L’intervento del presidente argentino Macrì ha messo in luce l’esigenza di una nuova ondata di austerità proprio alla vigilia dell’incontro previsto nella giornata di martedì a Washington, nel corso del quale il Governo argentino farà esplicita richiesta al Fondo Monetario Internazionale di anticipare la concessione di aiuti finanziari al paese. Macrì ha provato comunque ad essere conciliante e a sottolineare come le decisioni finanziarie siano tutte legate al bisogno di aiutare e rilanciare il popolo argentino. Macrì ha affermato: “Affrontiamo le difficoltà nel modo migliore supereremo la crisi prendendoci cura dei più bisognosi”. Un piano di programmi di aiuti per le classi sociali più disagiati andrà infatti di pari passo col nuovo programma d’austerità argentino. (agg. di Fabio Belli)



50 MILIARDI RICHIESTI AL FMI

Un piano “sangue, sudore e lacrime”, per citare qualcun altro, nonostante l’Argentina oggi non viva più lo spettro del default, ma comunque la grave crisi del peso, oramai svalutatasi, e le gravi condizioni del bilancio dello Stato, in deficit. Il presidente del Paese sudamericano, Mauricio Macrì, ha annunciato un rigoroso piano di austerity contenente diverse misure, tra cui la soppressione di alcuni Ministeri, l’imposizione di alcune imposte sulle esportazioni e anche altri provvedimenti per contrastare la perdita di valore del peso che sui mercati internazionali, nell’ultima settimana, ha fatto segnare un vero e proprio crollo (-30%) e costringendo la locale Banca Centrale a intervenire alzando i tassi di interesse. Tuttavia, affinché venga varato l’impopolare piano di austerità, che a detta dello stesso Macrì imporrà dei “sacrifici” (tanto è vero che ha parlato esplicitamente di emergenza, appellandosi alla comprensione della popolazione), l’Argentina chiederebbe in cambio al Fondo Monetario Internazionale un prestito di almeno 50 miliardi che, stando a quanto si apprende, il governo sudamericano vorrebbe vedersi erogato quanto prima e non certamente a rate. (agg. R. G. Flore)



MACRI’ LANCIA PIANO DI AUSTERITY

L’Argentina non è in default, ma la strada potrebbe non essere troppo lontana: il presidente Mauricio Macrì ha illustrato al Paese il suo piano per provare ad uscire dal tunnel della crisi di fiducia del mercato nei confronti del Peso, la moneta nazionale che ha perso un terzo del proprio valore solo nell’ultimo mese. È sostanzialmente quello da cui la Grecia è appena uscito, ovvero un piano rigido di austerità questa volta preparato e imposto dallo stesso governo argentino, proprio per evitare i guai del recente passato a Buenos Aires: «Dobbiamo far fronte a un problema di base – ha detto il presidente Macrì – cioè di non spendere più di quanto abbiamo, di fare degli sforzi per equilibrare i conti dello stato». Non solo, secondo il capo del Governo post-Kirchner vi è una forte «necessità di uno sforzo per superare la crisi anche da parte del settore più forte della società, quello esportatore». L’Argentina infatti è uno dei maggiori esportatori al mondo di olio di soia e mais e proprio rivolgendosi a quegli esportatori, Macrì ha annunciato nuove tasse sull’export: «Sappiamo che è una tassa cattiva, ma vi chiedo di capire che si tratta di un’emergenza, abbiamo bisogno in questo momento di un sacrificio che chi ha deve fare».



IL PACCHETTO DI MISURE PER LA NUOVA CRISI ARGENTINA

Il pacchetto di misure per provare a contrastare la nuova crisi argentina, con il Peso in caduta libera, prevede «la soppressione di diversi ministeri e una maggiore tassazione delle esportazioni, al fine di ridurre il deficit di bilancio, stabilizzare l’economia e mettere un freno alla caduta libera del peso». Dopo il Presidente ha parlato anche il Ministro dell’Economia, Nicolas Dujovne che ha spiegato nel dettaglio: «si propone di raggiungere un equilibrio della sua spesa fiscale, prima delle imposte, già nel 2019 invece del deficit dell’1,3% finora progettato». Non solo, secondo il responsabile delle Finanze argentine, ruolo chiave per i prossimi mesi di crisi, ha spiegato che «per i prodotti chiave come la soia, la tassa sarà di quattro pesos per dollaro, e di tre pesos per gli altri settori dell’esportazione. Si tratterà di un Diritto di esportazione “transitorio” per il 2018 ed il 2019 che dovrebbe contribuire a ridurre dell’1% il deficit di bilancio».