Otto iniziative nell’arco dei prossimi 3 anni, “senza fine politico collegato”, e con un investimento da 60 miliardi di dollari per lo sviluppo dell’Africa: queste le promesse con cui il presidente della Cina, Xi Jinping, ha aperto a Pechino i lavori della due giorni del “Forum on China-Africa Cooperation” (Focac). Ma se in tanti, compreso il Fondo Monetario Internazionale, sottolineano che i debiti contratti con la Cina rappresentano un fattore di instabilità, con il FMI che cita il 40% dei paesi a basso reddito della regione  definendoli “in difficoltà” o con un’esposizione debitoria ad alto rischio, c’è anche chi si è ricreduto. Questo è il caso del China Africa Research Initiative della Johns Hopkins School, fino al 2015 molto scettico sul fatto che l’Africa dovesse dipendere dal portafogli cinese. Come riportato da Il Fatto Quotidiano, l’istituto pochi giorni fa ha rivisto le sue proiezioni smentendo che “i prestiti cinesi siano attualmente un importante contributo all’emergenza del debito in Africa”. A confermare questo trend anche quanto riportato dalla Reuters, secondo cui Angola e Congo hanno già raggiunto un accordo per la ristrutturazione del loro debito, mentre Zambia ed Etiopia sono in procinto di avviare una negoziazione. (agg. di Dario D’Angelo)



LA NUOVA VIA DELLA SETA COINVOLGE L’AFRICA

Sono 60 i miliardi di euro di investimenti promessi dal presidente della Cina all’Africa, in vista dei prossimi 3 anni. Questa enorme cifra sarà così suddivisa: 15 miliardi di dollari saranno destinati come aiuti o eventualmente prestiti a tassi zero; 20 saranno invece destinati alle linee di credito, 10 ad un fondo speciale per lo sviluppo, altri 10 per progetti privati di aziende cinesi, e infine i restanti 5, per le importazioni dall’Africa, come riferisce l’edizione online del quotidiano La Repubblica. Fra le priorità della Cina nel continente africano, le infrastrutture, visto che l’idea di Pechino è proprio quella di costruire una sorta di “nuova via della seta”, una rotta commerciale sia marina quanto stradale e ferroviaria, che dalla Cina porta appunto in Occidente, e che coinvolga anche l’enorme continente nero. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



“TRAPPOLA DEL DEBITO?”

Il presidente Xi Jinping non ha dubbi: quella che sta costruendo è una “comunità del destino condiviso tra Cina e Africa”. Come riportato da Il Corriere della Sera, l’intervento di Xi nel continente potrebbe dare risposta alla domanda africana di creare posti di lavoro nei loro Paesi e di fatto aiutare anche l’Italia nell’arrestare l’esodo dei migranti economici. A confermarlo è stato anche il sottosegretario allo sviluppo economico Michele Geraci, presente a Pechino, secondo il quale “la Cina può dare una soluzione e l’Italia può aiutarla”. Ma i dubbi sul debito che gli Stati africani sarebbero costretti a ripagare alla Cina finendo per esserne schiacciati sono fondati? Secondo il presidente Paul Kagame del Ruanda, intervistato dalla Xinhua la formula “trappola del debito” è un tentativo dell’Occidente per scoraggiare la relazione sino-africana. Poi l’affondo:”Un’altra prospettiva del problema è che chi critica la Cina per il nostro debito, dà troppo poco”. Difficile dargli torto…(agg. di Dario D’Angelo)



FMI PREOCCUPATO PER AIUTI CINA

Da parte del Presidente cinese Xi Jingpin c’è ancora il massimo riserbo riguardo gli Stati che potrebbero essere coinvolti dagli investimenti di circa 60 miliardi di dollari che la Cina vorrebbe riservare nel continente africano. La scelta è sicuramente destinata a far discutere, perché da una parte diversi Stati vorrebbero essere inclusi nel programma per velocizzare il più possibile la crescita della loro economia, mentre dall’altra c’è la preoccupazione degli osservatori, su tutti il Fondo Monetario Internazionale, per gli alti interessi che questi Stati dovrebbero pagare alla Cina, che di fatto cercherebbe nel continente nero un nuovo sviluppo di tipo coloniale su base finanziaria. La Cina però ha sottolineato di avere intenzione di annullare una parte del debito per alcuni dei paesi africani meno sviluppati, in zone particolarmente problematiche come quelle dell’entroterra o insulari. (agg. di Fabio Belli)

“CHI SI ISOLA NON HA FUTURO”

Le mire espansioniste della Cina in Africa hanno radici in un progetto ben preciso che il presidente Xi Jingpin ha riassunto in una frase: “Chiunque si isoli, non ha futuro”. Secondo Xi Jingpin la Cina dovrà stanziare, oltre ai 60 miliardi di dollari già dichiarati, altre risorse per riuscire a guidare lo sviluppo in zone bisognose dell’Africa, ma al tempo stesso per sviluppare ambiziosi progetti come One Belt, One Road initiative“, definito “la nuova via della seta”, e ispirato ai fasti commerciali e industriali del passato. Complessivamente, dal 2015 sono stati 120 i miliardi di dollari investiti dalla Cina in quelli che sono stati definiti da Xi Jingpin i paesi “beneficiari”. (agg. di Fabio Belli)

IL PROGETTO DI ESPANSIONE DELLA CINA

Prosegue il progetto di espansione della Cina: sono stati stanziati altri 60 miliardi di dollari a favore dello sviluppo economico dei paesi africani. Ad annunciarlo Xi Jinping in apertura del vertice diplomatico Cina-Africa a Pechino. Il presidente cinese ha spiegato che sosterrà l’Africa con «investimenti e sovvenzioni a istituzioni finanziarie e aziende». Il supporto economico del colosso asiatico comprenderà 15 miliardi di dollari di «aiuti gratuiti e prestiti senza interessi». Lo ha sottolineato Xi Jinping, visto che Pechino è spesso accusata di imporre ai suoi partner un debito insostenibile. Sono previste anche linee di credito e investimenti delle imprese cinesi. Inoltre, il presidente cinese ha garantito – senza però fornire date o il nome degli Stati interessati – che la Cina annullerà parte del debito dei paesi meno sviluppati, enclave o insulari, del continente africano. Le aziende cinesi saranno poi incoraggiate a investire nel corso dei prossimi tre anni «almeno 10 miliardi di dollari».

LA DIPLOMAZIA DEI DOLLARI: NEOCOLONIALISMO DI XI JINPING?

Gli investimenti annunciati dalla Cina sono stati accolti con favore dai pesi africani, consapevoli di quanto possano essere importanti per l’accelerazione del loro sviluppo economico. Ma i detrattori occidentali sostengono che così abbiano accresciuto il loro indebitamento e la loro dipendenza nei confronti di Pechino, tanto che parlano ora di  “neocolonialismo”. Lo stesso Fondo monetario internazionale (Fmi) ha espresso la sua preoccupazione per il caso di Gibuti, il piccolo paese sul Corno d’Africa dove il debito pubblico estero è cresciuto dal 50 all’85% del Pil in due anni a causa dei debiti dovuti ad Exim Bank, la banca statale cinese. La China Africa Research Initiative (Cari), che ha sede a Washington, sostiene che la Cina abbia prestato all’Africa tra il 2000 e il 2016 un totale di 125 miliardi di dollari. Lo scopo di Pechino è quello di migliorare l’accesso cinese ai mercati e alle risorse estere e a rafforzare l’influenza di Pechino all’estero.