Da parte non solo del Governo italiano, come si sottolinea da Palazzo Chigi, ma pure da quello francese, britannico e statunitense arrivano gli appelli per la cessazione delle ostilità prima che la situazione in Libia precipiti: attorno a Tripoli proseguono gli scontri, che hanno già causato una cinquantina di morti, in attesa di capire e l’avanzata della Settima Brigata continuerà fino alla capitale o si riuscirà a trovare un accordo con il premier Sarraj, nemico giurato delle forze antigovernative e che, per scongiurare un bagno di sangue, ha fatto mobilitare gli uomini dell’antiterrorismo di Misurata coi loro blindati affinché diano manforte a Tripoli e portino i ribelli a cercare la strada dell’accordo. Il primo ministro del Governo di Unità Nazionale, riconosciuto dalla comunità internazionale, è infatti sostenuto anche dall’Italia ma, come ha detto Matteo Salvini nelle ultime ore, per qualche osservatore internazionale è forte il sospetto che dietro la nuova offensiva ribelle vi sia lo zampino della Francia, da sempre sostenitrice invece delle forze di Khalifa Haftar, ex generale di Gheddafi ed esponente dell’ala militare del Parlamento di Tobruk, legato a doppia mandata con gli interessi petroliferi francesi (la Total) nel Paese nordafricano. (agg. R. G. Flore)



LIBIA, SALVINI ATTACCA MACRON

È oramai stato di emergenza a Tripoli e dintorni, dopo che la nuova offensiva di forze anti-governative stanno facendo marcia sulla capitale, tra scontri e una situazione di caos che rischia di avere serie ripercussioni anche in ambito internazionale. Contro l’avanzata della Settima Brigada, ostile al governo di Sarraj e a tutte le forze lealiste filo-occidentali, il premier ha attivato le forze anti-terrorismo di Misurata coi suoi blindati per proteggere la capitale e magari indurre a più miti consigli le forze dell’esercito provenienti da Tajura, magari per trovare un accordo in extremis o quantomeno una mediazione ed evitare così ulteriori scontri a fuoco dopo che nelle ultime ore il numero delle vittime è già salito a oltre cinquanta. Intanto, a Tripoli per adesso resterà aperta l’ambasciata italiana, mentre da Palazzo Chigi arriva la rassicurazione che l’Italia è contraria alla soluzione che prevede l’invio di militari nel Paese nordafricano. Infatti, se da fonti vicine al premier Conte è arrivata una secca smentita in relazione ai rumors che parlavano di una missione già in via di preparazione, il Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, non solo ha ribadito che non ci sarà alcun intervento ma ha lanciato anche una frecciata a Macron quando ha detto che “questo dovrebbero capirlo anche altri”. Poi il vicepremier ha rincarato la dose, spiegando che la guerra odierna è frutto delle scelte sbagliate e delle guerre di altri, ancora con riferimento alla Francia, lanciano poi un’accusa sibillina: “Sono preoccupato, penso che dietro ci sia qualcuno: qualcuno che ha fatto una guerra che non si doveva fare, con forzature ed esportando la democrazia” ha concluso Salvini, ricordando anche che il ruolo dell’Italia deve essere quello di una forza pacificatrice. (agg. R. G. Flore)



AVANZA SETTIMA BRIGATA

Si potrebbe assistere nelle prossime ore a una vera e propria escalation a Tripoli e dintorni, tanto che anche la UE pare sia seriamente preoccupata a proposito di quanto sta accadendo in Libia, dove le milizie antigovernative, alla cui testa c’è la Settima Brigata (un esercito di stanza a Tarhuna ribellatasi alle forze lealiste di Sarraj), stanno dando vita a una imponente offensiva contro un esecutivo mai riconosciuto. Il premier libico, dal canto suo, è alla ricerca di una tregua e ha comunque allertato le forze anti-terrorismo di Misurata dato che il rischio concreto degli scontri è quello del proliferare di gruppi jihadisti che potrebbero approfittare della situazione. Insomma, una situazione di caos non solo nel Paese nordafricano ma all’interno delle stesse forze militari se è vero che la Settima Brigata intende riportare l’ordine nella capitale combattendo i “militari corrotti” e che, a loro dire, starebbero dalla parte dei filo-occidentali, ricevendo da loro aiuti economici e militari. (agg. R. G. Flore)



GOVERNO ITALIANO, “NO INTERVENTO CORPI SPECIALI”

