Mentre la Russia continua a bombardare la provincia di Idlib, in Siria, è ancora una volta il presidente turco Erdogan a lanciare un monito affinché Mosca e Damasco pongano fine ai raid che secondo il “Sultano” di Ankara rischiano di trasformare l’intera regione in un “lago di sangue”. Il portavoce del governo turco ha definito la regione di Idlib, l’ultima roccaforte ancora sotto il controllo dei ribelli, come una “bomba orologeria”. Rivolgendosi agli altri interlocutori coinvolti nella partita siriana, come riporta The Guardian, Erdogan ha aggiunto: “Noi possiamo spegnerla e iniziare un nuovo processo in Siria se la comunità internazionale decide di prendere seriamente la guerra siriana e mostra di avere a cuore le sorti della gente siriana”. In un messaggio su Twitter, rispetto all’offensiva russa, Erdogan ha dichiarato:”Non guarderemo da bordo campo né parteciperemo a un gioco del genere”.  Quale sarà dunque la mossa turca? (agg. di Dario D’Angelo)



SI TEMONO DUE MILIONI DI PROFUGHI

Proseguono i raid aerei dell’esercito russo nella provincia di Idlib, nella Siria del nord-ovest. Stando a quanto fa sapere l’osservatorio siriano per i diritti umani, citato dal quotidiano La Repubblica, nelle ultime tre ore sono stati effettuati ben 60 diversi attacchi aerei nella zona di Idlib, tutti portati a termine da Mosca. Nella giornata di ieri si era tenuto un vertice a Teheran, in Iran, fra il presidente russo Vladimir Putin, quello turco Erdogan e quello iraniano Rohani, conclusosi però con un nulla di fatto: i turchi hanno proposto il cessate il fuoco, ma sia Putin quanto il collega iraniano hanno risposto picche. «Se noi annunciassimo un cessate il fuoco oggi, credo che sarebbe il passo più importante del summit – le parole del presidente della Turchia, Erdogan – un disastro, un massacro e una grande tragedia umanitaria un eventuale attacco su Idlib». Si teme una fuga di massa di profughi verso le nazioni europee, circa 2 milioni di migranti potrebbero lasciare la Siria in queste ore. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



4 VITTIME

Proseguono e si fanno sempre più intensi i raid governativi e russi nella Siria nord-occidenale, a sud di Idlib, ultima roccaforte dei ribelli rimasta fuori dal controllo di Damasco. Ma come riferito dall’Osservatorio siriano per i diritti umani vi sarebbero già le prime vittime civili dei bombardamenti. Come riporta anche il Washington Post, si tratterebbe di 4 persone rimaste uccise ad Abdeen, nel villaggio situato ad ovest della città di Khan Sheikhoun. Tra le vittime vi sarebbero due bambini e una donna. Gli elmetti bianchi (White Helmets), l’organizzazione umanitaria della difesa civile formatasi durante la guerra in Siria, parlando di un’altra vittima nel villaggio di Halba. Insomma i timori occidentali di una tragedia umanitaria in caso di bombardamenti su Idlib paiono confermati dai primi bilanci. (agg. di Dario D’Angelo)



MOSCA, “TERRORISTI USANO CIVILI COME SCUDI UMANI”

Continua l’offensiva russa sull’ultima roccaforte dei ribelli al governo Assad in Siria: ad Idlib c’è però il rischio di una tragedia umanitaria su larga scala, come annunciato sia dagli Usa che dalla Turchia. Ad uno scenario reso di per sé complicato dai raid aerei, secondo il consueto briefing settimanale con i giornalisti tenuto dalla portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova si aggiunge che “i terroristi impediscono l’uscita dei civili dalle zone di Idlib, attraverso i corridoi umanitari aperti e stanno portando verso l’interno della provincia gli abitanti dei villaggi, che si trovano lungo la linea di contatto con le forze governative, con l’intento di usare persone innocenti come scudi umani”. Secondo Mosca è “necessaria l’eliminazione completa e definitiva dei terroristi su tutto il territorio della Siria. La Russia sta facendo tutto quanto in suo potere perché questo avvenga col minimo di perdite di vite umane tra la popolazione civile pacifica”. (agg. di Dario D’Angelo)

