Siamo alla fine del quinto giorno di emergenza per Julen, eppure le speranze ancora non abbandonano né i genitori, né i soccorritori né l’intera Spagna in ansia da giorni per le condizioni del piccolo bambino incastrato a fondo del pozzo di Totalan: il rappresentante del Collegio degli Ingegneri e delle Strade di Malaga, Ángel García, ha fatto sapere questo pomeriggio che nella massa di terra trovata a 73 metri sotto il terreno delle campagne di Malaga «potrebbe trovarsi un buco, in quella cavità c’è ventilazione» il che lascia bene sperare per la possibilità di trovare ancora vivo il piccolo Julen. Si può resistere fino anche a 10 giorni senza acqua e cibo, spiegano gli esperti spagnoli, il che permette di sperare ancora per un esito diverso dalla tragedia di Alfredino Rampi: in tutta Spagna spuntano striscioni – C’è speranza” e “Siamo tutti Julen” – oltre a numerosi gruppi di preghiera tutti uniti perché quel miracolo possa accadere e quel piccolo bimbo possa uscire dall’inferno del pozzo artesiano.



LO SPELEOLOGO: “CREDO NEL MIRACOLO”

E’ davvero una corsa contro il tempo, quella in atto per salvare il piccolo Julen, il bambino di 2 anno caduto nel pozzo a Malaga. Il caso viene seguito da tutto il mondo che da cinque giorni è con il fiato sospeso in attesa di buone notizie sulle sorti del piccolo. I soccorritori proseguono incessanti nel loro lavoro ma dopo il precedente tentativo fallito, le speranze sembrano ridursi sempre di più anche se c’è nell’aria la possibilità di provare a costruire un nuovo pozzo parallelo. Tuttavia, Juan Lopez Escobar, l’ingegnere capo della squadra di soccorso resta realista e come riporta Leggo.it, commenta in merito ai tempi: “Fare una stima di quanto tempo ci vorrà prima di raggiungere Julen, in questo momento, mi sembra temerario”. “Salvarlo è una questione di giorni, non ore”, ha poi aggiunto. A rendere complesse le operazioni anche le condizioni del terreno, fortemente instabile e le previsioni meteo per nulla positive. A prendere la parola, come riporta Quotidiano.net, è anche il presidente della Federazione andalusa di Speleologia, Josè Antonio Berrocal, il quale ha commentato: “Credo nel miracolo, ci sono casi simili in cui persone hanno resistito anche 10 giorni in quelle condizioni”. Sarà così anche per il piccolo Julen? (Aggiornamento di Emanuela Longo)



SI SCAVA ANCORA PER SALVARE JULEN

Sarebbe fallito anche il secondo tentativo di raggiungere e quindi estrarre il bimbo spagnolo, come riporta oggi El Pais: «anche l’ipotesi del tunnel orizzontale è saltata, il terreno è troppo instabile» hanno avvertito gli esperti sul luogo della sventura a Totalan, mentre i genitori continuano a pregare e sparare in un miracolo per rivedere vivo il loro Julen. Come spiegava poco fa 20minutos.es, l’opzione percorribile ora è quella di scavare un nuovo tunnel verticale (dopo che già il primo giorno si era tentato, salvo poi fermarsi alla piccola frana trovata a 70 metri di profondità) per provare a recuperare quel piccolo bambino ormai da quattro giorno sottoterra ad oltre 110 metri. Secondo gli speleologi, qualche rimasuglio di speranza c’è comunque: «La conformazione delle rocce sotterranee fa sì che l’aria circoli anche in profondità, quindi il bimbo potrebbe respirare senza problemi».



SCAVATI DUE TUNNEL

Mentre proseguono le ricerche di Julen, il bimbo caduto in un pozzo abusivo di 107 metri nei pressi di Malaga e il suo caso sta tenendo col fiato sospeso tutta l’opinione pubblica spagnola, si accende una piccola speranza nonostante quella dei soccorritori sia oramai una corsa contro il tempo. Infatti, dopo le parole del padre del bimbo che ha ammesso di “avere ancora speranze che sia vivo”, si apprende che le ricerche potrebbero essere a una svolta dopo che è stato impiegato anche un robot-sonda calato fino alla profondità di 80 metri: infatti si starebbero scavando due tunnel per arrivare fino a lui e aumentare così le probabilità di salvarlo, stando almeno a fonti della Guardia Civile iberica che in queste ore è preposta al coordinamento delle operazioni e che vedono impegnate delle squadre di minatori giunti appositamente dalle Asturie e pure una ditta svedese specializzata in questo tipo di interventi. (agg. di R. G. Flore)

IL PADRE, “SPERO SIA VIVO”

