Trasformare il corpo del defunto in fertilizzante: è l’alternativa alla sepoltura o alla cremazione proposta negli Stati Uniti, in particolare nello Stato di Washington. Si chiama “human composting” ed è un approccio più ecologico ed economico. Come funziona? Lo spiega il Corriere della Sera, precisando che il cadavere viene sistemato all’interno di un contenitore per farlo decomporre in un terreno ricco di nutrienti e che può essere restituito alle famiglie. Quindi la persona scomparsa viene trasformata in un fertilizzante. Il procedimento prevede l’imbalsamazione dei resti umani, avvolti poi in un sudario, e il posizionamento in un lungo vaso cilindrico che contiene materiale organico come trucioli di legno, erba medica e paglia. L’aria viene periodicamente aspirata, fornendo ossigeno per accelerare l’attività microbica. In un mese, dunque, i resti vengono ridotti a compost che può essere usato per la coltivazione di nuove piante. L’impatto sull’ambiente è positivo perché non ci sarebbero più tracce di resti umani che percolano sostanze chimiche nel terreno con la tradizionale sepoltura, né di rilascio di anidride carbonica in aria come avviene nella cremazione. E ci sono anche dei vantaggi economici, perché lo “human composting” costerebbe circa 5mila e 500dollari, contro i 7mila dollari per la sepoltura tradizionale, secondo i dati della National Funeral Director Association.
COMPOST UMANO, DIVENTARE FERTILIZZANTI DOPO LA MORTE?
L’idea dello “human composting” è nata nel 2013 dalla designer Katrina Spade, di Seattle. Stava lavorando all’università del Massachusetts, quando ha cominciato a promuovere un sistema che creasse una connessione tra la morte e il successivo stadio del nostro corpo che viene invece recisa dall’industria funeraria. Dopo aver parlato con un’amica della pratica agricola del compostaggio del bestiame, ha avuto l’idea. Nel 2017 ha fondato un’associazione benefica per continuare la ricerca e recentemente ha sponsorizzato un programma pilota di 75mila dollari alla Washington State University. La ricerca è terminata ad agosto, con risultati positivi che verranno pubblicati quest’anno. Nel 2017 ci fu un tentativo di portare avanti il procedimento, ma non passò. Secondo il senatore democratico Jamie Pedersen, uno dei promotori dell’introduzione dello “human composting”, a causa della forte opposizione della Chiesa. Ora un nuovo tentativo. Secondo il senatore l’idea è stata accolta positivamente dai cittadini, «entusiasti di diventare un albero o di avere una differente alternativa per se stessi», come riportato da Nbc News. A febbraio verrà presentato il disegno di legge per la legalizzazione del procedimento con la richiesta di dare il via libera ad un’altra pratica, l’idrosi alcalina, che prevede la dissoluzione dei corpi in un recipiente pressurizzato con acqua e soda fino a quando non restano solo liquido e ossa.