrazione». Secondo Szíjjártó, la condanna all’Ungheria è anche una questione politica ed elettorale in vista delle Europee del prossimo maggio 2019: «Il voto prova la tendenza – ha aggiunto – a coalizioni tra liberali socialisti e popolari europei (Ppe) in vista delle prossime elezioni europee». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



MA BUDAPEST NON RISCHIA

Secondo Judith Sargentini, l’olandese dei Verdi che ha “incastrato” Orban con il suo dossier per ottenere l’attivazione dell’articolo 7, «È stata una votazione storica a favore dello stato di diritto. Voglio che a Budapest torni una democrazia vera». Per Guy Verhofstadt, capogruppo dei Liberaldemocratici (Alde), «affronteremo chiunque voglia distruggere il progetto europeo, questo è il messaggio». Eppure quanto ora rischia il Presidente ungherese è pari ad uno “zero virgola”: il motivo? Lo spiegavamo già ieri in molti aggiornamenti, se il Consiglio europeo confermerà la condanna del Parlamento, l’Ungheria potrebbe perdere il diritto di voto nell’istituzione che riunisce capi di Stato e di governo. Ma tale procedura appare molto complicata e serve ad un certo punto l’unanimità: come spiega Il Giornale, «il Consiglio dovrà prima pronunciarsi a maggioranza dei quattro quinti (per confermare il rischio), poi all’unanimità (per constatare la violazione) e infine a maggioranza qualificata (sulle sanzioni)». Il voto di Polonia, Repubblica Ceca e forse anche Italia potrebbero remare contro Bruxelles rendendo a quel punto “vano” il voto in Parlamento di ieri. 



L’ANALISI DI CESA

Ungheria e Viktor Orban, ecco le sanzioni: è arrivato il via libera dell’Europarlamento per la condanna del governo di Budapest per “violazioni dei diritti fondamentali dell’Ue”. E, sottolinea Huffington Post, dietro a questo risultato a sorpresa ci sarebbe Angela Merkel, abile a portare il Ppe contro Orban. Tra i Popolari infatti solo Forza Italia si è schierata al fianco del presidente ungherese. Una condanna arrivata grazie ai voti del Ppe, dei socialisti, dei liberali e del Movimento 5 Stelle. E si intravede il futuro dell’Ue: Merkel insieme a Macron in un’alleanza anti-populista, un asse franco-tedesco per le Elezioni del 2019. Sul punto è intervenuto Lorenzo Cesa, con l’esponente dell’Udc e capo delegazione al Parlamento europeo (Ppe) che ha sottolineato a Formiche: “Ognuno ha votato secondo la propria coscienza. Non credo che le sanzioni europee contro Orban comporteranno qualche effetto. Lui ha esagerato, è vero, e glielo abbiamo detto, ma si è impegnato anche a rimediare, a dare garanzie”. Possibile assist per la campagna elettorale in vista delle Europee? “I sovranisti certamente la sfrutteranno, ma non credo che Orban avrà interesse di abbandonare il Ppe. C’è chi ha votato a favore delle sanzioni, ma chi come me ha votato contro”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)

TUTTE LE LEGGI SOTTO ACCUSA

Spaccato il Ppe, diviso il Governo italiano e aumentato ancora di più il divario tra i Paesi di Visegrad e il resto dell’Europa: la decisione e votazione dell’EuroParlamento porta numerose conseguenze, al netto delle tante leggi messe sotto accusa dell’ordinamento ungherese (migranti, rifugiati, media e attacchi ai giudici, giusto per citare i principali). Secondo il leghista e Presidente Friuli Venezia Giulia Massimo Fedriga «Credo che l’Europa abbia negato se stessa con il voto che è stato fatto. Ricordo che il trattato di Schengen dice che i Paesi di confine devono controllare edifendere i confini europei. Orban è stato sanzionato perché rispetta un trattato europeo», spiega a Radio1 l’ex eurodeputato del Carroccio. Visegrad ora punta tutto al voto in Consiglio Ue dove serve l’unanimità per condannare effettivamente Orban e aprire così la procedura dell’articolo 7, mentre Francia, Germania e gli altri fedeli a Bruxelles sperano di convincere i 4/5 dei leader europei a votare contro Orban, ovvero contro il progetto anti-europeista. 

