In mezzo a 832 vite spezzate per il terremoto e il successivo tsunami verificatosi in Indonesia ci sono storie nelle storie, tragedie personali di uomini e donne che i propri occhi non li riapriranno più ma che vale la pena raccontare. Questo è il caso di Anthonius Gunawan Agung, un giovane controllore di volo 21enne che – come riportato da Il Fatto Quotidiano – è morto da eroe. Mentre la terra sotto i suoi piedi tremava, mentre l’istinto suggeriva di darsi alla fuga, il ragazzo ha deciso di restare nella torre di controllo dell’aeroporto di Palu. Ha scelto di compiere il suo lavoro fino in fondo, di impartire le istruzioni necessarie per decollare al jet della Batik Air che necessitava delle sue indicazioni. Poi ha capito che stava per finire tutto quanto, e mentre la struttura crollava, scrive il Jakarta Post, si è lanciato dal quarto piano morendo stamattina in ospedale per le ferite riportate. L’aereo, però, era partito scampando il pericolo: grazie ad Anthonius. (agg. di Dario D’Angelo)



PAPA FRANCESCO, “VICINO ALL’INDONESIA”

Bilancio drammatico in Indonesia, con terremoto e tsunami che hanno provocato una catatrofe. Il bilancio attuale è di 832 morti e centinaia di feriti, con Ansa che evidenzia che la sensazione è che le vittime si “conteranno a migliaia”. Sono stati infatti avvistati cadaveri al largo e si teme che molte persone possano essere state trascinate in mare. Situazione drammatica, con i medici che hanno lanciato il proprio appello: “C’è carenza di personale”. Nel corso dell’Angelus, Papa Francesco ha voluto sottolineare la propria vicinanza al popolo indonesiano: “Esprimo la mia vicinanza alle popolazioni dell’isola di Sulawesi, in Indonesia, colpita da un forte maremoto. Prego per i defunti, purtroppo numerosi, per i feriti e per quanti hanno perso la casa e il lavoro. Il Signore li consoli e sostenga gli sforzi di quanti si stanno impegnando a portare soccorso. Preghiamo insieme per i nostri fratelli dell’isola di Sulawes. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



200 PERSONE SOTTO LE MACERIE

Passano le ore e purtroppo peggiora il bilancio delle vittime e dei feriti presso l’isola di Sulawesi, in Indonesia. Attualmente i morti accertati sono 832, ma secondo le autorità sarebbero numerosi i dispersi, e di conseguenza c’è il rischio che il bollettino finale dei decessi superi il migliaio. In un edificio crollato a Palu, vi sarebbero ad esempio intrappolate circa 200 persone, che non si sa se siano ancora vive o meno, inoltre, vi sono coloro che non si trovano e che potrebbero essere finiti in mare, trascinati via dalla forza delle acque dopo lo tsunami. Vista la situazione disastrosa fra fango, macerie, acqua e cadaveri, le autorità indonesiane starebbero pensando ad una sepoltura di massa, evitando ulteriori problemi che potrebbero derivare dalla decomposizione dei poveri cadaveri. Il bilancio finale dei morti, come vi ripetiamo ormai da ore, andrà aggiornato con costanza, anche perché vi sono molte zone dell’isola che non sono state raggiunte dai soccorsi. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



SALE A 832 IL NUMERO DI MORTI

Lo avevamo purtroppo anticipato, e alla fine è arrivata la conferma: il bilancio di morti in Indonesia era solo provvisorio, e l’ultimo bollettino parla di più di 800 vittime, precisamente 832, con l’aggiunta di feriti e dispersi. Ma la sensazione, brutta, è che alla fine si supererà il migliaio di morti. A circa 24 ore dal terremoto che ha sconvolto l’isola Sulawesi, susseguito da uno tsunami, si fa pesantissimo il bilancio dei decessi. Nella acque sono stati avvistati diversi cadaveri, che potrebbero essere trascinati al largo e mai più recuperati, inoltre, le operazioni di soccorso proseguono a rilento, visto che il terremoto di magnitudo 7.5, seguito da un altro minore ma comunque di forte entità, ha distrutto edifici e interrotto collegamenti. I soccorritori non sono ancora riusciti a raggiungere una zona costiera dove vi sono circa 600mila persone, ed è per questo che il rischio ecatombe è dietro l’angolo. In tutto questo va segnalata anche la fuga di 560 detenuti, che sono scappati dopo il crollo di un carcere: ma la priorità per ora è un’altra. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