L’appello questa volta è più “pacato” ma è altrettanto forte e arriva sempre da quel Josè Roco che da due giorni prega assieme a tutta la famiglia per la salvezza del piccolo figlio caduto nel pozzo di Totalan: «Con mia moglie siamo a pezzi, siamo morti. Ma abbiamo ancora la speranza che Julen sia vivo. Sono convinto che diverrà vivo mio figlio», racconta il genitore che viene sostenuto e accompagnato dai tanti soccorritori che sul posto della tragedia stanno cercando di fare il possibile per salvare quel bimbo così piccolo e così sventurato. La Chiesa di Spagna ha già fatto sapere di aver dedicato tutte le prossime Messe e i rosari per la salvezza del piccolo Julen, mentre ancora il papà spiega ai giornalisti di El Pais presenti nel campagne fuori Malaga «ringrazio per l’appoggio che con la moglie Vicky stanno ricevendo da «tutte le persone che ci danno forza, le imprese che offrono aiuto, gli psicologi, la guardia civile e tutti quanti stanno lavorando giorno e notte senza tregua». Da ultimo, un messaggio particolarmente toccante riferito alla storia drammatica della sua famiglia: «Abbiamo un angelo che ci aiuta a che Julen esca fuori vivo», riferendosi all’altro figlio morto due anni fa per un improvviso infarto in spiaggia.

TROVATE TRACCE BIOLOGICHE

Col passare delle ore la tragedia che sta andando in scena a Malaga, in Spagna, assume sempre di più purtroppo i connotati di quella che gli italiani hanno vissuto, molti anni addietro, a Vermicino: infatti si continua ancora a scavare, lavorando anche di notte, per provare a salvare il piccolo Julen, il bimbo caduto in un pozzo profondo 107 metri. Per farlo è stato impiegato anche un robot-sonda ma la preoccupazione dei soccorritori è quella di trovare il bambino entro le prossime 24 ore: tuttavia, intanto sono state rinvenute questa mattina, stando a quanto riporta la stampa iberica, delle “tracce biologiche” all’interno del pozzo (probabilmente dei capelli) che dopo alcune analisi sono risultate appartenere al piccolo e che hanno confermato che Julen è proprio in quel pozzo, specialmente dopo che qualcuno non aveva creduto alla versione dei genitori e pensava che fosse inutile cercarlo nel pozzo. (agg. di R. G. Flore)

ROBOT-SONDA SCENDE FINO A 80 METRI

Partiamo dalla fine, ovvero dalle ultime ore di scavi appena fuori Malaga in Spagna dove da due giorni si prega e si scava per provare a salvare il piccolo Julen, il bimbo di due anni caduto nel pozzo di Totalan ormai 48 ore fa: il robot-sonda con le telecamere ha raggiunto una profondità di 80 metri per provare a capire in che parte della lunga profondità di quel pozzo artesiano si trova il piccolo bambino caduto mentre stava giocando con un amichetto. Lo ha riferito questa mattina il delegato del governo in Andalucía, Alfonso Rodríguez Gómez de Celis, dopo che si sono moltiplicati i soccorsi spagnoli in quella che sempre più assomiglia sinistramente alla tragedia del Vermicino che colpì l’Italia e il piccolo Alfredino Rampi nel lontano 13 giugno 1981. In quel caso precedente dopo tre giorni di agonia, il bambino morì praticamente in diretta tv, mentre oggi si spera che le condizioni di Julen Roco siano migliori e che i soccorsi facciano prima (anche perché disponendo di strumentazioni assai migliori di quelle degli anni Ottanta). Secondo quanto riferito in conferenza stampa poco fa dalla portavoce del Governo Sanchez, Maria Gamez, sarebbero stati trovati dei “resti biologici” appartenenti a Julen, pare forse dei capelli all’interno del pozzo mentre procedono gli scavi.

LA DISPERAZIONE DEL PADRE E LE POLEMICHE SUL POZZO ABUSIVO

Il membro della Guardia Civil spagnolo ha precisato che il pozzo è profondo 107 metri e, come è noto, la sonda procede molto lentamente visto che il pozzo è ostruito dalla terra franata dalle pareti: le squadre dei soccorsi stanno rimuovendo con l’aiuto di un potente estrattore ma si teme che il tempo stia scorrendo troppo in fretta senza avere segnali di vita dal piccolo Julen. Gómez de Celis ha inoltre commentato che i soccorsi sperano di localizzare il piccolo Julen entro le prossime 24-48 ore con la speranza che nelle ultime ore sia situato un punto non rintracciabile dalle sonde e sia solo per questo motivo che non si odono segnali o urla del bimbo spagnolo. Le polemiche intanto non mancano dopo la denuncia disperata fatta ieri dal padre – comprensibile, tenendo conto che solo de anni fa ha perso un altro figlio, il primogenito di 3 anni, per un infarto improvviso e assurdo occorso mentre giocava in spiaggia – in merito ai soccorsi che non farebbero abbastanza per salvare il suo Julen: «Non dite che sta arrivando il sindaco, raccontate quello che si sta facendo qui, una mer.. di nulla, che il bambino da 30 ore è intrappolato in un pozzo. Che stiamo morendo!». Polemiche rintuzzate anche dal fatto che quel pozzo artesiano pare sia abusivo, come riferito ieri da El Pais: «Per realizzare quel tipo di pozzi, che servono a cercare falde acquifere, servono infatti dei test e una specifica autorizzazione di cui non ci sarebbe traccia negli uffici competenti».