USA, LINEA ROSSA SU USO ARMI CHIMICHE DA PARTE DEL REGIME

Dopo il nulla di fatto nel vertice a tre fra Putin, Erdogan e Rouhani, sono ripresi nella notte i raid aerei ad opera della Russia sulla provincia di Idlib, in Siria: lo ha riferito l’Osservatorio siriano per i diritti umani. Secondo quanto riferito dalla Bbc, i bombardamenti hanno colpito le posizioni dei ribelli nel sud ovest di Idlib, con i jet dell’aviazione di Mosca che si sono focalizzati su due gruppi armati, Hayat al-Tahrir al-Sham, vicino ad Al-Qaeda, e Ahrar al-Sham, parte dell’Esercito libero siriano. Ad Idlib, ultima roccaforte dei ribelli, ieri migliaia di persone hanno manifestato dopo le preghiere del venerdì chiedendo la protezione della comunità internazionale. Intanto Francia, Regno Unito e Stati Uniti hanno avvertito Damasco ponendo una sorta di “linea rossa” sulle azioni militari, annunciando che risponderanno militarmente a eventuali attacchi chimici condotti dal regime. Secondo la Russia sarebbero gli stessi “terroristi” a tentare di usare armi chimiche allo scopo di scaturire un intervento militare dei Paesi occidentali contro Damasco. (agg. di Dario D’Angelo)

PUTIN NON TRATTA COI “TERRORISTI”

Il Summit sulla Siria sembra aver evidenziato come la situazione sia arrivata ad un punto di non ritorno, soprattutto con Putin che non sembra più intenzionato ad aspettare o a considerare soluzioni diplomatiche, a fronte di mancate risposte da parte di chi semina il terrore. Putin è stato chiaro, senza la resa dei terroristi a Idlib, la Russia userà tutta la sua forza militare nonostante il presidente turco Erdogan abbia cercato ancora di mediare. “I terroristi non siedono a questo tavolo”, ha spiegato Putin come a voler sottolineare che ogni trattativa con l’Isis è irrealistica nei fatti, visto che non ci sono segni di una possibile resa da parte del sedicente stato islamico. Il tempo passa con gli Stati Uniti che mantengono una posizione da osservatore interessato, ma senza risposte nette la Russia sembra più che mai decisa a far partire nuovi attacchi per arrivare ad una resa dei conti a Idlib. (agg. di Fabio Belli)

RUSSIA INSISTE SUI RAID

Il “cessate il fuoco” a Idlib ultima roccaforte dei ribelli, rappresentava la speranza che sarebbe potuta concretizzarsi al termine del summit a tre con protagonisti i presidenti di Russia, Iran e Turchia. Purtroppo però così non è stato ed anzi il vertice ha contribuito a ribadire ancora di più le differenze esistenti tra Putin, Rohani ed Erdogan. Mentre quest’ultimo premeva verso la soluzione diplomatica al fine di scongiurare l’afflusso di migranti verso la Turchia, lo stesso non sembra essere stato condiviso dalla Russia in primis. “Qualsiasi attacco a Idlib potrebbe provocare una catastrofe. Non vogliamo che Idlib si trasformi in un bagno di sangue”, aveva detto il presidente turco. Per Putin però, il cessate il fuoco non avrebbe avuto senso perché non avrebbe coinvolto i gruppi terroristici: “Non posso essere io a garantire per i terroristi di Jabhat al-Nusra o dello Stato Islamico che smetteranno di sparare o di usare droni con le bombe”, ha detto, puntando ad un “totale annientamento dei terroristi”. Per Rohani la Siria deve tornare a controllare l’intero territorio e gli Usa dovrebbero andare via dal Paese. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

PUTIN “VIA TERRORISTI”, ERDOGAN “DISARMARE AL-QAEDA”

Prima della conclusione del summit a Teheran, il Governo francese tramite l’ambasciatore all’Onu Francois Delattre, ha fatto sapere alla trilaterale Turchia-Iran-Russia «La Siria è di nuovo sull’orlo di un abisso, Idlib è potenzialmente una bomba a orologeria per migrazione, situazione umanitaria e sicurezza. C’è ancora tempo per evitare un disastro ad Idlib, ma non abbiamo nemmeno un minuto da perdere». Per l’ambasciatore di Macron ogni possibile offensiva militare avrebbe conseguenze disastrose: poco dopo, all’uscita dal summit in Iran la comunicazione ufficiale dei tre leader non è molto diversa da quanto intimato da Onu e Francia. «Non può esserci una soluzione militare al conflitto in Siria” ma “solo attraverso un processo politico negoziato», spiegano Putin, Rouhani ed  Erdogan. In particolare la Turchia ha proposto il disarmo di 12 gruppi jihadisti, a cominciare dall’Al-Qaeda siriana, Hayat al-Tahrir al-Sham. Gli altri punti sono stati da poco riportati dall’inviato della Stampa a Beirut, Giuseppe Stabile: «evacuazione dei combattenti che deporranno le armi attraverso un corridoio che li conduca a zone controllate dall’Esercito libero siriano, alleato della Turchia; ritorno dei combattenti stranieri ai Paesi di origine; riaddestramento dei ribelli in nuovi gruppi sotto il controllo turco, come nel cantone di Afrin; distruzione con raid e operazioni mirate dei gruppi che non accetteranno la resa».

