Uno spiraglio per gli europei del Regno Unito e del resto del continente che ancora non si sono rassegnati all’idea di veder uscire la Gran Bretagna dall’Europa esiste ancora. L’ipotesi di un secondo referendum dopo l’apertura del leader Laburista Jeremy Corbyn non è infatti da scartare. Ma a pochi mesi dal 29 marzo 2019, la data in cui dovrebbe scattare ufficialmente l’addio tra UK ed UE, il governo di Theresa May ha annunciato un’importante decisione in tema di lavoro che interesserà da vicino tutti i cittadini europei che lavorano in Gran Bretagna o che hanno intenzione di trasferirsi per cercare occupazione. Come riportato da Il Sole 24 Ore, l’esecutivo conservatore ha stabilito che al pari dei cittadini indiani, cinesi, neozelandesi o di qualsiasi altro Paese al mondo, anche i cittadini Ue dovranno ottenere il visto per entrare in Gran Bretagna. Il nuovo sistema si baserà non sulla nazionalità, bensì sulle qualifiche delle persone, nel senso che i visti e permessi di lavoro verranno concessi in base alle necessità del mercato del lavoro senza “privilegi” per chi viene dall’Europa.



BREXIT, COSA CAMBIA PER CHI LAVORA GIA’ IN GRAN BRETAGNA

Chi lavora da tempo in Gran Bretagna non ha nulla da temere: secondo le nuove regole sull’immigrazione i cittadini Ue già residenti da tempo nel Regno Unito avranno il diritto di ottenere il “settled status” o residenza permanente. Vuol dire che queste persone potranno continuare a vivere, studiare o lavorare nel Regno Unito anche con i loro stretti familiari. Come riferito da Il Sole 24 Ore, May ha di fatto dato seguito ad una delle promesse pronunciate nei giorni scorsi, quando ha annunciato di voler fare una concessione unilaterale ai cittadini Ue, senza chiedere cioè nulla in cambio, indipendentemente dall’esito delle negoziazioni con Bruxelles:”Siete i nostri amici, i nostri vicini, i nostri colleghi. Vogliamo che restiate“, ha dichiarato la premier dopo il difficile vertice di Salisburgo. Il Governo a breve comunicherà le modalità per ottenere il diritto di residenza permanente per chi vive e lavora nel Paese da almeno cinque anni. In questo senso, dopo Brexit, la musica per i cittadini UE muterà radicalmente. 

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