MORTI SONO 420

Passano le ore e peggiora il bilancio delle vittime in Indonesia, a seguito del terremoto e dello tsunami. L’ultimo bollettino ufficiale parla di 420 morti, ma si tratta solo di numeri parziali, visto che all’appello vi sarebbero centinaia di dispersi. A causare i maggiori danni sarebbe stato lo tsunami che si è abbattuto nella zona di Palu, sull’isola Sulawesi, subito dopo il sisma. Sono diverse le persone avvistate in mare e di conseguenza è molto complesso stimare con precisione il numero di decessi. A Palu è crollato un hotel di 8 piani dove vi sarebbero diversi turisti, al cui interno vi sono almeno una cinquantina di persone intrappolate e da cui proverebbero richieste di aiuto. L’Indonesia ha diramato un appello internazionale per richiedere medicinali e beni di primaria necessità. Manca acqua ed elettricità nella zona più colpita del terremoto ma fortunatamente l’aeroporto principale della provincia interessata sarebbe ancora operativo. Sono attesi aggiornamenti nelle prossime ore. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

BILANCIO ANCORA PARZIALE

E’ caos in Indonesia a seguito del terremoto e dello tsunami che si sono abbattuti sull’isola di Sulawesi. I morti accertati sono per ora 384, ma il bilancio delle vittime rischia di essere arrotondato davvero per difetto, visto che le autorità temono migliaia di vittime, ed inoltre, il bollettino risale a diverse ore fa. A preoccupare sono in particolare le onde alte sei metri che hanno devastato la zona di Palu, dove tra l’altro era in corso una grande festa per una celebrazione locale. In quell’area vivono circa 600mila persone e molte risultano disperse. I soccorsi, inoltre, temono che molti siano state trascinati al largo dalla furia dell’oceano, ed è per questo che la stima di morti rischia di essere ancora molto approssimativa, nonostante dal disastro siano passate già 24 ore. A complicare ulteriormente le cose, la lentezza dei soccorsi, con molte strutture ospedaliere distrutte, e l’impossibilità nel raggiungere determinate zone a causa della devastazione del terremoto prima, e dello tsunami poi. Insomma, il rischio di una nuova ecatombe in Indonesia è purtroppo dietro l’angolo. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

384 MORTI E 540 FERITI

Il bilancio ufficiale, ma provvisorio, del doppio terremoto e del successivo tsunami in Indonesia diramato dall’agenzia nazionale per i disastri parla di almeno 384 morti e circa 540 feriti. Numeri impressionanti che potrebbero peggiorare ulteriormente se i soccorsi non riusciranno a raggiungere le diverse zone isolate che attendono aiuti da ormai diverse ore. Come riportato da La Stampa, gli ospedali faticano ad accogliere tutti i feriti e  molti vengono soccorsi all’aria aperta con gli stessi sopravvissuti che aiutano a raccogliere i resti di chi non ce l’ha fatta. Il presidente dell’Indonesia, Joko Widodo, ha annunciato la mobilitazione dell’esercito nella regione colpita. Mentre le strade sono danneggiate, l’aeroporto principale di Palu è stato chiuso e non dovrebbe riaprire prima di 24 ore. (agg. di Dario D’Angelo)

QUASI 400 MORTI

L’Indonesia è di nuovo in ginocchio dopo il terremoto di magnitudo 7.5 di ieri, e il successivo tsunami. Fra le zone più colpite dai due eventi, Palu, dove per ora si contano quasi 400 morti, ma il bilancio delle vittime sembrerebbe essere solo parziale visti i moltissimi dispersi: «A Palu – ha spiegato Sutopo Purwo Nugroho, portavoce dell’agenzia di gestione delle catastrofi – ci sono case ed edifici che sono stati distrutti, devastati anche alberghi, ospedali. Il principale centro commerciale di Palu è crollato. L’albergo Rua-Rua è crollato, aveva 80 camere 76 delle quali occupate». Morti, edifici distrutti, mancanza di corrente e di acqua, un inferno in terra quello che stanno vivendo gli indonesiani che abitano sull’isola di Sulawesi in queste ore. Tra l’altro negli ultimi due mesi quella zona del mondo è stata falcidiata da ben 5 terremoti importanti, quattro di 6.9, e l’ultimo di 7.5 della scala Richter. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

