La mano tesa di Nicolas Maduro, che ha lasciato aperta la porta a nuove elezioni legislative ma non a quelle presidenziali, per adesso non scaldi i cuori dell’opposizione e dell’autoproclamatosi presidente del Venezuela, Juan Guaidò che ha chiamato la piazza su Twitter a una nuova adunata a sostegno dell’Assemblea Nazionale. Il giovane politico che viene praticamente sponsorizzato dalla maggior parte dei Paesi occidentali, ha invitato tutti i cittadini venezuelani a manifestare pacificamente con dei cartelli inneggianti alla “fine della usurpazione” chiedendo inoltre l’instaurazione di un governo di transizione che poi porti il Paese sudamericano a delle libere elezioni. “Apprezzo l’appello del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che ha ribadito il pieno sostegno al nostro lavoro democratico” ha ancora cinguettato Guaidò che ha ringraziato pure l’inquilino della Casa Bianca per aver riconosciuto la sua presidenza. (agg. di R. G. Flore)



“NO A PRESIDENZIALI FINO AL 2025”

Non è una vera e propria apertura ma quantomeno una mano tesa nei confronti dell’opposizione guidata da Juan Guaidò, leader e autoproclamatosi presidente del Venezuela, ma nelle ultime ore Nicolas Maduro si è detto pronto, nel corso di una intervista concessa all’agenzia di stampa russa Ria Novosti, a una mediazione. E l’erede di Chavez con mediazione non parla solo del suo avversario politico che ha l’appoggio degli Stati Uniti e di gran parte del mondo occidentale ma pure quella di Paesi terzi: “Sono pronto a sedermi al tavolo dei negoziati con Guaidò per il bene del Venezuela, per il desiderio di pace e futuro” ha detto il presidente in carica, non senza però lanciare qualche strale contro Donald Trump. Pur dicendosi disponibile a incontrarlo in qualsiasi sede egli scelga, Maduro ha spiegato che l’inquilino della Casa Bianca a suo dire avrebbe ordinato di ucciderlo con la collaborazione del governo colombiano e anche delle mafie che operano nel Paese sudamericano confinante col Venezuela. (agg. di R. G. Flore)



MADURO PRONTO AL DIALOGO?

Potrebbe anche essere a una svolta la delicata crisi venezuelana con i due presidenti, l’uno eletto, l’altro autoproclamatosi, che rivendicano il futuro del disastrato Paese sudamericano. In una intervista rilasciata all’agenzia di stampa russa Ria Novosti, Nicolas Maduro ha provato a tendere la mano al suo rivale, aprendo anche al dialogo e dicendosi pure disposto a incontrare il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, pur facendo notare le ingerenze dell’amministrazione americana nelle faccende del Venezuela. La proposta dell’erede di Chavez sono delle elezioni legislative anticipate anche se pare essere invece fermamente contrario a un nuovo voto presidenziale, tenutosi appena un anno fa e che a suo dire ha parlato apertamente. “Sarebbe molto positivo organizzazione elezioni parlamentari anticipate con il voto popolare” ha detto Maduro, ribadendo però di non poter accettare gli ultimatum che arrivano da diverse parti del mondo. “Che aspettino fino al 2025” ha detto a proposito delle presidenziali chieste da alcuni sostenitori del fronte di Juan Guaidó. Intanto, proprio il leader dell’opposizione ha chiamato i cittadini a partecipare a una giornata di appoggio all’Assemblea Nazionale. (agg. di R. G. Flore)



FORZA ITALIA, “ASSUMERE POSIZIONE UNIVOCA”

L’Italia ha espresso dopo giorni di silenzio il proprio parere in merito alla questione Venezuela, dove il leader dell’opposizione, Guaidò, si è autoproclamato presidente destituendo il dittatore Maduro. Il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, è uscito allo scoperto nelle scorse ore facendo chiaramente capire di non volersi schierare con nessuno dei due politici suddetti. Una posizione che non è piaciuta all’opposizione, a cominciare dal partito di Silvio Berlusconi, Forza Italia, che ha presentato presso la Commissione Affari Esteri un dispositivo di risoluzione a prima firma Orsini, elencato dai deputati Gelmini, Valentini, Carfagna, Cappellacci, Napoli e Nissoli: «Assumere una posizione univoca, in linea con quella delle altre maggiori nazioni europee – si legge in un passaggio del testo – e operare in sede europea per un atteggiamento comune dell’Unione, che sostenga con forza la legittima espressione democratica del popolo venezuelano rappresentata dal Parlamento, negando quindi ogni ulteriore riconoscimento all’illegale regime di Maduro e appoggiando la necessità di ripristinare i diritti civili e democratici, compreso il sostegno alla richiesta di immediate elezioni libere nel Paese sudamericano». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

