Continuano a prevalere ipocrisia e calcoli. Il vertice Ue di Salisburgo per la parte sui migranti (si è parlato anche di Brexit) non ha prodotto risultati apprezzabili e ha rimandato le decisioni da prendere al 16 ottobre. “Se l’Europa vuole esprimere una politica in materia di immigrazione mette a punto una strategia e rivede il regolamento di Dublino” ha detto il presidente del Consiglio Conte. Bocciata, nella sostanza, l’ipotesi della compravendita di immigrati (accettazione di quote in cambio di un contributo economico, via Unione Europea, versato dai paesi che non accolgono) e dubbi sul potenziamento di Frontex a salvaguardia delle frontiere esterne. “Le istituzioni europee usano il tema migratorio per favorire le forze politiche che garantiscono la continuità del loro status quo tecnocratico”, dice Paolo Quercia, fondatore e direttore del Center for Near Abroad Strategic Studies.



A Salisburgo Conte ha pensato bene di fare marcia indietro sul contributo economico da parte dei paesi che chiudono ai paesi che accolgono. Cosa pensa della proposta Junker?

L’idea dello scambio migranti-contributo economico è proprio bizzarra. Davvero non se ne capisce il senso o la logica. O l’Europa riesce a dotarsi di un’unica politica migratoria e allora tutti gli Stati collaborano alla sua realizzazione senza eccezione. O si lasciano i singoli Paesi membri avere una propria polita migratoria, che può anche voler dire non voler ricevere migranti o volerne riceverne di meno di quanti vogliono entrarvi. Ma multare chi non accetta i migranti è davvero il simbolo di un’Europa che ha perso i suoi valori. Oltre tutto mi pare un’idea profondamente sbagliata, perché basata sull’assunto che i migranti sono un costo e non un beneficio, costo che viene addirittura quantificato economicamente.  



Ci hanno raccontato che l’Europa poteva fondarsi solo sul rispetto dei diritti. Però il dossier migratorio dimostra che i diritti sono subordinati agli interessi politici e ai calcoli elettorali. L’importante è non darlo a vedere.

E’ così. Ma ripeto, è il dibattito di un’Europa allo sbaraglio, che usa il tema dei diritti in maniera così ipocrita che ormai i cittadini europei stanno diventando insensibili a questi argomenti. Che piega il diritto dove e come serve, per coprire i propri fallimenti in politica estera o nel controllo delle frontiere esterne dell’Unione. O sempre più spesso per ricattare moralmente altri paesi costringendoli a fare da argine alle ondate migratorie incontrollate. Ma sono discorsi che prescindono dall’Europa. 



Che cosa intende?

Prenda il discorso d’insediamento della Bachelet, il nuovo Alto rappresentante dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite.

L’Italia si merita gli ispettori?

Aspetti. Mano leggera su Chavez ed il governo del Venezuela, i cui fallimenti hanno costretto oltre due milioni di persone alla fuga dal Paese. Silenzio sui tanti dittatori africani le cui politiche sanguinarie producono anch’essi milioni di migranti. Silenzio sulle violenze e gli sfruttamenti che avvengono contro i migranti in transito in quasi tutti i Paesi dell’Africa. Poi linea dura contro Austria e Italia, che si meritano gli ispettori, ma nessuna parola contro le politiche di chiusura dei porti di Malta o della Spagna, che ben prima dell’Ungheria ha costruito i suoi muri e da anni applica respingimenti in mare. 

Perché questa doppia morale applicata alla politica?

Stiamo entrando nel campo del cosiddetto Lawfare, una forma di conflitto che usa gli strumenti ed i sistemi legali contro un nemico. Purtroppo la vera vittima di tutto ciò sarà proprio il diritto. E i veri soggetti deboli che esso era chiamato a proteggere. 

Sul dossier migratorio è meglio una cattiva soluzione subito oppure una non-soluzione e un arrivederci alla data che conta, il 16 ottobre?

Credo che la soluzione non si troverà né subito né nelle date che contano. Quando non si ragiona in termini di politiche e di realismo, ma in termini di “bene” contro il “male”, di buoni contro cattivi, vuol dire in primo luogo che mancano le capacità per creare le soluzioni necessarie e si usano le grandi categorie etiche per nascondere questo colossale fallimento.  

A Salisburgo c’era malcontento verso l’Italia e chi “usa i migranti per ottenere vantaggi elettorali”, parole di Tusk. Poi però lo stesso presidente del Consiglio europeo ha rilevato soddisfatto che “il numero di migranti irregolari è passato da quasi 2 milioni nel 2015 a meno di 100mila quest’anno”.

Tutti, davvero tutti, usano le questioni migratorie per ottenere vantaggi politici interni e vantaggi geopolitici contro gli altri Paesi europei. Sia chi vuole contenere i flussi migratori che chi li vuole indiscriminatamente. Anche le istituzioni europee usano il tema migratorio per favorire le forze politiche che garantiscono la continuità del loro status quo tecnocratico. Anzi, sono proprio le elezioni europee del prossimo anno la principale fonte di politicizzazione del dossier migratorio. 