DETENUTI IN FUGA

Le due violente scosse di terremoto in Indonesia che hanno dato vita ad uno tsunami che ha provocato centinaia di morti hanno originato anche alcuni effetti inattesi. Come riportato da Il Messaggero, a Palu, una delle città dell’isola di Sulawesi devastate dalla catastrofe naturale, per effetto del sisma sono collassate le mura di una struttura penitenziaria, motivo per il quale centinaia di detenuti si sono dati alla fuga. A riferirlo sono i media locali, sottolineando che all’interno del carcere erano detenute più di 560 persone. Di queste, secondo una prima stima, più della metà risulterebbe nuovamente latitante. A riassicurarli alla giustizia, però, si penserà senza dubbio nei giorni a venire: in questo momento la preoccupazione principale è infatti rappresentata dal garantire i soccorsi dopo la devastazione. (agg. di Dario D’Angelo)

TSUNAMI DURANTE FESTA IN SPIAGGIA

Immagini di morte e distruzione quelle che ci giungono dall’Indonesia ed in particolare da Palu. Nella città delle isole Sulawesi, si sono abbattuti in sequenza un terremoto di magnitudo 7.5 e uno tsunami, e i morti accertati per ora sarebbero 384. Il bollettino delle vittime rischia però di essere aggiornato solo per difetto visto che vi sarebbero diversi dispersi. Le autorità sono in particolare preoccupate perché a Palu, al momento dello tsunami, vi era in corso una festa per una celebrazione locale, e molti dei partecipanti all’evento non si trovano, di conseguenza il numero dei morti potrebbe raggiungere facilmente la quota di 400. I video e le foto circolanti sul web in queste ultime ore mostrando onde alte fino a sei metri, e file di cadaveri coperti da lenzuoli allineati lungo la costa. A rendere ancora più complicata la situazione, il crollo di diversi ospedali, con i feriti che sono stati “ricoverati” all’aperto: una catastrofe immane. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

UNA TRAGEDIA IMMANE

Una tragedia immane è quella con cui stanno facendo i conti i sopravvissuti al doppio terremoto e successivo tsunami che ha messo in ginocchio l’Indonesia. Dopo una notte trascorsa nell’oscurità a causa del blackout che ha interessato una vastissima area, l’isola di Sulawesi si è trovata dinanzi un conto ben peggiore dei 5 morti inizialmente accertati. Il direttore di un ospedale di Palu, la capitale provinciale travolta dal maremoto, ha parlato di un bilancio di 384 vittime soltanto all’interno dell’Undata Regional Hospital da lui diretto. Numeri che dunque sono destinati ad aumentare drammaticamente e drasticamente. L’impressione è a che a causare i danni maggiori sia stato proprio lo tsunami originatosi dopo la violenta scossa di magnitudo 7.5 sulla scala Richter, con i testimoni che parlano di onde alte anche fino a 3 metri. (agg. di Dario D’Angelo)

INDONESIA, 384 MORTI

Si aggrava in maniera vertiginosa il bilancio delle vittime dopo il terremoto e lo tsunami che hanno colpito l’Indonesia. Stando all’ultimo bollettino fornito da Sutopo Purwo Nugroho, portavoce della Protezione civile, i morti sarebbero 384, ma la cifra è riferita alla sola città di Palu. Di conseguenza, c’è il rischio di una vera e propria ecatombe sull’isola di Sulawesi, prima messa in ginocchio da un sisma di magnitudo 7.5, quindi colpita da un violento tsunami che di fatto “ha finito il lavoro”. Secondo quanto riferisce l’agenzia nazionale indonesiana per la gestione dei disastri (BNPB), sono diversi i dispersi, di conseguenza il bollettino delle vittime andrà aggiornato di ora in ora. Qui il nostro precedente approfondimento sull’Indonesia

IL VIDEO DEL TERREMOTO E DELLO TSUNAMI

Il sisma si è verificato alle ore 18:14 locali, quando in Italia erano le 11:14, e l’epicentro è stato registrato a circa 80 chilometri di distanza a nord di Palu, la città più colpita. In seguito si sono verificate altre scosse, e l’isola di Sulawesi, in cui vi sono moltissimi turisti, è stato poi devastata da un violento tsunami con onde alte fino a sei metri, come testimoniato dai numerosi video postati in rete. Nella notte fra il 28 e il 29 settembre si doveva tenera una festa per una celebrazione locale sull’isola in questione, e di conseguenza vi erano ancora più persone rispetto al solito. Oltre ai morti, ai dispersi e ai feriti, vi sono danni per miliardi di dollari a edifici e strade.