VENEZUELA, IL PENSIERO DI CONTE

Anche l’Italia si espone dopo giorni di silenzio sulla questione Venezuela. A parlare poco fa con i giornalisti è stato il presidente del consiglio, Giuseppe Conte: «Il ruolo dell’Italia è molto chiaro: ci siamo battuti in Europa affinchè venisse fuori una posizione comune. Abbiamo dato un contributo determinante, la nostra posizione è prudente: quando ci sono crisi del genere non è opportuno dare delle investiture non passate da un riconoscimento elettorale. Non appoggiamo Maduro, ma premiamo affinchè ci siano delle libere elezioni: dare l’appoggio a uno dei due contendenti non sarebbe democratico. Qualsiasi atteggiamento ingerente può portare a uno stallo internazionale, che rischia di non giovane alla stabilizzazione del Paese». Il premier non appoggia Maduro ma nel contempo nemmeno Guaidò, che la scorsa settimana si è autoproclamato presidente. Ok invece per quanto riguarda nuove elezioni libere nelle prossime settimane, una strada che sta prendendo sempre più piede alla luce anche dell’apertura dello stesso dittatore. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

VENEZUELA, MADURO SUGLI STATI UNITI

Incontrare Trump? «Mi sembra complicato, visto che il consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton ha impedito al Presidente di avviare il dialogo»: è ancora Maduro a lanciare le sue invettive contro gli Stati Uniti nella stessa intervista – alla agenzia di stampa russa Ria – in cui ha di fatto aperto alle opposizioni e Juan Guaidó la possibilità di indire nuove elezioni. Si sente accerchiato, questo è chiaro, e tenta di salvare il salvabile ma non si tira indietro nell’accusare i veri nemici, a suo dire, del popolo venezuelano: «Se un giorno mi succederà qualcosa, Donald Trump e il presidente colombiano Ivan Duque saranno responsabili». Secondo Maduro, il Presidente degli Usa avrebbe chiesto al collega colombiano di effettuare l’assassinio politico in “stile” Gheddafi: «sono tranquillo», ammette Maduro, «sono in buone mani perché sono protetto. Abbiamo un buon sistema di difesa e inoltre abbiamo una protezione più significativa, cioè quella id Dio che mi darà una vita lunga». (agg. di Niccolò Magnani)

MADURO APRE A NUOVE ELEZIONI

Il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, si dice pronto a nuove elezioni e a dialogare con l’opposizione guidata da Guaidò, autoproclamatosi numero uno della nazione sudamericana la scorsa settimana. «Sono pronto a sedere al tavolo dei negoziati con l’opposizione – le parole del dittatore riportate dall’agenzia di stampa russa Ria Novostiper parlare per il bene del Venezuela, per la pace e per il suo futuro». E in merito alla possibilità di tornare a votare, Maduro non si nasconde: «Sarebbe molto bello organizzare elezioni politiche anticipate, sarebbe una buona forma di discussione politica, una buona soluzione per il voto popolare». Sulla possibilità invece di una mediazione di paesi terzi per uscire dalla crisi, il presidente destituito ha aggiunto: «Ci sono diversi governi, organizzazioni a livello globale, che stanno dimostrando la loro sincera preoccupazione su ciò che sta accadendo in Venezuela, hanno fatto appelli a favore del dialogo». Intanto non si placano le attività di Guaidò atte a mettere alle strette Maduro, e nelle ultime ore il 35enne oppositore si è rivolto a Bruxelles: «Abbiamo bisogno di più sanzioni da parte dell’UE, come deciso dagli Stati Uniti». A Maduro è stato imposto il divieto di lasciare il paese. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

LA GAFFE DI BOLTON SULLA COLOMBIA

Disattenzione o strategia? Il dubbio sorge spontaneo dopo che John Bolton, consigliere per la Sicurezza Nazionale Usa, si è lasciato fotografare con un bloc notes con su scritto:”Afghanistan, plaudire ai negoziati, 5mila truppe in Colombia”. Proprio quell’ultima parte, lo stanziamento di 5000mila soldati americani in Colombia, non può non essere letto come un avvertimento al Venezuela di Maduro, col presidente-dittatore che in queste ore si vede sempre più insidiato da Guaidò, forte dell’appoggio dell’Unione Europea ma soprattutto di Donald Trump. Come riportato da La Repubblica, la posizione dell’inquilino della Casa Bianca è stata espressa proprio da Bolton in conferenza stampa:”Il presidente lo ha detto chiaramente, tutte le opzioni sono sul tavolo”. Una linea ribadita anche da un portavoce quando l’appunto sul bloc notes era ormai diventato virale:”Come il presidente ha detto tutte le opzioni sono sul tavolo”. Già, anche quella militare…(agg. di Dario D’Angelo)

