Dopo le dure parole di Viktor Orban da Budapest – e dopo l’asse di nuovo confermata con Matteo Salvini – l’Alto Commissario Onu per i Rifugiati (UNHCR) Filippo Grandi avverte la comunità europea dei rischi, non solo sul fronte migranti, di politiche del genere. «Ho rivolto un’esortazione a tutti perché il linguaggio della politica non crei spazi per atteggiamenti a sfondo razzista. Io non accuso nessuno ma il linguaggio della politica è diventato molto aggressivo, non solo in Italia, e può dare spazio a tendenze latenti nella società, a trasferire tensioni sui migranti e sui rifugiati». Elena Donazzan invece, assessore regionale Veneto di Forza Italia si fa portavoce delle posizioni moderate nel centrodestra avvertendo dei rischi di spaccare il PPE in vista delle prossime Elezioni Europee: «Vorrei ricordare che l’Italia e l’Ungheria sono legate a doppio mandato dall’alta presenza di nostri imprenditori, non per delocalizzare la produzione ma per internazionalizzarla. Per questo mi aspetto che il Governo italiano si unisca a quello polacco contro queste ipotetiche ed insensate sanzioni. ? il momento di essere uniti e solidali, perche l’UE non puo sostituirsi ad un Popolo ed al suo Governo legittimamente eletto: sarebbe un precedente grave, che rischia di minare le basi democratiche dell’Istituzione e buttare al vento un lavoro inclusivo che dura da decenni».
ORBAN VEDRÀ PUTIN IL 18/9
Il Premier ungherese il prossimo 18 settembre volerà al Cremlino dall’amico e alleato Vladimir Putin: la notizia arriva nello stesso giorno in cui il n.1 di Budapest “minaccia” le istituzioni europee che a breve saranno spazzate via dalla nuova Europa di Visegrad, di Marine Le Pen e Matteo Salvini. «Il 18 settembre a Mosca ci saranno i colloqui tra il presidente russo Vladimir Putin e il primo ministro ungherese Viktor Orban, in visita ufficiale in Russia. Verranno discusse le tematiche più importanti per l’ulteriore sviluppo della cooperazione russo-ungherese, nonché le questioni internazionali di attualità», spiega il comunicato del Cremlino uscito nelle scorse ore. Tornando ai nostri confini, l’evoluzione delle parole di Salvini a favore di Orban porta alle fortissime critiche delle opposizioni di centrosinistra: Roberto Speranza, tra i fondatori e coordinatori di Articolo 21-Mdp nonché membro di Liberi Uguali, attacca il Ministro degli Interni «L’Italia è un grande Paese. Non serve a nulla mettersi a litigare col Lussemburgo. Se Salvini vuol risolvere qualche problema se la prenda con Orban e i suoi amici che bloccano ogni ricollocamento e non con altri».
GARDINI: “PPE NELLA TRAPPOLA DELLA SINISTRA”
Viktor Orban può contare sul sostegno di Matteo Salvini dopo le sanzioni dell’Ue nei confronti dell’Ungheria. Il leader di Budapest ha trovato appoggio anche in Forza Italia, con lui all’interno del Ppe, e sulla vicenda è intervenuta ad Affari italiani la capodelegazione di Forza Italia al Parlamento europeo Elisabetta Gardini: “Noi di Forza Italia abbiamo votato compattamente no alle sanzioni nei confronti dell’Ungheria perché non abbiamo ravvisato le condizioni per procedere. Ma c’é di più. Il fatto che Orban abbia alcune posizioni che vengono certificate dal voto che ottiene alle urne dovrebbero far capire che in Europa non si puó stare con il ditino puntato a dare i voti, come piace alla sinistra, ma che bisogna ascoltare di più i cittadini”. E sottolinea sul Ppe spaccato sul voto: “Siamo caduti nella trappola della sinistra che ha sventolato lo spauracchio della violazione dello stato di diritto in Ungheria. Sottolineo però come FI abbia votato in maniera uguale alla Lega, con cui governa in tante Regioni, mentre il Movimento 5 Stelle, alleato di governo, ha votato in maniera opposta”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
ORBAN: “COMMISSIONE E PARLAMENTO UE HANNO GIORNI CONTATI”
A pochi giorni dal voto storico in Parlamento Ue contro le politiche “sospette” di Viktor Orban, il Presidente dell’Ungheria torna a commentare quanto stabilito dall’Unione Europea (nei fatti, l’attivazione dell’articolo 7 della Costituzione che però dovrà essere vagliata e ratificata dal Consiglio Ue): e lo fa con un tono e una calma a dir poco “serafica”. «I giorni di questo Parlamento e della Commissione Ue sono ormai contati. Spero che nel Parlamento eletto in futuro non ci sia una maggioranza pro-migranti», spiega Orban nel suo primissimo intervento pubblico dopo le sanzioni “aperte” contro l’Ungheria per «violazioni dello stato di diritto». Da un lato si dimostra molto tranquillo in merito alle possibili conseguenze – confida infatti nella unanimità dei voti in Consiglio Ue, ovvero con gli altri leader europei, che pare assai difficile – dall’altro rilancia sul prossimo appuntamento elettorale del 2019, autentico crocevia della prossima Europa. «L’hanno fatto solo per indebolire il nostro Paese, che lotta contro l’immigrazione. Non potendo costringere l’Ungheria ad aprire i confini vogliono toglierci il diritto alla difesa dei confini. Dovremmo semplicemente consegnargli la chiave della porta», attacca ancora Orban.
SALVINI DIFENDE ORBAN: “GOVERNEREMO INSIEME L’UE”
Ricordiamo che Orban, allo stato attuale, rappresenta col proprio partito il Partito Popolare Ue in Ungheria e che dunque per ribaltare nei prossimi mesi l’ordine europeo alle Elezioni forse dovrà avvenire una mini scissione all’interno del PPE che tra l’altro l’altro giorno a Strasburgo ha votato “separato” sul caso-Orban. Chi di sicuro ha già scelto da che parte stare è il Ministro degli Interni italiano Matteo Salvini che oggi – proprio nella conferenza di Vienna con tutti i Ministri Interni Ue convocata sul nodo dell’immigrazione e della sicurezza – ha rilanciato «Penso che le sanzioni contro il popolo e il governo ungherese siano una follia, un atto politico di quell’Europa morente di sinistra che non si rassegna al cambiamento. Abbiamo dato tutto il nostro sostegno al popolo ungherese e sono convinto che tra qualche mese ci troveremo a governare l’Europa in compagnia di Viktor Orban». Non solo, per la Lega il prossimo obiettivo è – proprio come il premier ungherese – già fissato: «cambiare l’Europa escludendo i socialisti. Vogliamo cambiare la storia di questo continente».