Quella lanciata da Mosca, in appoggio alle truppe governative di Assad, è la campagna aerea più imponente vista di recente in Siria e che è finalizzata alla riconquista, ad ogni costo, della provincia di Idlib dove si annidano grandi sacche di resistenza dei ribelli che continuano a combattere contro Damasco. Infatti, nelle ultime ore vi sono stati almeno cinquanta raid aerei nella provincia contesa mediante una decina di cacciabombardieri Sukhoi che il Cremlino ha autorizzato ad attaccare nonostante l’appello di Donald Trump ad evitare una escalation che avrebbe come conseguenza una emergenza umanitaria dal momento che ad essere interessate sono quasi tre milioni di persone: tra le città colpite nel primo “giro” di raid ci sarebbero anche quelle di Mahambel, Al-Sahn, Zayzooun e Al-Shugour, in risposta a un estemporaneo blitz dei ribelli anti-Assad che aveva portato alla morte di alcuni soldati grazie all’utilizzo di un drone munito di bombe. (agg. R. G. Flore)



PUTIN APPOGGIA L’OFFENSIVA DI ASSAD

Si registrano i primi quattro morti, tra i civili, a seguito della ripresa dei raid aerei da parte delle forze governative di Damasco nella regione di Idlib, al confine della Turchia dove si prepara andare in scena l’offensiva finale di Bashar al-Assad contro i ribelli e quello che è uno degli ultimi avamposti del terrorismo di matrice islamica dell’ISIS. Dunque, è caduto nel vuoto l’appello del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, al presidente siriano ma anche al suo alleato, Vladimir Putin, affinché si evitasse una escalation che a suo dire porterà certamente a una nuova catastrofe umanitaria per la popolazione locale, già in fuga in centinaia di migliaia di unità dal Paese e diretta verso la cosiddetta rotta europea. L’offensiva di Assad dunque non procede più solamente via terra ma, come annunciato da tempo, ma anche per via aerea: tuttavia, il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha negato o meglio ha detto di non sapere se siano coinvolte anche le milizie russe, negando per adesso qualsiasi coinvolgimento di Mosca nelle prime manovre di guerra in atto tra Idlib e Hama. (agg. R. G. Flore)



MOSCA RIPRENDE I RAID

Sono molte le personalità politiche di spicco che stanno invitando Assad, nonché la Russia, l’Iran e la Turchia, dal desistere dall’attaccare Idlib il prossimo 7 settembre, come invece previsto dall’alleanza. Oltre al presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, è intervenuta anche la Francia, con il ministero degli esteri di Parigi che ha diffuso proprio in queste ore una nota, esprimendo «preoccupazione per una possibile vasta offensiva del regime siriano e dei suoi alleati. Una tale offensiva – prosegue la nota – avrebbe conseguenze disastrose. Porterebbe ad una nuova importante catastrofe umanitaria e migratoria perché potrebbe direttamente minacciare i 3 milioni di civili conteggiati dall’Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari dell’Onu nella regione». Per ora gli appelli sembrerebbero essere stati inascoltati, visto che, come fa sapere La Repubblica, la Russia avrebbe ripreso i propri raid sulla città siriana dopo 22 giorni di sosta. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



L’APPELLO DEL PAPA DI DOMENICA

Si rischia una strage di civili in Siria, precisamente a Idlib. Le forze armate di Assad, con l’appoggio dei militari russi e iraniani, sono pronte all’offensiva a Idlib, ma come intimato dal presidente degli Stati Uniti, c’è il rischio di una vera e propria strage. La tragedia umanitaria è altamente probabile anche perché in quella zona vivono almeno tre milioni di siriani, venuti da altre parti della nazione, che rischiano la morte o di dover spostarsi nuovamente, emigrando in altri paesi, a cominciare dal Vecchio Continente. Sulla questione si era prodigato in un appello anche Papa Francesco durante l’Angelus di ieri in piazza San Pietro: «Giungono notizie inquietanti sui rischi di una possibile catastrofe umanitaria in Siria, nella Provincia di Idlib – le parole del Santo Padre – rinnovo il mio accorato appello alla Comunità internazionale e a tutti gli attori coinvolti ad avvalersi degli strumenti della diplomazia, del dialogo e dei negoziati, nel rispetto del Diritto umanitario internazionale e per salvaguardare le vite dei civili». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