Vale solo per l’Italia?

Tutt’altro. Da questo punto di vista l’Italia mi sembra la più lontana da processi elettorali. Anche se è vero che i nostri partiti politici sono in campagna elettorale permanente, sempre attenti a distogliere con le chiacchiere gli elettorati da quello che non riescono a combinare. 

Come giudica la proposta di rinforzare Frontex e di usarlo per tutelare le frontiere esterne? 10mila uomini e 10 mld di investimento entro il 2020. Una proposta costosissima che a detta di Vienna non piace ai Paesi del Sud Europa, perché li costringerebbe a fare i conti con le regole europee. Ovvero a redistribuire solo i richiedenti asilo e non gli irregolari o i migranti economici. 

Per quello che ne so è una proposta ancora non chiara. Di quali frontiere parliamo? Terrestri o marittime? Se sono marittime e si schierano le forze a fare i salvataggi in mare per noi poco cambia, magari avremo un caso Diciotti con una nave irlandese. Bella soddisfazione. Se già c’è un problema di coordinamento tra i nostri dicasteri, figuriamoci cosa può accadere tra le nostre forze di controllo dei confini e quelle dell’Ue. E quale sarebbe la politica migratoria che dovrebbero applicare? Le loro regole di ingaggio? Chi le deciderebbe? 

Quindi?

Io penso che prima l’Unione Europea debba decidere il proprio obiettivo strategico di politica migratoria e poi eventualmente supportare gli Stati membri, su loro richiesta, con uomini e mezzi. Ma sopratutto, siamo poi sicuri che ha senso spendere così 10 miliardi di euro? 

E’ stata la stessa obiezione di Conte.

Sono tanti soldi. Più di quelli che l’Europa spende per la sua politica estera globale. Con la metà è stata chiusa la rotta balcanica pagando il governo turco. Quante cose si possono fare con 10 miliardi in Libia, ad esempio? Probabilmente si riuscirebbe a trasformare una parte del Paese in un luogo di sbarco sicuro e a ricostruire un Paese minimamente funzionante, dotarlo di una guardia costiera, combattere i trafficanti. Il problema è che chiaramente in Europa c’è chi questo risultato non lo vuole favorire. Anzi l’ostacola. 

Tornando a Frontex?

Frontex può essere utile solo se proiettata fuori dai confini dell’Unione Europea, in territorio africano, per assistere quegli Stati a controllare — e con standard europei — i loro confini. Non capisco perché se l’Ue manda i suoi soldati in missioni militari all’estero non può mandare anche le proprie guardie di frontiera. 

Nel frattempo l‘idea di una redistribuzione obbligatoria è tramontata. Cosa ne pensa?

Quella della distribuzione obbligatoria è un idea ancora peggiore di quella “o prendi i migranti o paghi”, anche se sono strettamente imparentate. Faccio solo un’osservazione. Ridistribuzione obbligatoria per gli Stati vuol dire obbligatoria anche per i migranti? I migranti cioè, sarebbero costretti a restare lì forzosamente o potrebbero allontanarsi? E secondo lei i migranti eritrei o nigeriani che sbarcano in Italia e che verrebbero poi forzosamente mandati in Polonia, sono d’accordo a restare in qualche ridente località della Pomerania sul Mar Baltico? O se ne infischierebbero delle quote e se ne andrebbero dove vorrebbero in giro per l’Europa? Ed i Paesi riluttanti ad accoglierli ma forzosamente obbligati a farlo, dovrebbero poi anche forzosamente impedire loro di fuggire? O dovrebbe farlo l’Unione Europea? È un’idea assolutamente ridicola ed impraticabile, oltre che ingiusta per i migranti e per i Paesi obbligati a riceverli.  

L’anima interna a M5s che fa capo a Roberto Fico vorrebbe dire no alle misure contenute nel decreto legge di Salvini sull’immigrazione perché troppo restrittive. Lo stesso Salvini avrebbe avuto su questo punto rassicurazioni da Berlusconi. Questo non lascia presagire buoni sviluppi. Come commenta?

È normale che sia così. Ma credo che la linea di Fico sia molto minoritaria all’interno dei 5 Stelle. Anche in Germania vi sono spaccature notevoli non solo tra socialisti e Cdu e tra Cdu e Csu, ma all’interno della stessa Cdu, tra una componente più pro immigrazione ed una componente più contraria. Le spaccature su questo tema sono inevitabili e fanno parte della democrazia. La differenza con l’Italia è che quello è un Paese con un chiaro senso dell’interesse nazionale e che ha prodotto un documento strategico molto chiaro sull’immigrazione e la politica dei rifugiati denominato Migration Master Plan. In Italia qualche litigio in meno e qualche documento strategico in più, quantomeno per iniziare, aiuterebbe.

(Federico Ferraù)