BUDAPEST: “DA UE VENDETTA MESCHINA”

Con la sua condanna, l’Europarlamento ha di fatto dato il via libera all’attivazione dell’articolo 7 per le possibili sanzioni contro l’Ungheria di Orban. Sono stati ben 448 i voti a favore, mentre 197 quelli contrari; 48 hanno preferito astenersi per un totale di voti pare a 693. A questo punto si resta in attesa della decisione finale del Consiglio europeo ma la reazione dell’Ungheria non si è fatta di certo attendere. Il primo a tuonare duramente contro la decisione dell’Europarlamento è stato il il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto. Come spiega TgCom24, nell’ambito di una conferenza stampa che ha fatto seguito alla notizia relativa alla decisione del Parlamento Ue di votare a favore delle sanzioni a carico del Paese di Orban, il ministro ha commentato duramente: “La decisione del Parlamento europeo di adottare il rapporto Sargentini non è altro che una vendetta meschina dei politici pro-immigrazione, vendetta perché noi abbiamo provato che l’immigrazione può essere fermata”. Il M5s è stato il solo, all’interno del suo gruppo, a votare in favore delle sanzioni all’Ungheria. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

JUNCKER “ART 7 VA APPLICATO SE STATO DI DIRITTO È IN PERICOLO”

L’europarlamento si è espresso poco dopo le 13.00 di oggi sul caso Orban decidendo per l’avvio di una procedura contro l’Ungheria ed aprendo così la strada a nuove sanzioni nei confronti del Paese. L’applicazione delle suddette sanzioni, tuttavia, non sarà così immediata come si era immaginato. Ora infatti, l’ultima parola spetterà con Consiglio che dovrà valutare la situazione: dovrà votare la maggioranza dei 4/5dei paesi membri confermando la presenza di un “chiaro rischio di una seria violazione”. A commentare la decisione presa nel primo pomeriggio di oggi è stata l’eurodeputata dei Verdi Judith Sargentini che ha definito “storica” la votazione del Parlamento. “Un un segnale positivo di questo parlamento che si assume responsabilità e agisce”, ha aggiunto, chiedendo al tempo stesso un intervento immediato ai governi in merito alla situazione in Ungheria. Poco prima della decisione, come spiega Corriere.it, sul caso Orban si era espresso anche Juncker, presidente della Commissione Ue. Pur senza citando direttamente aveva commentato: “L’Europa sarà sempre a favore dello stato di diritto. L’articolo 7 va applicato lì dove lo stato di diritto è in pericolo”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

M5S E PD FAVOREVOLI “GOVERNO VIOLA VALORI UE”

Il Parlamento europeo si è espresso in merito alla procedura contro l’Ungheria per violazione delle norme sullo Stato di diritto nella gestione dell’immigrazione con la chiusura dei confini, con la condanna a Orban. L’ultima parola ora spetterà ai leader europei che dovranno decidere se comminare o meno le sanzioni a Viktor Orban. Se la Lega si è detta contraria alle sanzioni, non sarebbero invece dello stesso parere M5s e Pd, che invece si sono detti più che favorevoli. “La risoluzione che abbiamo approvato oggi al Parlamento Europeo non è diretta al popolo ungherese a cui va tutto il nostro sostegno e la nostra amicizia, ma all’operato del governo di Viktor Orban che viola sistematicamente i valori su cui si fonda l’Unione Europea””, ha spiegato la Kyenge. “Un governo che da anni mette a repentaglio il funzionamento del sistema costituzionale e giudiziario, che favorisce la corruzione, che viola la libertà di espressione, che nega i diritti di rifugiati, migranti, afro discendenti”, ha aggiunto. No alle sanzioni contro l’Ungheria, invece, da parte di Forza Italia che ha commentato quanto accaduto “una pessima notizia”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

LEGA “IL PROSSIMO È SALVINI?”