ROUHANI: “VIA GLI USA, LOTTA AL TERRORISMO”

E’ in corso a Teheran il summit trilaterale che vede protagonisti i presidenti di Iran, Turchia e Russia per discutere sul destino della Siria e della città di Idlib, ultima roccaforte dei ribelli. Ad aprire i lavori è stato il presidente iraniano Hassan Rohani e le sue prime parole sono state molto eloquenti: “Gli Stati Uniti devono andare via dalla Siria. Combattere il terrorismo a Idlib è inevitabile”. Insieme ad Erdogan e Putin si trovano nella capitale dell’Iran per chiarire quali saranno i limiti dell’ormai imminente operazione militare del regime di Damasco ma tra gli altri argomenti dei quali si discuterà nel corso del vertice ci sono anche le sanzioni economiche da parte degli Usa nei confronti dei tre Paesi. Il presidente Turco Erdogan ha espresso il maggiore timore in caso di bombardamenti nella regione di Idlib, tanto da asserire, come riporta Repubblica.it: “C’è il rischio di un grave massacro e di una nuova ondata di profughi”. In caso di disastro, infatti, a sua detta milioni di persone punterebbero alla Turchia ma “noi non siamo più in grado di accogliere i profughi”, ha sostenuto il suo presidente. Seppur più cauto, Putin ha continuato ad appoggiare il presidente siriano: “Ha il diritto di riprendere il controllo di tutto il Paese, compresa la regione di Idlib. I terroristi ormai restano solo a Idlib”, ha commentato. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

VERTICE RUSSIA-IRAN-TURCHIA

Si tiene oggi a Teheran il vertice atteso tra Russia, Iran e Turchia per provare a decidere molto, se non tutto, del prossimo destino della Siria: l’emergenza dell’oggi riguarda come tutti ben sappiamo Idlib, la zona siriana affidata al controllo turco secondo i precedenti accordi di Astana (sempre tra Mosca, Ankara e Teheran). Qui i ribelli anti-Assad si ammassano e giurano guerra contro le milizie governative e chiunque gli si pari di fronte, dai russi agli stessi turchi. Si rischia però un massacro e un’ennesima emergenza umanitaria come quelle viste in passato ad Aleppo, giusto per citare una delle roccaforti di quello Stato Islamico che ha devastato la Siria negli ultimi 5 anni. Quello di oggi è di fatto terzo vertice tra il presidente iraniano Hassan Rohani, Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan, giusto il giorno dopo le preoccupazioni rese note dall’Onu in merito alla situazione umanitaria per la probabile escalation militare «da parte del regime di Damasco e della Russia nel nord-ovest della Siria». Sempre le Nazioni Unite hanno lanciato l’allarma in chiusura di nota: «pericolo per oltre tre milioni di civili, inclusi un milione di bambini nel caso fosse lanciata un’offensiva su vasta scala a Idlib, l’ultima zona di de-escalation in Siria che i garanti di Astana si sono impegnati a salvaguardare».

RUSSIA, “LOTTA AI TERRORISTI CONTINUA”

Già negli scorsi giorni il Presidente Trump aveva lanciato un monito ad Assad e Putin di non intervenire a Idlib, temendo il forte rischio di un attacco chimico su larga scala: «Assad non attacchi Idlib o sarà tragedia», era stato l’appello del Presidente Usa a Rouhani e Putin, in modo da potersi sfilare dall’alleato siriano. Oggi si attende molto dal vertice dove verranno “reimpostati” i rapporti di forza nel Medio Oriente, con Putin e Assad che sostanzialmente chiederanno ad Erdogan di appoggiarli nel piano contro i ribelli di Idlib. Il problema, come ormai da tempo prosegue, è la presenza di Ankara nella Nato che mette in posizione di forte imbarazzo gli stessi Usa che sarebbero, in teoria, alleati di Erdogan ma che vedono ormai l’asse Russia, Iran, Turchia più stretto che mai. «La lotta contro i terroristi proseguirà. Gran parte del territorio della zona di deescalation di Idlib in Siria è controllata soprattutto dai miliziani», ha fatto sapere dal Cremlino la portavoce del Ministero degli Esteri, Maria Zakharova.