INCONTRO SAFADI-JEFFREY

Mentre prosegue il timore internazionale per una nuova strage umana a cielo aperto in Siria, il ministro degli Esteri di Giordania, Ayman Safadi, ha fatto sapere di avere incontrato nelle scorse ore il rappresentante degli Stati Uniti per la Siria, James Jeffrey. «Nel corso della riunione, Safadi ha sottolineato la necessità di intensificare gli sforzi per raggiungere una soluzione politica alla crisi siriana che salvaguardi l’unità del paese e che sia accettata dai siriani in conformità con la risoluzione 2254 delle Nazioni Unite e il processo di Ginevra», riporta l’Agenzia Nova questa mattina. Intanto scoppia il “caso” Hezbollah: dopo la richiesta di Trump di segnare una tregua a Idlib con “obiettivo” Putin e Assad, il partito sciita libanese contesta fortemente l’intervento (anzi, lo definisce “ingerenza”) americana in territorio siriano. «Sono i vincitori ad avere i requisiti per dettare le condizioni, non gli Stati Uniti che in Siria sono stati sconfitti», ha spiegato Naim Quassem (vice Segretario di Hezbollah) ad una agenzia di stampa iraniana. Va detto che, ad essere sinceri, gli Stati Uniti sono intervenuti sì in Siria ma per lo più con l’appoggio aereo ai Peshmerga curdi oltre che il sostegno della larga coalizione internazionale per frenare l’avanzata dello Stato Islamico. (agg. di Niccolò Magnani)

TRUMP: “ASSAD NON ATTACCHI IDLIB O SARÀ TRAGEDIA UMANA”

Sono le dichiarazioni del ministro degli Esteri della Siria, Walid Muallem, lo stesso che ieri ha cercato il dialogo con l’UE paventando la possibilità di fornire un’ampia banca dati sui terroristi, i cosiddetti “foreign fighters” presenti sul suo territorio, in cambio della “correzione degli errori” nei confronti del popolo siriano, a suscitare la dura reazione di Donald Trump. Il ministro degli esteri, come riporta Rai News, ieri aveva detto:”Posso definire la situazione sul piano militare come semplicemente perfetta: la maggior parte del territorio siriano è libero dai terroristi e si può dire che siamo a un quarto d’ora dalla vittoria”. Il tycoon evidentemente non l’ha presa bene e su Twitter ha scritto:”Il presidente Bashar al Assad non dovrebbe attaccare sconsideratamente la provincia di Idlib in Siria. E russi e iraniani farebbero un grave errore umanitario nel prendere parte a questa possibile tragedia umana. Centinaia di migliaia di persone potrebbero essere uccise. Non facciamo che questo accada!”. Il suo appello verrà accolto da Assad, Putin e Rouhani? (agg. di Dario D’Angelo)

MUALLEM, “DATI SU FOREIGN FIGHTERS SE UE CORREGGE ERRORI CONTRO POPOLO SIRIANO”

Il ministro degli Esteri siriano Walid Muallem nelle passate ore è intervenuto al canale televisivo Rossiya 24 rivolgendosi all’Unione Europea e rivelando di essere in possesso di una ampia banca dati sui foreign fighters ma ha anche spiegato di non essere disposto a cederla senza nulla in cambio. “L’Unione Europea ha sofferto della questione migratoria e la Siria può aiutarla a risolverla: l’Europa ha bisogno di un’ampia banca dati sui terroristi provenienti dalla Siria: noi abbiamo queste informazioni ma non le forniremo senza nulla in cambio perché i paesi dell’Ue devono correggere gli errori commessi contro il popolo siriano”, ha detto il ministro Muallem, come riferisce oggi l’agenzia di stampa Ansa. Lo stesso ha poi proseguito spiegando come la maggior parte del terrorismo siriano sarebbe libero dai terroristi “e si può dire che siamo a un quarto d’ora dalla vittoria”, ha proseguito. Come spiega Il Fatto Quotidiano, stando ai dati resi noti dal Viminale, nel 2018 la Siria non sarebbe neppure nella top 10 dei Paesi di origine dei migranti giunti nel nostro Paese nell’ultimo anno, la cui percentuale sarebbe dell’1%.

OCCIDENTE PREOCCUPATO PER OFFENSIVA CONTRO IDLIB

L’avvertimento all’Ue da parte del ministro siriano Muallem arriva in concomitanza alla preparazione di Damasco all’offensiva finale per liberare Idlib dalle ultime sacche di resistenza dei ribelli. In merito, sempre al canale tv Rossiya 24 il ministro ha spiegato: “L’aggressione (degli Usa e dei suoi alleati, ndr) non influenzerà il morale della nostra gente o i nostri piani sulla liberazione di Idlib”. A suo dire, inoltre, “Usa, Gb e Francia si sono inventati l’utilizzo delle armi chimiche e questo pretesto è diventato famoso in tutto il mondo”. In questi giorni, infatti, aumenta la preoccupazione di tutto l’Occidente, dall’Onu all’Unicef, in merito al possibile impiego di armi chimiche. Lo stesso ministro siriano aveva già spiegato che delle armi chimiche non ne avevano bisogno “perché otteniamo vittorie sui campi di battaglia”. Eppure i timori restano e a far preoccupare sono soprattutto le sorti di circa un milione di bambini che vivono in quelle zone e che, come spiega anche Andrea Iacomini, portavoce dell’Unicef Italia, “stanno per pagare un prezzo troppo alto”.