In un momento storico in cui l’economia globale deve affrontare la sfida del protezionismo, il leader cinese Xi Jinping ha riunito a Pechino i leader di 53 nazioni africane per il FOCAC (Forum On China-Africa Cooperation). La strategia cinese è semplice: espandere i suoi tentacoli economico-finanziari in tutti i Paesi del mondo, dove un suo investimento permetterà un’espansione più che proporzionale dei propri prodotti.



Il centro di tale progetto è basato sulle infrastrutture, ovvero la costruzione di linee ferroviarie in espansione continua verso nuovi Paesi nel mondo in unione a porti e scali marittimi in alternativa e/o attuazione del commercio su rotaia. Non per niente la Cina sta integrando e ampliando in tutto il continente africano quello che è stato e che peraltro continua a essere l’espansione nel continente europeo, ovvero il progetto della “Nuova Via della Seta”, fatto che implica rotte commerciali, sia marine che terrestri, che dalla Cina viaggiano verso occidente. Ecco, allora, l’apertura sistematica e continua di cantieri in tutto il territorio africano, dal porto di Djibouti alla ferrovia tra Mombasa e Nairobi.



Tornando, nel dettaglio, ai 53 leader delle nazioni africane, la Cina ha concretizzato un’offerta di altri 60 miliardi di dollari di aiuti dopo i 60 già spesi o in via di spesa investiti dal 2015. Si rileva una frase del leader Xi che la dice lunga su questo progetto : “…costruiremo insieme una comunità dal destino condiviso tra Cina e Africa…”.

È importante analizzare nel dettaglio l’investimento cinese, al fine di capire come con una mano i cinesi sponsorizzano la crescita e l’economia dei Paesi africani e con l’altra richiedono l’acquisto, da parte degli stessi, di prodotti finiti di provenienza esclusivamente cinese. Nel dettaglio: 15 miliardi di dollari in prestiti “free”, ovvero senza interessi a debito; 10 miliardi nel nuovo fondo speciale creato per lo sviluppo; 20 miliardi in linee di credito ad aziende locali, previa una due diligence posta in essere dal governo cinese sulle imprese africane richiedenti tale finanziamento; 5 miliardi specificatamente concessi per sostenere l’acquisto da imprese e governi africani delle merci di importazione cinesi.



Inoltre il governo cinese incoraggerà con particolari incentivi economici, fiscali e commerciali le società cinesi che vorranno investire direttamente nei territori africani, un’operazione che avverrà tramite la creazione di un fondo ad hoc di 10 miliardi di dollari per i prossimi 10 anni.

Punto focale del Forum è stata anche la richiesta da parte africana di un aiuto attinente il debito pregresso, che altrimenti rischierebbe di soffocare queste economie in via di sviluppo. Su questa richiesta Xi, con una risposta politica forte, ha indicato che questi progetti finanziari cinesi inerenti alla creazione di nuove infrastrutture in terra africana sono una necessità e un’opportunità per tutti, visto che l’Occidente si è da tempo ritirato, ciò anche a causa del disinteresse degli Stati Uniti di Donald Trump e dell’Europa tutta.

Da parte dei Paesi africani questa nuova opportunità fornita dall’investimento cinese viene vista anche come la creazione di nuovi posti di lavoro. Conseguentemente a ciò, vi è un interesse diretto da parte anche della Ue, dei Paesi con i confini rivolti verso il Mediterraneo, perché la creazione di nuovi posti di lavori nel continente africano permetterebbe di diminuire e col tempo arrestare l’esodo di migranti per motivi economici.

Un ultimo accenno merita il fatto che, in tal modo, la Cina riuscirà ad accaparrarsi l’importazione di tutte le materie prime africane, contraccambiandole con prodotti finiti dell’industria cinese, tra cui, visto l’enorme numero di persone necessitanti, vi sarà il vestiario iper economico che oramai da anni è conosciuto, importato e indossato in tutto il mondo.

E per quanto riguarda il nostro Paese? Potrebbe esserci un’espansione delle cooperazioni italiane nella creazione di infrastrutture soprattutto nell’ambito dell’iniziativa Belt & Road, ovvero la continuazione della costruzione del progetto “Nuova Via della Seta”.