C’è chi inizia a pensare che la Francia stia iniziando a fare il doppio gioco sulla questione libica. La posizione ufficiale del Presidente Emmanuel Macron, ribadita anche dal Ministero degli Esteri di Parigi, è di vicinanza a Italia, Gran Bretagna e Stati Uniti per “condannare la continua escalation di violenza a Tripoli e dintorni” ed evitare qualsiasi azione che possa mettere in pericolo il quadro politico stabilito con la mediazione dell’Onu,” come sottolineato direttamente dall’Eliseo. Ma ormai sembrano aumentare i sospetti riguardo un patto stipulato tra Macron e il generale Haftar, che con l’appoggio della Russia ha al momento il pieno controllo dell’Est della Libia. E Macron sarebbe la garanzia che permette ad Haftar di resister al potere, nonostante i tentativi di disarcionarlo dei paesi occidentali. (agg. di Fabio Belli)



MIGRANTI IN CENTRO DETENZIONE

Sarebbero centinaia i migranti fuggiti dai centri di detenzione, le galere dell’orrore dove arrivano coloro che sperano di giungere in Europa. Ieri da un carcere erano fuggiti 400 tra detenuti e migranti. Oggi l’Unhcr e il ministero degli interni libico ne hanno trasferiti 800 in un centro di detenzione definito “più sicuro”, a causa degli scontri fra le milizie ribelli e il governo di Tripoli. Lo spostamento è stato comunicato all’agenzia Ansa dall’Alto commissariato Onu per i rifugiati. Lo spostamento delle “800 persone” è stato organizzato in coordinamento con “il ministero dell’Interno e il Comitato di crisi creato dal viceministro per la migrazione illegale, agenzie Onu e LibAid, partner di Unhcr”. (Agg. Paolo Vites)



ACCORDO SULLA TREGUA

La tregua è scattata in Libia nella città di Tripoli dopo che nelle scorse ore si è rischiato – e il timore resta tutt’ora – un conflitto su scala locale con influenze però tutte europee: il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Enzo Moavero Milanesi, «sottolinea l’importanza del “Joint Statement”, concordato in sede P3+1 (Italia, Francia, Regno Unito e Stati Uniti)», con il quale l’Italia si è fatta promotrice di ruolo da “arbitro” nella difficile situazione in corso tra Haftar e Al Sarraj. In pratica il Joint Statement lancia un appello «a tutte le parti in causa” al rispetto del cessate il fuoco in Libia»: da qualche ora, spiegano fonti governative, si sottolinea il risultato raggiunto auspicando la riconciliazione e la ripresa di un processo politico di pace a guida libica. La nota finale che sancisce l’intervento deciso delle Nazioni Unite – che in qualche modo, per ora, frenano le mire di Macron sulla Libia “cirenaica” – spiega: «I governi di Francia, Italia, Regno Unito e Stati Uniti salutano il risultato della mediazione raggiunto oggi dalla missione di supporto dell’Onu mirata a una de-escalation delle violenze a Tripoli e nei dintorni, e ad assicurare la protezione dei civili». (agg. di Niccolò Magnani)



GOVERNO, “CONFERENZA DI PACE IN ITALIA”

La soluzione della conferenza di pace in Italia per fissare la fine del conflitto in Libia è sicuramente un’idea del Governo italiano che può essere considerata efficace da chi vuole che le parti in causa arrivino ad un punto finale. Gli ultimi scontri che hanno rotto il cessate il fuoco, poi ripristinato, hanno causato ben 61 morti, a riprova di quanto i combattimenti nella zona intorno Tripoli possano avere un potenziale distruttivo che potrebbe amplificarsi tra le strade della capitale. Una situazione da disinnescare, col vicepremier Di Maio che ha sottolineato come la conferenza possa essere l’unica soluzione credibile, nel mese di novembre, per mettere fine al conflitto in Libia. (agg. di Fabio Belli)

DI MAIO: “CONFERENZA UNICA SOLUZIONE”

Al termine del vertice convocato per oggi a Palazzo Chigi dal premier Conte sulla crisi in Libia, con Tripoli nella morsa degli scontri tra milizie ormai da giorni, il governo ha comunicato che “sono stati inoltre definiti alcuni dettagli sulla Conferenza sulla Libia che si terrà in Italia nel mese di novembre“. A paventare la possibilità di un diretto coinvolgimento dell’Italia nel complicato processo di stabilizzazione della Libia era stato nel pomeriggio il vicepremier Luigi Di Maio, come riporta Agenzia Nova, secondo cui “l’unico modo per risolvere la questione libica è convocare il prima possibile la conferenza di pace della quale parliamo da mesi e che è stata anche oggetto di discussione tra il presidente Trump e il presidente Conte nel corso della visita a Washington di fine luglio“. Il capo politico del M5s si era detto convinto della necessità di “coinvolgere tutti, mettere al tavolo tutti e tra questi anche paesi del Mediterraneo che possono essere importanti nella stabilizzazione della Libia, anche paesi come l’Egitto e la Russia“. 

SCONTRI, ACCORDO PER CESSATE IL FUOCO

Nel documento diramato dall’esecutivo alla fine del summit a Palazzo Chigi, al quale hanno preso parte il premier Conte, e i ministri Salvini, Moavero e Trenta, il Governo – come riportato da Il Fatto Quotidiano – ha comunicato di restare “estremamente concentrato nel seguire gli sviluppi in atto in Libia nell’auspicio di un superamento delle attuali tensioni“. Intanto da Tripoli arrivano notizie incoraggianti sull’evoluzione della situazione in Libia. Come riferito da un tweet della missione Onu nel Paese, Unsmil, “sotto gli auspici” dell’inviato speciale dell’Onu in Libia, Ghassan Salamé, “un accordo per il cessate il fuoco é stato raggiunto e firmato oggi per porre fine a tutte le ostilità, proteggere i civili, salvaguardare la proprietà pubblica e privata e riaprire l’aeroporto di Mitiga”. Ovviamente è chiaro che l’intesa odierna “non punta a risolvere tutti i problemi della sicurezza della capitale della Libia: cerca un accordo quadro sul modo di iniziare ad affrontare tali questioni”. Come riportato dall’Ansa, in un accordo in sette punti rilanciato dall’account twitter di Al Ahrar, “tutte le parti firmatarie si impegnano a trovare una soluzione politica, alla cessazione delle ostilità e alla creazione di un meccanismo che controlli il cessate il fuoco“.