Dall’Italia arriva chiaro e forte l’indicazione sulla crisi in Libia in merito al possibile intervento armato: «In relazione ad alcune notizie apparse sulla stampa odierna si smentisce categoricamente la preparazione di un intervento da parte dei corpi speciali italiani in Libia», spiega la nota di Palazzo Chigi, dove si precisa anche «L’Italia continua a seguire con attenzione l’evolversi della situazione sul terreno e ha già espresso pubblicamente preoccupazione nonché l’invito a cessare immediatamente le ostilità». Intanto in attesa del vertice Onu, dall’Unione Europea arriva un nuovo appello per la distensione tra ribelli e governo di unità nazionale: «cessate immediatamente le ostilità. Non c’è soluzione militare per la situazione nel Paese, solo politica. L’escalation della violenza sta minando una situazione che è già fragile. La violenza porterà solo altra violenza a svantaggio dei libici». (agg. di Niccolò Magnani)

ITALIA, EVACUATA NAVE ENI

Sono ore di tensione a Tripoli, in Libia, da giorni diventata una vera e propria polveriera a causa degli scontri tra le truppe che fanno capo al governo di accordo nazionale guidato da Fayez al Serraj e le milizie della “Settima Brigata” di Tarhuna provenienti da Tarhuna. Come riferito da La Repubblica, anche la presenza italiana in Libia sta facendo i conti con questo stato d’emergenza. Non solo l’evacuazione dell’ambasciata, con la sede diplomatica che resterà comunque aperta, ma anche quanto accaduto domenica pomeriggio, con una nave dell’Eni costretta ad evacuare alcuni tecnici impiegati nei terminali e pozzi legati al complesso di Mellitah. Lo stesso hanno fatto alcuni militari a fine turno assieme a dipendenti dell’ambasciata, in quella che è stata definita una misura puramente “precauzionale” in considerazione del fatto che l’unico aeroporto di Tripoli resta chiuso.

FORZE ANTITERRORISMO IN ARRIVO DA MISURATA

La tensione in Libia è alle stelle dopo l’escalation di scontri nelle passate ore e la situazione a Tripoli appare così critica da aver spinto la Unsmil a convocare per domani un vertice urgente sulla sicurezza del Paese. L’attuale crisi libica interessa anche l’Unione europea tanto da rientrare tra le “urgenze” di Bruxelles. In merito alle vittime, il ministro della Salute libico ha parlato di 47 morti e 129 feriti ma il bilancio resta ancora del tutto provvisorio. Dopo otto giorni di scontri senza tregua, era inevitabile la proclamazione dello stato di emergenza, annunciato ieri dal servizio comunicazioni del Governo di accordo nazionale del premier Fayez al-Sarraj. Lo stesso presidente libico ha chiesto aiuto ad una potente milizia di Misurata per proteggere il suo governo dagli scontri e con il suo vice Maiting si è valutata la necessità chiedere al generale Mohammad al Zain, capo della “Forza Antiterrorismo”, di avvicinarsi a Tripoli. Per questo, come spiega Repubblica.it, da stamattina 300 blindati e “tecniche” con armi pesanti so sono attestati in una caserma di Tajura in attesa di indicazioni su come poter essere impiegate nello scontro innescato dalla Settima Brigata. La notizia del loro arrivo potrebbe portare ad un negoziato? (Aggiornamento di Emanuela Longo)

MISURATA AIUTA AL SARRAJ, CONVOCATO VERTICE ONU

Secondo quanto riportato dalle agenzie internazionali, la missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia – la Unsmil – ha convocato per martedì (domani, ndr) un vertice di massima urgenza sulla situazione sempre più grave di Tripoli. Una escalation che preoccupa non solo la Libia ma tutti i principali attori internazionali, per un Paese che oltre al petrolio riveste un ruolo assai delicato nella gestione degli equilibri sul Mediterraneo e in Medio Oriente. Ancora non è stata definita la sede dove sia il governo Al Sarraj che le altre “parti” – ovvero le varie milizie presenti in Libia – saranno invitati a presenziare. Intanto continuano le negoziazioni del premier di Unità Nazionale Al Sarraj con le brigate ribelli: per questo motivo, Misurata ha inviato le proprie forze anti terrorismo in sostengo al presidente che ha chiesto loro di entrare a Tripoli per organizzare un nuovo e duraturo cessate il fuoco, «così da far terminare le violenze nella periferia sud della capitale». (agg. di Niccolò Magnani)

