Il quorum è stato bassissimo e il referendum di fatto è stato un flop, eppure l’Onu analizza “solo” il risultato del Sì e fa avere tutto l’appoggio al premier Zaev (e dunque anche all’omologo greco Tsipras). «Ho preso nota dei risultati del referendum consultivo organizzato in Macedonia sul nome del Paese e ho giudicato importante la percentuale schiacciante di coloro che hanno votato a favore dell’accordo tra Skopje e Atene sull’aggiunta del termine Nord», scrive in una nota il segretario generale dell’Onu Antonio Gutierres che esorta tutte le forze politiche del Paese a dare seguito al referendum attraverso le istituzioni del Paese. «L’Onu resta disponibile a fornire tutto il sostegno necessario alla soluzione di questo dossier attraverso l’intermediazione dei suoi emissari o organismi, fondi e programmi delle Nazioni Unite», conclude  Gutierres in aperto appoggio al governo centrale macedone, nonostante il flop dell’affluenza. (agg. di Niccolò Magnani)



RUSSIA “COLPEVOLE”?

«Waterloo per Zaev e una doccia fredda per Tsipras», è un semplice titolo di un quotidiano greco, “Elefteros tipos”, ma rende bene l’idea di quanto successo con il referendum sul nome della Macedonia. Niente accordo, più lontano l’ingresso in Ue e Nato e soprattutto nuovo caos interno all’Unione Europea a pochi mesi dalle Elezioni continentali: secondo quanto riporta l’osservatrice e collega Marta Ottaviani su Formiche.net, un possibile effetto importante potrebbe esser stato dato da Mosca per “orientare” l’sito del referendum. Non tanto in termini di “brogli” – visti i risultati schiaccianti della mancata adesione e quorum – ma per un «soft power di Putin nei circoli politici ed economici di Skopje» sottolinea la Ottaviani, prima di aggiungere « ministro degli Esteri, Serghei Lavrov, ha ovviamente negato ogni coinvolgimento, ma il Partito Macedonia Unita, legato al Cremlino è stata una delle voci principali del boicottaggio, insieme con movimenti nati sulla rete e che si sono trasformati in una macchina di comunicazione politica micidiale». (agg. di Niccolò Magnani)



ESULTANO I CONSERVATORI

Il premier Zoran Zaev, nonostante il fallimento del referendum sul nome di cui lui era un grande sostenitore, non si scoraggia promettendo di continuare a battersi al fine di garantire al Paese la piena integrazione a Ue e Nato, attualmente lontanissima. Sul fronte opposto però, ad esultare sono gli oppositori al referendum, i conservatori che fino all’ultimo hanno manifestato il loro malcontento in vista del possibile cambio di nome. Dopo i risultati flop, però, per loro è stata una festa e in tanti si sono riversati nel centro di Skopje per festeggiare con musiche tradizionali e slogan antigovernativi. “È stata una giornata di democrazia, i cittadini hanno votato pacificamente e liberamente secondo le proprie convinzioni”, ha tuttavia commentato il premier socialdemocratico dopo la chiusura dei seggi. Quindi ha ribadito come la maggioranza dei voti siano stati a favore dell’accordo con Atene. Ora, come insiste Zaev, “La volontà degli elettori in questo referendum consultivo dovrà trasformarsi in attività politica in parlamento”. Lo stesso si aspetta un atteggiamento pienamente responsabile da parte dell’opposizione conservatrice. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



VERSO ELEZIONI ANTICIPATE?

Il referendum sull’accordo con la Grecia per il nuovo nome della Macedonia, alla fine è stato un vero e proprio fallimento. Nonostante questo il premier Zaev ha assicurato che non ha assolutamente intenzione di mollare ma anzi andrà avanti con il processo di ratifica che significherebbe intraprendere la strada dell’integrazione del Paese nella Nato e nell’Unione Europea. Per questo si è detto pronto alle elezioni anticipate. Quindi il premier ha chiesto al Parlamento di “confermare la volontà della maggioranza”, dopo che nel referendum “oltre il 90%” degli elettori si è espresso per il cambio di nome del paese”. L’Unione europea, spiega l’Agi, ha chiesto a tutte le parti il rispetto del risultato: “Mi aspetto ora che tutti i leader politici rispettino questa decisione e la portino avanti con la massima responsabilità e unità, nell’interesse del Paese”, ha dichiarato il commissario per l’allargamento, Johannes Hahn. A commentare i risultati anche segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, che ha sottolineato l'”opportunità storica” del voto popolare sul cambio di nome. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

