Secondo il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, lo scenario in Libia pone all’attenzione una necessità su tutte: «occorre dialogare con tutti, in particolare con chi rappresenta le istituzioni riconosciute dalle Nazioni Unite», che suona come un sonoro “monito” al generale Haftar (che aveva appena attaccato l’Italia, come potete leggere qui sotto). «La Libia è uno scenario di crisi pesante, perché c’è una situazione di conflitto. Tuttavia noi pensiamo che l’azione che sta svolgendo l’Onu sia non solo positiva, ma sul terreno abbia provato di poter arrivare anche a un risultato: la tregua, che come tutte le tregue ha i suoi momenti di fragilità, però sta funzionando e questo dimostra la volontà di arrivare alla stabilizzazione del Paese. Poi, secondo noi, è la base essenziale per poter svolgere quel grande appuntamento di democrazia che sono le elezioni»,  ha spiegato il capo della Farnesina. Intanto dagli Usa suona un “colpo” in sostegno di Roma e contro invece le mosse di Parigi: «È ovvio che siamo impazienti di vedere progressi. Però imporre false scadenze si ritorcerebbe contro tutti, e potrebbe portare a divisioni ancora peggiori in Libia», fanno sapere dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu. 



TAJANI “REPLICA” AD HAFTAR

E’ una vera e propria polveriera la Libia, ed in particolare Tripoli, dove negli scorsi giorni si sono verificati duri scontri fra milizie che hanno causato morte e distruzione. Stamane ha parlato il generale Haftar, vecchio uomo di Gheddaffi, che ha invocato l’aiuto dell’Italia nella difficile gestione politica libica. Gli ha risposto, seppur indirettamente, Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo, che ha ammesso: «Il futuro della Libia si decide adesso e l´Ue deve giocare un ruolo centrale nella gestione della crisi. Se non saremo in grado di assolvere questo compito, lasceremo campo libero alle ambizioni e interessi di singoli Paesi, come Russia, Egitto o Emirati Arabi». Fra le questioni pregnanti quando si parla di Libia, vi è senza dubbio quella dei migranti: «Senza un governo libico stabile – ha proseguito il numero due di Forza Italia – in grado di controllare le frontiere e il territorio, il problema dei flussi migratori in partenza dalle coste della Libia, non farà che aggravarsi. Anche il traffico di armi e di droga continuerà ad alimentare il terrorismo, mettendo a rischio la sicurezza degli africani e degli europei». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



LO SFOGO DEL GENERALE

Ne ha per tutti il generale sostenuto da Parigi e che ha da sempre particolare “diffida” della presenza italiana in Libia, specie per l’appoggio che Roma ha sempre dato al governo di Tripoli (per le importanti risorse e centrali dell’Eni presenti, ovviamente). «L’Italia protegge i capi delle milizie di Tripoli. A questo punto non possiamo che chiedere ai comandanti delle milizie di Tripoli di lasciare (la Libia) e poi aiutarli, con il supporto delle ambasciate, a vivere lontano dai libici». L’allarme sale, dalla stessa Eni che invita i canali diplomatici italiani ed europei a fare di tutto perché non scoppi un’altra guerra civile nei territori già piuttosto fragili dalle lotte intestine tra tribù. Intanto, sul fronte umanitario: «Diversi centri di detenzione a Tripoli si trovano sulla linea del fronte e migliaia di persone disperate sono ancora intrappolate al loro interno. Esiste un rischio reale che gli attacchi indiscriminati e il fuoco di artiglieria provochino feriti di massa. La fornitura di cibo e acqua è stata interrotta e ora viene fornita solo in modo saltuario. Le cure mediche sono del tutto insufficienti perché sono perlopiù fornite da organizzazioni internazionali ora costrette a sospendere le attività a causa dell’attuale insicurezza», lancia l’appello Ibrahim Younis, capomissione di MSF in Libia.



HAFTAR: “ELEZIONI LIBERE O ANNULLO TUTTO”

La Libia è stata vicina per qualche ora ad una rinnovata guerra civile tra milizie pro-Al Serraj e soldati del generale Haftar: poi l’intervento dell’Onu e la mediazione di Macron e del Governo Conte hanno evitato il peggio firmando una tregua però ancora molto debole per poter contrastare il forte subbuglio presente dalla Tripolitania fino alla Cirenaica, con il controllo totale del territorio ancora visto come forte “utopia”. Il generale Khalifa Haftar, comandante dell’Esercito nazionale libico sostenuto dal Parlamento di Tobruk, in un’intervista al giornale Al Wasat ha lanciato il suo personale allarme; «voglio le elezioni libere ed eque in Libia, ma se non saranno trasparenti l’esercito procederà ad un’azione che le farà abortire». A Parigi c’è stato un accordo politico con le parti rivali in Libia, «ma tutti gli accordi politici sono vani se poi non servono ad elezioni libere», ha attaccato ancora il generale “sostenuto” da Macron in più occasioni.

“PRONTI A MARCIARE SU TRIPOLI”

«Gli scontri degli ultimi giorni stanno cambiando la geografia della presenza delle milizie nella capitale», ha detto ancora il generale Haftar, che non cita mai direttamente Al Serraj ma che lo indica come chiaro “obiettivo” delle sue invettive. «Non lasceremo cadere Tripoli, lì il popolo libico dovrà vivere in sicurezza». Non solo, ha intimato che i capi delle milizie a Tripoli devono lasciare immediatamente la capitale «altrimenti marceremo su Tripoli per liberarla con mezzi militari, una opzione inevitabile». Senza citare il premier riconosciuto dall’Onu, l’intento è chiaro, ovvero cercare di minare l’autorità del Governo centrale di Tripoli per poter andare ad elezioni e vincere l’ennesimo braccio di ferro nella Libia post-Gheddafi. Intanto, sul fronte Costituzione, il generale conclude il suo ragionamento: «il progetto deve essere posticipato fino a dopo le elezioni e non prima, altrimenti, il popolo libico rifiuterà la nuova Costituzione».