In quasi tutti gli stati americani e in quasi tutto il mondo, quando viene assassinata una donna incinta comportando anche la morte del bambino che portava in grembo, è considerato un doppio omicidio. Con la nuova legge sull’aborto consentito fino al nono mese approvata recentemente dallo stato di New York non è più così. Essendo in sostanza possibile uccidere il bambino quando è in condizioni di nascere, e anche quando è nato, di conseguenza l’omicidio di un feto non è più da considerarsi tale. La nuova legge senza dirlo lo considera semplicemente un oggetto, cosa che d’altro canto è sempre stato per gli abortisti (ricordiamo Marco Pannella che lo definiva “un grumo di cellule”). Come hanno detto giustamente i vescovi americani, è una legge che rende la donna ancora più debole e indifesa. La nuova legge sull’aborto di New York non toglie solo le restrizioni sull’aborto che proteggono i bambini non ancora nati a breve termine. Nega anche la giustizia alle madri incinte e ai bambini non nati che sono vittime di crimini violenti.
COSÌ L’ABORTO SI RIVELA LEGGE OMICIDA
L’abrogazione della legge sull’omicidio fetale di New York significa che la persona che ha pugnalato una donna incinta domenica a Ridgewood, New York, uccidendo lei e il suo bambino non ancora nato, non può più essere incriminata per la morte del bambino. Ed è a causa del governatore Andrew Cuomo, un politico che si definisce cattolico praticante. A gennaio ha firmato una legge radicalmente pro-aborto che non solo espande gli aborti a breve termine, ma abroga anche la legge statale sull’omicidio fetale. Queste leggi di buon senso, in 37 stati americani, riconoscono l’omicidio illegale di un bambino non nato come omicidio almeno in alcune circostanze. Jennifer Irigoyen, al quinto mese di gravidanza, è stata brutalmente uccisa da un uomo, si pensa il padre del bambino, che, secondo i testimoni, ha voluto proprio uccidere il bimbo come prima cosa, colpendola alla pancia e al ventre.