ZAEV: “NON MI DIMETTO, AVANTI VERSO UE E NATO”

Il referendum sul nome che si è tenuto ieri in Macedonia e che ha chiamato l’elettorato a decidere anche sul futuro dell’Europa alla fine si è rivelato un vero flop. I risultati ufficiali e definitivi si avranno solo oggi ma come spiega La Stampa, ieri alla chiusura dei seggi i dati davano una affluenza sotto il 35% e fra questi il 90% ha votato sì, con un quorum non superato. Nonostante il risultato disastro, il premier macedone Zoran Zaev non si arrende ma anzi ha deciso di non dimettersi e ha rilanciato asserendo: “E’ stato un referendum di successo, la maggioranza dei cittadini ha votato sì. Parleremo con i nostri avversari in Parlamento, e se avremo la maggioranza dei due terzi per le modifiche costituzionali andremo avanti con l’attuazione dell’accordo con la Grecia. Se non l’avremo andremo presto ad elezioni anticipate”. A detta del premier si potrebbe tornare a votare già il prossimo novembre. “Non c’è alternativa all’adesione della Macedonia a Ue e Nato”, ha dichiarato. I risultati quasi definitivi hanno rivelato che oltre il 91% di chi ha partecipato al referendum ha votato sì, ovvero ha approvato l’accordo tra Macedonia e Grecia, sottoscritto lo scorso giugno, per denominare “Repubblica di Macedonia del Nord”  l’ex Stato jugoslavo. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

SÌ AL 91% MA NON C’È IL QUORUM

Il referendum sul nome della Macedonia è fallito. La votazione, che chiedeva ai cittadini di votare per il passaggio al nome di “Repubblica della Macedonia settentrionale”, oltre che sul suo ingresso nella Nato e nell’UE non ha raggiunto il quorum del 50 per cento. Come riportato da Il Post, quando lo spoglio è ancora in corso, avrebbe votato soltanto il 35% degli aventi diritto: di questi, il 91% ha votato Sì ma a causa del boicottaggio da parte dell’opposizione il referendum è nullo. Se questi risultati fossero confermati si tratterebbe di una pesante sconfitta per il governo di centrosinistra attualmente in carica, che aveva puntato moltissimo sul referendum. Il primo ministro Zoran Zaev per il momento non ha annunciato le dimissioni, com’era stato ipotizzato nelle scorse ore in caso di sconfitta. (agg. di Dario D’Angelo)

IL REFERENDUM PER IL NUOVO NOME DELLA MACEDONIA

Alle ore 7:00 di oggi, domenica 29 settembre, è scattato il referendum in Macedonia per stabilire il nome della stessa nazione. Dopo un accordo con la Grecia si è optato per “Macedonia del nord”, ma ora toccherà agli elettori dire di sì o meno a questa nuova denominazione. Sono circa 1.8 milioni, come ricorda l’edizione online del quotidiano La Repubblica, gli elettori chiamati a votare, confermando o smentendo l’intesa dello scorso giugno, arrivata dopo una disputa che dura da ben 27 anni. In poche parole, i vicini di casa ellenici non accettano che la Macedonia utilizzi questo appellativo senza aggiungervi alcun aggettivo, e di conseguenza le due nazioni hanno raggiunto l’accordo su “Macedona del Nord”.

SCONTRO FRA EUROPEISTI E CONSERVATORI

Insieme al cambio di denominazione, Atene ha tolto il blocco imposto in questi ultimi anni verso l’Unione Europea e la Nato, temendo pretese territoriali sulla sua provincia settentrionale. Favorevole all’accordo, è Zoran Zaev, il premier socialdemocratico del paese, nonché grande europeista. Contrari sono invece Hristijan Micoski, a capo dell’opposizione conservatrice, e il presidente nazionalista Gjorgje Ivanov. I cittadini macedoni si troveranno a dover rispondere a questa domanda “Siete favorevoli all’adesione a Ue e Nato, accettando l’accordo tra Macedonia e Grecia?”. Affinché il referendum sia valido, serve il voto del 50% più uno degli aventi diritto, nonché che il sì o il no, raggiungano almeno il 50% più uno dei voti totali.