Iniziano ad arrivare le prime reazioni politiche in merito alla condanna dell’Ungheria per “grave minaccia allo Stato di diritto, alla democrazia e ai diritti fondamentali in uno Stato membro”. Il parlamento dell’Unione Europea si riuniva oggi per esprimersi sulla posizione ungherese, e fra coloro che da sempre si erano schierati contro le sanzioni nei confronti di Orban vi era la Lega, storica amica del premier magiaro. La decisione dell’UE di sanzionare Orban ha fatto andare su tutte le furie Mara Bizzotto, capogruppo del Carroccio a Bruxelles, che ha commentato così la sentenza: «Le sanzioni contro Orban e l’Ungheria votate dal Parlamento Europeo sono una pagina bruttissima per la democrazia e l’intera Europa. Orban è vittima di uno squallido agguato politico orchestrato dalla sinistra filo immigrati e dalle lobby di potere della Ue». Quindi la Bizzotto ha aggiunto e concluso: «Il voto di oggi crea un precedente pericolosissimo. Dopo l’Ungheria di Orbán e la Polonia di Kaczynski e Morawiecki, nei prossimi mesi la sinistra e la Ue metteranno nel mirino anche l’Italia, il nostro governo e il nostro leader Matteo Salvini. Non so se gli amici 5 stelle abbiano compreso questo rischio». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

CONDANNA PER ORBAN E L’UNGHERIA

Il presidente dell’Ungheria Viktor Orban è stato condannato dal Parlamento Ue: la notizia di pochi minuti fa vede dunque approvate le sanzioni contro il Governo ungherese per la violazione dell’articolo 7 (qui sotto tutti i dettagli, ndr) sul fronte migranti, diritti dei rifugiati, minoranze, parità di genere, diritto alla privacy e costituzione “modificata”. Questi sono solo alcuni dei punti sollevati dall’ampio rapporto (distribuito in 12 punti) della deputata verde olandese Judith Sargentini, presentato davanti alla Commissione Affari Interni dell’Europarlamento di Strasburgo: con il voto di pochi minuti fa, nonostante la difesa (quantomeno formale) della sua compagine, il Partito Popolare Europeo, di fatto ora si consegna la decisione ai leader Ue. Tradotto il tutto, si apre la procedura contro Budapest per violazione delle norme sullo stato di diritto: l’assemblea riunita davanti al Presidente Antonio Tajani (che non ha votato, ndr) ha approvato il testo della Argentini con 448 voti a favore, 197 contrari e 48 astenuti. Per attivare la procedura dell’articolo 7, che potrebbe portare a sanzioni nella sua fase più evoluta, «era necessaria una maggioranza dei due terzi dei voti espressi, oltre alla maggioranza assoluta dei deputati europei».

COSA DICE L’ARTICOLO 7

E ora, dopo la vittoria del Pse e degli anti-populisti, cosa succederà all’Ungheria e agli altri Paesi membri? Le possibili conseguenze formali sono note, visto che sono stabilite dall’articolo 7 e 2 della Costituzione europea, mentre sono i possibili effetti politici che ancora non è dato sapere come interverranno nella già delicata vicenda europea sul fronte migranti a pochi mesi dalle Elezioni Europee (primavera 2019). «Su proposta motivata di un terzo degli Stati membri, del Parlamento europeo o della Commissione europea, il Consiglio… può constatare che esiste unevidente rischio di violazione grave da parte di uno Stato membro dei valori di cui all’articolo 2», recita l’art 7, riferendosi ai valori di «dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini». Italia divisa sul voto, con M5s che ha votato contro Orban e la Lega di Salvini che ha invece votato a favore del leader di Budapest: il livello dello scontro sale sempre di più in Ue anche se nel nostro Governo, per ora, di grossi strappi non si sono avvertiti (almeno prima della condanna di Orban). Ora la parola passa al Consiglio europeo, ovvero ai capi di Stato e di governo dell’Unione.