Ora davvero il no-deal sembra l’opzione più probabile nell’immenso e caotico mare magnum che è la Brexit: non si frenano infatti le difficoltà per la Premier Theresa May dopo che la sua mozione – che chiedeva, ricordiamo, di ribadire il sostento dell’Aula al negoziato supplementare con l’Ue per ottenere una maggiore rassicurazione sul backstop – è stata bocciata sonoramente dal Parlamento con 258 voti contro 303. Ora sono guai grossi e il termine-battuta “May-day” è quanto mai appropriato: va detto che la mozione non riproponeva apertamente l’opzione “di riserva” di un divorzio no-deal ed è finita per scontentare così anche gli euroscettici del partito della May. Per timore che la May arrivasse a negoziare con l’Ue l’impedimento dell’uscita dall’Europa, l’ala dura dei Tory si è astenuta e in questo modo ha fatto naufragare la sua stessa premier in un Parlamento di Westminster dove ormai da mese regna il caos più sovrano.



CORBYN TRATTA CON L’UNIONE EUROPEA

Va detto che il risultato della mozione May bocciata ieri non è affatto vincolante per il Governo (come del resto non lo era neanche il referendum da cui tutto questo disastro politico è scaturito, ndr) ma certamente la posizione per la Premier si complica ulteriormente. La May a Juncker e all’Europa aveva infatti assicurato che sarebbe riuscita ad ottenere la maggioranza ai Comuni su un accordo modificato, nel caso in cui l’Unione avesse fatto qualche concessione: tutto ciò non è avvenuto e la Premier inglese si è dimostrata ancora una volta senza una solida base parlamentare, il che suggerisce una strada piuttosto “ben” indirizzata verso un mancato accordo sul divorzio del Regno Unito dall’Unione Europea. Il 29 marzo – data/termine in cui il Regno Unito uscirà dall’Ue se non ci sarà un accordo – si avvicina a grandi passi con la May intenzionata a chiedere un surplus di “aiuto” da Bruxelles. Nel frattempo, il Guardian ha fatto sapere che per settimana prossima il leader del Labour, Jeremy Corbyn, incontrerà il capo negoziatore della Brexit (Michel Barnier) settimana prossima assieme al coordinatore per il Parlamento europeo Guy Verhofstadt: il laburista ha proposto un suo piano alternativo, con Londra dentro l’unione doganale Ue in forma permanente. May l’ha bocciato ma l’Europa, ovviamente, spinge per questa modalità: sarà l’unica formula per evitare il no-deal?

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