Con un ritardo di quasi 10 giorni sulla tabella di marcia, i risultati delle Elezioni nella Repubblica Democratica del Congo sono arrivati e già non convincono, anzi, fanno gridare allo scandalo una parte dell’opposizione: già perché con la vittoria alle urne di Felix Tshisekedi, che sbaraglia la concorrenza di ben 20 candidati Presidente, l’altra opposizione riesce comunque a spodestare il potere di Kabila (leader-dittatore per oltre 18 anni, colpevole di avere ritardato il più possibile la data delle Elezioni “convinto” poi da Chiesa e comunità internazionale) instaurando una svolta al potere in Congo. Il problema è che la primissima dichiarazione di Tshisekedi vede la resa di onore e “gloria” al Presidente passato, quel Joseph Kabila visto dalla popolazione come un sanguinario dittatore che ha affamato un Paese con le risorse minerarie tra le più ricche del mondo. 55 anni, membro dell’Assemblea nazionale congolese, il nuovo Presidente del Congo ha vinto nei risultati emersi solo in tarda notte (dopo giorni di proteste per l’ennesimo ritardo e per diversi brogli segnalati anche dalla Commissione Episcopale del Paese africano, l’unica istituzione rimasta con credibilità nel Congo) con il 38,5% delle preferenze.
CONGO, L’OPPOSIZIONE TUONA: “FRODI E BROGLI”
Sconfitto la grande speranza dell’opposizione, quel Martin Fayulu, ex tycoon petrolifero, che con il 34,8 contesta subito il voto forte anche dell’appoggio diplomatico della Francia: «questo risultato non ha niente a che vedere con la verità nelle urne. Numeri assurdi e di golpe elettorale: il popolo del Congo è stato defraudato delle proprie elezioni e non accetterà mai una frode del genere». Brogli, scandali e intimidazioni durante il giorno delle Elezioni, lo scorso 30 novembre 2018: le opposizioni lamentano una vittoria non limpida, anche se resta sconfitto il vero “delfino” di Kabila Emmanuel Ramazani Shadary. Comprendere le trame politiche interne del Congo è operazione assai complessa, di certo però i timori delle opposizioni – dopo le prime dichiarazioni osservate del neo Presidente Tshisekedi – sono per un nuovo “endorsement” dell’ex Kabila proprio nei confronti del vincitore alle urne. Come giustamente riporta Repubblica, «Tshisekedi e Fayulu avevano assicurato due giorni fa di non avere lo spirito “vendicativo” nei confronti di Kabila e del suo entourage. I due hanno avevano anche auspicato che il cambio di regime fosse accettato da tutti gli attori politici, dalle forze di sicurezza e dai grossi imprenditori che sfruttano le miniere del Paese»: questo però non è successo e al primo giorno di risultati noti è già caos, con la Chiesa congolese che però manda un appello di buon senso a tutti gli attori in campo «Adesso la nazione vuole festeggiare il nuovo presidente e di certo non vuole violenze».