Sua Eccellenza
Giuseppe Conte
Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana
Eccellentissimo signor Presidente,
Nella mia qualità di sindaco metropolitano della città di Caracas, spogliato arbitrariamente e ingiustamente da una carica per la quale sono stato eletto con il sostegno della maggioranza di centinaia di migliaia di miei concittadini, perseguitato e incarcerato in una prigione militare, quindi per nessun’altra ragione se non la mia devozione alla lotta per la fine dalla dittatura e la restaurazione del pieno stato di diritto nella mia patria venezuelana, alla quale ho dato una vita come deputato, governatore e sindaco, vedendomi oggi dopo essere fuggito a rischio della mia vita dalle fauci dei miei carcerieri nel doloroso obbligo di vivere bandito dal mio amato Paese, mi rivolgo a Lei, signor Presidente, non solo nella mia condizione politica sopra indicata, ma anche nella condizione di diretto discendente per via paterna di un cittadino italiano. Scorre, quindi, nelle le mie vene il sangue di un padre italiano e di una madre venezuelana, cosa che mi porta a provare con orgoglio l’appartenenza a entrambe le nazioni.
Questo fatto non avrebbe l’importanza che gli sto dando se non fosse per i legami profondi di convivenza e amicizia tra Italia e Venezuela. Grandi poeti, intellettuali, scrittori, scienziati, ambasciatori e politici di origine italiana riempiono le pagine della nostra storia, fino a rendere incalcolabile la profondità e la dimensione di questa presenza. La vita politica, culturale, economica e sociale del Venezuela contemporaneo non potrebbero essere spiegate senza la presenza benefica dell’Italia in questa patria nobile e generosa, che ha aperto le sue porte e ha accolto con gioia e generosità decine di migliaia di cittadini italiani che sono sfuggiti dai terribili effetti di guerre, disoccupazione, fame e miseria. Costoro hanno trovato nella nostra Patria venezuelana, come i miei antenati, l’opportunità di raggiungere una vita prospera piena di soddisfazioni spirituali e materiali. L’Italia è nel cuore del Venezuela. Come il Venezuela dovrebbe esserlo dell’Italia.
Mi sono dilungato in questo preambolo a questa lettera a Lei inviata a causa dell’immensa preoccupazione che mi provoca, e provoca nei venezuelani, tra cui decine di migliaia di italiani o discendenti di italiani, il necessario consolidamento del sostegno della Comunità europea, e in particolare della nostra madre Patria italiana, ai nostri grandi sforzi per uscire dalla tirannia e sfuggire dalle spaventose grinfie di questa crisi umanitaria che ha materialmente e spiritualmente devastato il più ricco, prospero e libertario Paese dell’America Latina. Che oggi non è che l’ombra di quello che ha dato rifugio, protezione e prosperità a tanti italiani in fuga dalla dittatura, dalla miseria e dalla guerra.
Queste sono tutte le ragioni che mi spingono a chiederLe, rispettosamente, ma con la legittimità e la fermezza che il mio incarico e le mie eredità di sangue mi conferiscono, il Suo sostegno e quello dello Stato e del Governo dell’Italia che Lei presiede, per accelerare la fine dall’attuale tirannia e riconoscere, il prima possibile, la piena legittimità del Governo di transizione guidato dal nostro deputato e Presidente dell’Assemblea nazionale, ora proclamato Presidente ad interim della nostra Repubblica Juan Guaidó. Il suo Governo è stato riconosciuto da tutte le nazioni democratiche del nostro emisfero, dal Canada e dagli Stati Uniti, fino all’Argentina e al Cile.
Ci angustia il fatto che, con tale sostegno unanime di nazioni democratiche del Pianeta, l’Unione europea esiti e non si rifaccia alla sua tradizione democratica e libertaria riconoscendo il Governo di transizione di Juan Guaidó. La numerosa e importante comunità italo-venezuelana La ringrazierà per il Suo contributo in questo senso: lo attendiamo fiduciosi nella giustizia del profondo sentimento democratico della Nazione italiana.
Con profondo rispetto La saluta
Antonio Ledezma
Sindaco metropolitano di Caracas