Crisi politica in Spagna, dove il governo capitanato da Pedro Sanchez è stato battuto in parlamento sulla finanziaria. Stando a quanto filtra dall’esecutivo, come riportato dall’edizione online di El Pais, nella giornata di venerdì, dopo la riunione del consiglio dei ministri, verranno rese note le date delle prossime elezioni nazionali. Il governo sembrerebbe quindi pronto ad una nuova chiamata alle urne, dopo che il congresso dei deputati ha respinto oggi mezzogiorno la manovra di bilancio per il 2019. Pedro Sanchez può indire nuove elezioni in qualsiasi momento, e lo stesso ha ribadito che senza l’approvazione della legge di bilancio «La legislatura si abbrevia». Secondo quanto circola in Spagna la data della prossima tornata elettorale potrebbe essere quella del 28 aprile, di conseguenza bisognerà sciogliere le camere entro l’inizio di marzo, e ci saranno poi meno di sessanta giorni di tempo per tornare a votare. E’ la seconda volta nella storia democratica della Spagna che la manovra di bilancio viene bocciata: la prima volta fu nel 1996, quando i nazionalisti catalani respinsero la finanziaria dell’allora presidente Felipe Gonzalez. Dopo la bocciatura si andò alle elezioni. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
SPAGNA, ELEZIONI ANTICIPATE IN ARRIVO
Come anticipavamo ieri Sanchez rischiava grosso sulla Manovra e quel rischio ora si è materializzato: in maniera clamorosa, anche se ipotizzabile alla vigilia, il Parlamento ha rigettato poco fa la Legge di Bilancio presentata dal Governo Psoe del Premier Pedro Sanchez. Dopo il mancato accordo tra Madrid e Barcellona, a votare contro la legge di bilancio dell’esecutivo socialista sono stati proprio i partiti indipendentisti, che hanno così sostanzialmente decretato la fine della legislatura. Il rifiuto del governo Sanchez di negoziare l’autodeterminazione di Catalogna e provare a modificare i termini del processo contro i leader secessionisti ha segnato forse l’ultimo passo dell’esecutivo che ricordiamo già era subentrato con ribaltone clamoroso della mozione di sfiducia contro il Premier popolare Rajoy. La fine naturale della legislatura in Spagna sarebbe prevista per il 2020 ma il leader socialista, lasciando l’emiciclo, al momento non si è pronunciato al riguardo. Stando a fonti del Psoe potrebbe farlo domani con l’annuncio, ormai probabile, di elezioni anticipate. A votare contro il Governo battendolo sui numeri sono stati i partiti ERC e PDeCAT, catalani, uniti a quelli scontati del Partito Popolare, di Ciudadanos, Coalición Canaria, Foro Asturias, UPN ed En Marea.
PROCESSO A LEADER CATALANI: LO SCONTRO POLITICO
Una settimana decisiva per la Spagna, non è un “modo di dire” come magari abbiamo visto e sentito spesso negli ultimi mesi per i casi italiani e francesi: il processo che parte oggi ai leader catalani (9 sono in carcere, ndr) anticipa il tema forse più spinoso, ovvero la fiducia al Governo socialista di minoranza del Premier Sanchez sulla Manovra Finanziaria. Ribellione, appropriazione indebita e disobbedienza: sono queste le accuse in conto ai leader della Catalogna che non fa che riaccendere lo scontro tra Madrid e Barcellona dopo gli infausti passati dello scorso anno. La Corte Suprema è chiamata ad iniziare il processo per il vicepresidente catalano Oriol Junqueras ed altri undici leader separatisti che spingevano per la dichiarazione di indipendenza della Catalogna dopo il referendum del 2017. Non ci sarà Carles Puigdemont per il quale il giudice della Corte Suprema non ha richiesto, alla fine, l’estradizione internazionale dalla Germania con relativa aspra polemica da parte dei partiti d’opposizione per la “mano morbida” della giustizia contro un reale tentativo di ribellione.
SANCHEZ RISCHIA SULLA MANOVRA: ELEZIONI ANTICIPATE?
I sondaggi danno la maggioranza degli spagnoli che intendono condannare i leader della Catalogna e proprio per questo motivo non hanno visto di buon occhio il tentativo del premier socialista Pedro Sanchez di continuare i colloqui con i separatisti catalani: «Il governo spagnolo lavora per l’unità della Spagna, ciò che faccio, in quanto capo del governo, rispettando sempre la Costituzione, è coreggere una crisi di Stato che il PP ha contribuito ad aggravare quando è stato al potere per sette anni» è stata la reazione del Premier Psoe dopo la piazza di domenica scorsa in cui PP, Ciudadanos e altre sigle di destra spagnola hanno richiesto esplicitamente le elezioni anticipate e lo stop immediato dei colloqui-trattative con Barcellona. Per questo motivo il processo che si apre oggi ai leader separatisti ha un valore doppio: non solo giuridico ma politico visto che il Premier Sanchez conta sui voti dei catalani (o almeno, ci contava) per approvare la Legge Finanziaria nei prossimi giorni. Con il processo e la mancata “mano tesa sufficiente” di Madrid verso i catalani, il rischio è che Sanchez non abbia i numeri per approvare la Manovra e a quel punto si apre uno scenario di fatto già scritto: Il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez sta valutando la possibilità di tenere elezioni parlamentari anticipate il 14 aprile, un anno prima di quanto stabilito dalla legge. Le evoluzioni del processo e il probabile ormai mancato accordo tra Psoe e nazionalisti catalani in Parlamento potrebbe portare alla bocciatura della Manovra e al conseguente ritorno alle urne: come vi dicevamo, la settimana in Spagna è questa volta davvero “decisiva”.