Non è la primi crisi per il Venezuela, ma nelle precedenti ondate di protesta non sono stati arrestati tanti bambini e adolescenti come stavolta. Lo denuncia Foro Penal, l’organizzazione che si occupa delle violazioni dei diritti umani e fornisce assistenza giuridica alle vittime. Sono stati arrestati 77 ragazzini tra i 12 e i 14 anni di età, quindi al di sotto dell’età minima di responsabilità penale, nell’ultima settimana. Quasi tutti il 23, giorno in cui ci sono state manifestazioni di massa in tutte le città, culminate con il giuramento di Juan Guaidó come presidente “incaricato”. Quel giorno tra l’altro c’è stato un record di arresti in Venezuela per quanto riguarda gli ultimi vent’anni. Ma perché il regime di Maduro fa guerra ai bambini? La Ong spiega, come riportato dal Corriere della Sera, che in parte i minori manifestavano con adulti, quindi sono stati coinvolti in retate a caso. Ma c’è il forte sospetto che il regime voglia lanciare un messaggio a tutti i giovani, affinché non tornino a protestare.
VENEZUELA, BAMBINI ARRESTATI E PICCHIATI: “VOGLIONO FARCI PAURA”
Molti degli adolescenti arrestati sono stati rimessi in libertà, ma in carcere ne registrano alcune decine. Inoltre, da giorni all’Ong arrivano notizie di retate casuali e minacce ai familiari degli oppositori e dei detenuti, affinché non denuncino gli abusi della repressione. Gli avvocati, come riportato dal Corriere della Sera, raccontano che «i genitori dei ragazzini picchiati o in galera sono minacciati quando chiedono notizie. Zitti o finirà peggio. Noi rispondiamo sempre che non è il momento di avere paura». In rete circolano immagini di familiari che chiedono notizie dei bambini davanti alle carceri e alle stazioni di polizia. Ora il responsabile di uno dei principali siti di notizie teme che la repressione possa abbattersi su di loro. «Abbiamo già notato nei giorni scorsi che la velocità delle connessioni Internet si abbassa decisamente in alcuni momenti della giornata, soprattutto quando parla Guaidó». La repressione ha infatti già colpito alcuni giornalisti stranieri. «Restituite i nostri bambini!», continuano però a urlare le mamme.