47 MORTI IN 8 GIORNI

Il bilancio degli ultimi 8 giorni di scontri tra milizie armate nella capitale Tripoli diffuso dal ministero della Salute libico è di 47 morti e 129 feriti. Basta questo dato a rendere l’idea del caos vissuto nella capitale della Libia, dove il consiglio presidenziale guidato da Fayez al Sarraj, sostenuto dall’Onu, è stato costretto alle misure di emergenza per tentare di negoziare una tregua con le truppe ribelli che fanno capo al generale Haftar. I combattenti della Settima Brigata, però, non sembrano avere alcuna intenzione di arrestare la loro avanzata e il loro leader Abdel Rahim Al Kani annuncia che la fazione ribelle “continuerà a combattere fino a quando le milizie armate non lasceranno la capitale e la sicurezza sarà ripristinata. Noi non vogliamo la distruzione, ma stiamo avanzando in nome dei cittadini che non riescono a trovare cibo e aspettano giorni in coda per avere lo stipendio, mentre i leader delle milizie si godono il denaro libico”. Come riporta Il Fatto Quotidiano, ieri sera i portavoce militari della Brigata hanno annunciato di aver conquistato centri strategici lungo l’asse verso l’aeroporto, che risulta chiuso da due giorni in seguito al lancio di alcuni razzi e colpi di mortaio verso lo scalo. (agg. di Dario D’Angelo)

TRIPOLI, AMBASCIATA ITALIANA EVACUATA

L’ambasciata italiana a Tripoli, in Libia, resta ufficialmente aperta ma è stata evacuata. Come riportato da Il Messaggero, dopo il colpo di mortaio che sabato scorso l’ha sfiorata, al suo interno sono rimasti soltanto 5 dipendenti. Sono andati via diplomatici e tecnici. La Farnesina ha spiegato la decisione parlando di una presenza più “flessibile” da ricollegare a ragioni di sicurezza:”Non aveva senso lasciare personale che non aveva possibilità di agire, vista la situazione”. Intanto dopo aver proclamato lo stato di emergenza in relazione agli scontri che stanno riportando nel caos la Libia, il premier di unità nazionale Fayez al Sarraj ha dato mandato alla milizia Forza Anti Terrrorismo di Misurata, guidata dal generale Mohammed Al Zain, di entrare a Tripoli e organizzare un nuovo cessate il fuoco. L’obiettivo è quello di far terminare le violenze nella periferia meridionale della città. In quella zona regna il caos: a seguito di una rivolta, come ha annunciato la polizia giudiziaria, 400 prigionieri sono evasi dal carcere Rweini ad Ain Zara. Come riportato da TgCom24, no è stato chiarito per quale genere di reati fossero in carcere i detenuti evasi. (agg. di Dario D’Angelo)

LIBIA, CAOS A TRIPOLI: AVANZA SETTIMA BRIGATA

Continua a regnare il caos in Libia, dove gli scontri tra milizie sono ormai all’ordine del giorno e neanche le tregue annunciate dalle parti in causa riescono a porre fine alle ostilità tra fazioni. Una situazione potenzialmente esplosiva, che ha portato il premier di unità nazionale, nonché l’unico riconosciuto dall’Onu, Fayez al Sarraj, a proclamare lo stato di emergenza nella capitale Tripoli. Una decisione che, come riporta l’Huffington Post, il consiglio presidenziale libico ha assunto “per proteggere i cittadini e la sicurezza, gli impianti e le istituzioni vitali che richiedono tutte le necessarie misure militari e civili”. Sarraj fatica a contenere l’avanzata della settima brigata e si è visto costretto a prendere delle decisioni molto forti. Dopo aver trascorso l’intera giornata al sicuro del suo quartier generale, in una base navale, il primo ministro libico ha bollato i combattimenti come un “attentato alla sicurezza della capitale e dei suoi abitanti, davanti ai quali non si può restare in silenzio”. Biosgnerà capire se basterà la dichiarazione dello stato d’emergenza a riportare la calma in quel di Tripoli. 

I RISCHI E GLI INTERESSI DELL’ITALIA

Nel caos scoppiato a Tripoli, l’Italia è una spettatrice a dir poco interessata. Dopo il colpo di mortaio che sabato ha sfiorato la nostra ambasciata nella Capitale, la sede diplomatica ha smentito su Twitter le indiscrezioni sulla chiusura confermando che “resta aperta. Continuiamo a sostenere l’amata popolazione di Tripoli in questo difficile momento“. Come riportato da La Repubblica, fonti della Difesa hanno assicurato che i militari italiani nel Paese stanno bene sono “al sicuro”, mentre la ministra Elisabetta Trenta segue costantemente l’evolversi della situazione. Il punto è che già così potrebbero sorgere non poche complicazioni per l’Italia: in primis sul fronte immigrazione, data la presenza in Libia dei famigerati centri di detenzione. In secondo luogo, come ricorda Huffington Post, per la presenza dell’Eni e dei relativi interessi geo-strategici nonché di quella di molti uomini dei servizi segreti, che tanto hanno lavorato per la stabilizzazione post Gheddafi.