Ora è ufficiale, gli Stati Uniti, da domani 2 febbraio 2019, sospenderanno il trattato sul nucleare siglato con l’Unione Sovietica nel 1987, l’Inf. Nelle ultime settimane Washington e Mosca hanno tentato il dialogo ma senza giungere ad alcun risultato soddisfacente, visto che le due super potenze si sono rimbalzate le responsabilità, e di conseguenza Trump ha deciso di fuoriuscire dal patto. Ad annunciarlo è stato il segretario di stato americano, Mike Pompeo, attraverso un comunicato ufficiale. «I nostri alleati della Nato ci sostengono totalmente – fanno sapere dalla nazione a stelle e strisce – perché capiscono la minaccia posta dalle violazioni della Russia e i rischi per il controllo degli armamenti che arrivano dall’ignorare le violazioni dei trattati». Secondo gli Stati Uniti, la Russia dovrebbe distruggere tutti i missili, nonché «le basi di lancio e le relative attrezzature» che violano appunto il suddetto trattato. Con l’uscita dal patto il mondo torna indietro di 32 anni, quando Usa e Urss erano nel vivo della Guerra Fredda, e si rincorrevano in una corsa agli armamenti nucleari a dir poco preoccupante. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
USA FUORI DAL TRATTATO CON LA RUSSIA SUL NUCLEARE: LA REPLICA DI MOSCA
Arriva la replica della Russia all’annuncio degli Stati Uniti di lasciare il trattato sul nucleare Inf. Mosca non è di certo stata a guardare inerme, e nella voce del viceministro degli Esteri Sergei Ryabkov, intervistato dall’emittente Rossiya 24, ha fatto sapere: «Gli Stati Uniti potrebbero schierare un totale di 48 missili da crociera in Europa mettendo così in pericolo la Russia centrale, e Mosca non può ignorare questa minaccia. Gli Usa – ha aggiunto – potrebbero anche decidere di schierare immediatamente 24 missili Tomahawk nucleari, dopo che i sistemi Aegis Ashore saranno schierati in Polonia». Ryabkov ha altresì fatto sapere che la Russia sta già prendendo delle contro-misure per garantire la sicurezza del paese. Dopo l’annuncio di oggi circa l’uscita dal trattato storico sul nucleare, siglato da Reagan e Gorbaciov l’8 dicembre del 1987, la Russia avrà 180 giorni, circa 6 mesi di tempo per smantellare i missili non rientranti nel patto, ma stando a tale dichiarazioni rilasciate dall’esponente del governo Putin, Mosca non sembra aver alcuna intenzione di sottostare alle richieste americane. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
USA FUORI DAL TRATTATO CON LA RUSSIA SUL NUCLEARE
Forse già entro oggi o al massimo domani, gli Stati Uniti usciranno dall’accordo sul nucleare siglato con la Russia. Lo storico patto firmato dall’ex presidente degli Usa, Ronald Reagen, e dall’ex numero uno dell’Unione Sovietica, Mikhail Gorbaciov, nel 1987, sta quindi per essere congelato da Donald Trump. Secondo quanto rivelato dalla Cnn, citando diverse fonti diplomatiche informate, il segretario di stato americano, Mike Pompeo, annuncerà la novità quest’oggi, alla luce anche di quanto dichiarato negli ultimi tempi dal commander in chief. Stati Uniti e Unione Europea accusano Mosca di aver violato il suddetto patto dal 2014, mentre la Russia smentisce le accuse, definendole prive di fondamento, e puntando il dito a sua volta nei confronti di Washington. Donald Trump, come detto sopra, aveva già esternato la propria intenzione di uscite dall’Inf, durante lo scorso mese di ottobre, quindi a dicembre aveva dato l’ultimatum a Mosca: due mesi di tempo (scadenza 2 febbraio) per smantellare i nuovi missili, altrimenti il patto sarebbe decaduto. L’Inf, Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty, era stato siglato davanti al mondo intero, l’8 dicembre del 1987, e portò alla distruzione di 2.692 missili, di cui 1.846 russi e 846 americani, armi nucleari di portata intermedia, fra i 500 e i 5.500 chilometri. Fu un episodio chiave nella storia politica mondiale, visto che fu un passo concreto per la fine della Guerra Fredda che terminò di fatto pochi anno dopo, con la caduta del muro di Berlino. La decisione degli USA di uscire dall’Inf ha indotto la rivista Bulletin of Atomic Scientists a modificare l’orario sul suo Doomsday Clock, l’orologio dell’apocalisse, che segna le 23:58, due soli minuti dalla mezzanotte: secondo la stessa rivista, la mezzanotte coinciderebbe con l’apocalisse, e l’orologio ha fatto segnare questo orario nella sua storia nel 1953, al picco della guerra fredda.
USA FUORI DAL TRATTATO NUCLEARE CON LA RUSSIA
L’amministrazione Trump dovrebbe annunciare domani il ritiro dallo storico trattato sulle armi nucleari (Inf) Usa-Russia firmato da Ronald Reagan e Michail Gorbaciov e pietra miliare della fine della Guerra Fredda. A riportarlo è l’Associated Press, secondo cui l’inquilino della Casa Bianca non ha cambiato idea sul fatto di stracciare l’intesa entro la scadenza del 2 febbraio. Secondo il tycoon, Mosca avrebbe ripetutamente violato quegli accordi. Accuse rispedite al mittente da parte del Cremlino, secondo cui proprio gli Usa avrebbero in realtà ripreso una pericolosa corsa agli armamenti. Falliti i tentativi di arrivare ad una mediazione, come si era intuito già quest’oggi dalle parole del viceministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov, secondo cui Washington e Mosca “non hanno fatto progressi” nelle trattative per salvare il trattato Inf sulle forze nucleari di medio raggio.
TRATTATO NUCLEARE (INF) USA-RUSSIA: TRUMP VERSO IL RINVIO
La condizione posta dall’amministrazione Trump per restare all’interno del Trattato sulle forze nucleari di medio raggio ed evitare la ripresa di una corsa alle armi in Europa era che la Russia distruggesse il sistema missilistico 9M729, che secondo Washington infrange gli impegni dell’accordo. I rappresentanti americani e russi, come riferito dall’Afp, si sono incontrati a margine di una riunione dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu a Pechino ma, ha chiarito Ryabkov dopo aver parlato con il sottosegretario di Stato Usa per il controllo degli armamenti e la sicurezza internazionale Andrea Thompson, “sfortunatamente non ci sono progressi”. Secondo Mosca, infatti, la posizione americana sul tema è “dura, distruttiva e simile a un ultimatum”. Il vice di Lavrov ha commentato il fatto di non aver fatto progressi senza nascondere una certa amarezza:”Lo diciamo non soltanto con tristezza ma con profonda preoccupazione per il destino del trattato, per il destino della sicurezza europea e internazionale”.