GUAIDO’ SI IMPOSSESSA DELLE RISORSE AUREE VENEZUELANE

Il presidente del Venezuela, Guaidò, autoproclamatosi la scorsa settimana, continua la sua battaglia nei confronti del dittatore Maduro, e la lotta al presidente eletto passa anche dalle risorse economiche. Nelle ultime ore il leader dell’opposizione ha annunciato di aver preso possesso delle risorse, e gli Stati Uniti nel contempo hanno ufficializzato delle sanzioni che vietano al gruppo petrolifero venezuelano Pdvsa di fare affari con gli stessi Usa, congelando le sue attività fuori dai confini. Dura la reazione dello stesso Maduro, che parlando alla tv di stato ha affermato: «Ho dato istruzioni precise al presidente di Pdvsa per promuovere azioni politiche, legali, di fronte ai tribunali americani e del mondo, per difendere la proprietà e la ricchezza di Citgo». Condanna anche da parte della Russia, con il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, che parla di sanzioni illegittime: «La leadership venezuelana – le sue parole – ha già descritto queste sanzioni come illegittime e noi aderiamo pienamente a questo punto di vista, ricordando l’atteggiamento coerente di Mosca a tali restrizioni, alle quali i colleghi americani stanno cominciando a ricorrere sempre più spesso». Sulla stessa linea di pensiero infine la Cina, altra nazione che ha subito condannato il colpo di stato di Guaidò: «Le sanzioni sul Venezuela – dice il portavoce del ministero degli Esteri, Geng Shuang – porteranno a deteriorare le condizioni di vita della popolazione e gli Usa dovrebbero farsi carico delle responsabilità legate alle gravi conseguenze». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

VENEZUELA, GUAIDÒ PRENDE IL POSSESSO DELLE RISORSE

Proseguono le mosse dell’autoproclamato presidente del Venezuela, Juan Guaidò, per isolare il dittatore Maduro. Il neo-numero uno della nazione sudamericana ha annunciato di iniziar ad aver preso il controllo degli interessi dello stesso paese all’estero. Anche in questo caso l’annuncio è stato fatto via Twitter attraverso la pubblicazione di un documento stampato sulla carta intestata dell’Assemblea Nazionale: «Per evitare che l’usurpatore (Maduro, ndr) e la sua banda – scrive Guaidò sul noto social – cerchino di raschiare il fondo del barile continuando a rubare soldi ai venezuelani, finanziando delitti a livello internazionale e usando questi soldi per torturare il nostro popolo (…) ho ordinato il trasferimento dei conti correnti della repubblica sotto il controllo dello Stato e delle sue legittime autorità». Un clamoroso annuncio a sorpresa che ha come obiettivo quello che di stringere il cappio attorno al collo di Maduro, evitando che lo stesso possa utilizzando i fondi a disposizione dello stato per una rappresaglia militare nei confronti degli oppositori che l’hanno destituito la scorsa settimana.

VENEZUELA, GUAIDÒ: “HO PARLATO CON TRUMP

Le riserve auree venezuelane ammonterebbero a 1.3 miliardi di dollari: «Vi chiedo di bloccare quell’oro – la richiesta del partito di Guaidò alla Bank of England – se dovesse entrare in possesso dell’illegittimo governo cleptocratico di Maduro sarebbe utilizzato per reprimere il popolo venezuelano». Nel frattempo è intercorsa una telefonata fra il neo-numero uno venezuelano e il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, il primo ad appoggiare la mossa di Guaidò: «Abbiamo parlato con il presidente – le parole del 35enne uomo politico venezuelano, intervistato dai microfoni della Cnn così come con altri presidenti della regione e del mondo. Siamo chiaramente in una situazione molto complessa. La volontà dell’opposizione è di uscire dalla crisi con strumenti venezuelani». Guaidò ha ricevuto l’appoggio praticamente totale dell’intero blocco dei paesi della Nato, mentre da Cuba, Russia e Cina è arrivata una ferma condanna.