E così finalmente l’Italia, almeno ufficialmente, si è allineata alle posizioni Ue sul Venezuela: la notizia i lettori del Sussidiario l’avevano già avuta, visto che quello che ieri il ministro Moavero ha ribadito nel suo discorso alla Camera altro non è che il riflesso di quanto il nostro Paese, aderendo al documento emesso dopo il summit di Montevideo della settimana scorsa, ha di fatto sottoscritto. Termina, almeno così pare, una vicenda che ci ha messo alla berlina in mezzo mondo per il valzer infinito ballato su di un Paese, il Venezuela, che vive una delle crisi umanitarie più gravi mai viste. Ma allo stesso tempo non è un caso se al vertice di Governo che ha preceduto l’intervento alla Camera per discutere del caso non ha partecipato il vicepremier Di Maio, che pure non aveva accettato di incontrare lunedì scorso la delegazione che Guaidó ha inviato a Roma per cercare di far tornare l’Italia su posizioni più consone a una realtà che evidentemente, almeno nei 5 stelle, mantiene ancora l’odore di “revolucion” anni ’50 a bordo del mitico Granma.



Con “Che” Di Battista a rispolverare quella posizione di astensione che aveva provocato l’unico “successo” della politica estera italiana, avendo ricevuto i complimenti dello stesso Maduro, posizione che poi è rimasta figlia di chi l’aveva proposta. Per fortuna. Tutta la questione venezuelana ha rivelato l’estrema incompetenza di un Governo che non ha mantenuto una delle tante promesse fatte da quando si e instaurato a palazzo Chigi e ha rimediato, e continua a farlo, gaffes notevoli, dimostrando quanto la presenza di due partiti per certi versi agli opposti sia una formula sbagliata nel suo concetto, visto che proprio l’alternanza di posizioni su di una questione importante, oltre che delicata, ha probabilmente segnato la sua fine.



È difatti quanto meno masochistico continuare su di una strada che, finora, ha rivelato l’incompetenza di una coalizione per risolvere non solo i problemi del Paese, ma anche il comico apporto dell’Italia su questioni internazionali. Mi è venuta in mente una situazione analoga: quella vissuta dal nostro Paese con la guerra delle Falkland/Malvinas del 1982. Governo Spadolini, combattuto tra la necessità di condannare l’occupazione delle isole con un colpo di mano fatto dalla giunta militare argentina, senza però offendere il patriottismo della foltissima comunità italiana presente nel Paese. Si aprì un dibattito che alla fine si concluse con l’appoggio italiano al Regno Unito, ma ricordo che la questione generò una barzelletta sulla posizione Italiana: Falkland agli Inglesi e Malvinas agli argentini.



Ecco: nel caso del Venezuela abbiamo rasentato il ridicolo facendo sembrare reale la battuta appena descritta… solo che non si tratta di uno scherzo, ma di un dramma umano che ha trovato finora l’Italia strana alleata di un dittatore che ormai pare proprio aver i giorni contati nella sua superbia di continuare un cammino, quello del populismo, che ha ridotto una delle nazioni più ricche della Terra sul lastrico. E come sempre succede in questi regimi gli unici a non soffrirne sono proprio coloro che li comandano: due giorni fa è stato diffuso un filmato dove si vede il figlio di Maduro, durante una festa, tirare in aria banconote da 100 dollari, mentre la figlia di Chávez è considerata la persona più ricca del Venezuela.

Sul fronte delle notizie dal Paese latinoamericano, da segnalare che ieri, in un suo discorso che ha avuto per tema l’emergenza umanitaria, il Presidente ad interim Guaidó ha annunciato che l’operazione avrà inizio improrogabilmente il 23 febbraio. A questo punto bisognerà vedere la reazione di Maduro che, oltre a dichiarare che il Venezuela non è in emergenza, ha in pratica bloccato le vie di accesso dalla Colombia e dal Brasile, ponendo container e cisterne di traverso sulle autostrade Un annuncio , quello di Guaidó che potrebbe rivelarsi la miccia per far esplodere un conflitto. Ma il Venezuela non può attendere…