Il tribunale del Cairo ha condannato a morte 75 persone con l’accusa di incitamento alla violenza e organizzazione di proteste illegali. Un processo/farsa, come ha denunciato Nadia Bounaim, direttore di Amnesty International in Nord Africa, che parlando alla tv araba Al Jazeera ha ammesso: «Il fatto che non un solo poliziotto sia stato considerato responsabile dell’uccisione di almeno una delle 900 persone morte nelle proteste di Rabaa e Nahda, mostra quanto questo processo sia stata una beffa». A conferma di tali dichiarazioni, la dura condanna di Amnesty che ha parlato di “disonore”, commentando la sentenza del Cairo. Il 14 agosto del 2013, durante le proteste pro-Morsi, la polizia uccise più di 800 persone nel giro di poche ore, con l’HRW, lo Human Rights Watch, che definì quella tremenda azione come “crimine contro l’umanità”, ma a farne le spese sono stati solo 75 manifestanti, che ora verranno condannati a morte. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



E’ ARRIVATO IL VERDETTO

Era atteso nella giornata di oggi il verdetto in merito ai 75 egiziani imputati per la manifestazione del 2013 contro la deposizione dell’ex presidente Morsi. Un processo che si è chiuso con 75 condanne a morte, come del resto era facile auspicare. L’ennesimo processo di massa in quella zona del mondo, una sorta di normalità per il sistema giudiziario egiziano, che come una specie di “campo di concentramento” camuffato da aula di tribunale, condanna senza esclusione di colpi oppositori politici e personaggi scomodi, che siano giornalisti, attivisti o islamisti. Sono processi che vanno contro il diritto internazionale, anche perché i singoli imputati non vengono difesi in maniera efficace, visto che gli stessi non vedono mai i propri avvocati, e sono controllati da poliziotti o forze dell’ordine del carcere. Inoltre, sono costretti a seguire le udienze in gabbie di vetro e non hanno accesso ai documenti in merito alla propria posizione giudiziaria. Una pena di morte che tra l’altro è schizzata alle stelle in Egitto negli ultimi 4 anni: ben 2.159 condanne dal gennaio 2014, a cui si aggiungono le ultime 75… (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



LA SENTENZA DEL TRIBUNALE DEL CAIRO

Egitto, 75 condanne a morte per sit in pro-Morsi: confermata la sentenza di condanna pronunciata lo scorso 28 luglio 2018. Oggi, sabato 8 settembre 2018, il Tribunale del Cairo ha emesso la sentenza definitiva riguardo i fatti del 2013, quando i Fratelli Musulmani organizzarono una protesta di piazza a favore dell’ex presidente Mohammed Morsi. Come confermato dai colleghi di Repubblica, sono settantacinque le persone condannate a morte per impiccagione: tra di loro sono presenti gli alti capi dell’organizzazione, messa al bando come terroristica a partire dallo scorso dicembre 2013. I fatti, come dicevamo, risalgono all’estate 2013: il 14 agosto a Rabaa al-Adawiya fu organizzato un sit-in di protesta contro la deposizione dell’ex presidente Morsi e ci furono più di 700 vittime tra i manifestanti.



75 CONDANNE A MORTE

La deposizione di Mohammed Morsi risale al 3 luglio 2013, un colpo di stato militare che ha montato la rabbia dei Fratelli Musulmani, appartenenti al Partito Libertà e Giustizia. Il sit-in è stato marchiato come minaccioso per la sicurezza nazionale, nonché una intimidazione ai cittadini. Repubblica ricorda che tra le centinaia di persone arrestate spuntò il giornalista egiziano Mahmoud Abu Zeit, un fotoreporter conosciuto meglio come Shawkan: l’uomo stava documentando le manifestazione per conto di Demotix, agenzia britannica, e venne accusato di adesione a organizzazione criminale e addirittura omicidio. Dalla sua parte Amnesty International e Michael Giglio, giornalista americano di Buzz Feed presente al momento dell’arresto: chiarita la sua posizione, è tornato in piena libertà