Fa discutere l’annuncio delle scorse ore del presidente Donald Trump, che rivolgendosi all’Europa, ha invitato gli stati dell’Ue a riprendersi i foreign fighters catturati in Siria dopo la definitiva sconfitta dell’Isis. In totale vi sarebbero ben 800 terroristi nelle mani dell’esercito americano che dovranno essere processati nei loro paesi d’origine, altrimenti, ha avvisato lo stesso Trump, i criminali verranno rilasciati. Pronta la replica del governo italiano che non sembra affatto intenzionato ad accollarsi i suoi guerriglieri, come ha fatto chiaramente capire il vicepresidente leghista della Commissione Esteri della Camera Paolo Grimoldi: «L’Italia non muoverà un dito per riportare qui il 24enne Samir Bougana – le parole riportate da Ascanews – il foreign fighter di origine marocchina ma nato in provincia di Brescia, a Gavardo, e cresciuto in Lombardia, che adesso dalle carceri siriane, dove è rinchiuso dopo essere stato catturato dai curdi, piagnucola per il trattamento e auspica di scontare la sua pena nelle carceri italiane e di poter poi rifarsi una vita in Italia». Grimoldi ha aggiunto che è giusto che di lui si occupino ora i siriani e i curdi, per poi concludere il proprio intervento con una frecciatina alla sinistra: «Certo è stato sfortunato: se al Governo ci fossero stati ancora il Pd e la Boldrini avrebbero fatto di tutto per riportarlo in Italia, su questo non abbiamo dubbi». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
TRUMP ALL’UE “RIPRENDETEVI I VOSTRI FOREIGN FIGHTERS
Se Donald Trump canta vittoria e postula la sconfitta del Califatto in Siria, sono in tanti a criticare la decisione Usa – confermata dal tycoon – di ritirarsi dallo scenario di guerra e a temere che questo passo indietro dell’amministrazione possa aiutare l’Isis a riorganizzarsi. Tra chi nutre dei dubbi sulla decisione di Trump c’è anche Jospeh Votel, il generale alla guida del Comando centrale Usa (Centcom), che in un’intervista alla Cnn ha dichiarato: “Non avrei suggerito al presidente” il ritiro, spiegando che “eliminare il califfato non è abbastanza per la sconfitta dell’Isis”. Votel è dell’idea che la vera, grande, minaccia per la pace in Medio Oriente sia l’Iran: un ritiro dalla Siria degli Usa, secondo la lettura del generale alla guida del Comando centrale americano, favorirebbe un aumento del peso politico-strategico del “nemico” iraniano. (agg. di Dario D’Angelo)
TRUMP: “EUROPA PRENDA 800 PRIGIONIERI O LI LIBERIAMO”
Dopo le parole del vicepresidente Mike Pence è Donald Trump in persona a mettere il cappello sull’affermazione Usa nella guerra all’Isis in Siria. Il commander-in-chief statunitense su Twitter ha infatti cinguettato:”Ci stiamo ritirando dopo una vittoria al 100% sul Califfato”. Confermata dunque la volontà di lasciare il Paese, al netto delle perplessità degli stessi vertici militari. Trump però mette in guardia su un altro nodo che sarà cruciale nei prossimi mesi:”Gli Stati Uniti stanno chiedendo a Gran Bretagna, Francia, Germania e altri alleati europei di prendersi gli 800 combattenti dell’Isis che abbiamo catturato in Siria e di processarli. Il Califfato è pronto a cadere. L’alternativa non è buona ed è che saremo costretti a rilasciarli”. Il tycoon, come riportato da Sky, ha spiegato che gli “non vogliono vedere questi combattenti penetrare Europa, dove si prevede che vadano. Noi abbiamo fatto e speso molto, ora tocca ad altri fare il lavoro che sanno fare”. (agg. di Dario D’Angelo)
PENCE, “ISIS SCONFITTA”
E’ caduta l’ultima roccaforte dell’Isis in Siria. A darne notizia è stato il vice-presidente degli Stati Uniti in persona, Mike Pence, che intervenendo in conferenza stampa da Monaco ha appunto dato il grande annuncio. Secondo il numero due degli Usa, lo Stato Islamico ha le ore contate: «In brevissimo tempo – ha spiegato – non più di qualche giorno, annunceremo ufficialmente la fine dell’esistenza dell’Isis», aggiungendo altresì che le forze militari americane manterranno comunque una forte presenza in Siria e che gli uomini dell’Isis verranno ricercati anche dopo il ritiro delle truppe «Gli Stati Uniti manterranno una forte presenza nella regione e continueranno a mettersi sulle tracce dell’Isis, dovunque essi siano e ogni volta che mostreranno il loro lurido volto». I jihadisti sono asserragliati in un lembo di terra nel sud-est siriano, e stanno usando i civili come scudi umani, anche per questo l’offensiva delle forze curde e Usa ha subito un lieve rallentamento, ma l’obiettivo è ormai ad un passo. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
SIRIA, VERSO LA SCONFITTA FINALE DELL’ISIS
FORZE CURDE A BAGHUZ
Secondo quanto riferito dall’Osservatorio siriano per i diritti umani (Ondus), le forze curde sono entrate a Baghuz, città considerata l’ultima roccaforte dell’Isis in Siria. Dalle forze curdo-siriane non è arrivata però né una conferma, né una smentita di questa notizia. Alcune fonti curde in contatto con i combattenti hanno riferito all’Ansa che “l’annuncio della caduta di Baghuz è atteso per oggi. Ma ancora non è confermato”. Di certo se la notizia dovesse trovare una qualche ufficialità si tratterebbe di un dato molto importante, segno che la lotta contro l’Isis sta ottenendo buoni risultati, forse definitivi se è vero che la città di Baghuz è da considerare l’ultimo baluardo del sedicente Califfato islamico nel Paese. Tuttavia c’è anche molta attenzione a non dare per fatta una vittoria che sarebbe importante, anche perché nella città era presente un gran numero di civili, sulla cui sorte non mancano incognite.
VERSO SCONFITTA ISIS
Tuttavia non bisogna trascurare che tra i civili potrebbero esserci anche parenti dei combattenti jihadisti e bisognerà capire anche se i soldati dell’Isis si arrenderanno facilmente o meno. Se comunque la presa di Baghuz dovesse essere confermata nelle prossime ore, anche per gli Stati Uniti si tratterebbe di un’importante vittoria, visto che sta combattendo a fianco dei curdi. Tuttavia potrebbe anche riaprirsi il tema di un eventuale ritiro delle truppe statunitensi dalla Siria che non poche preoccupazioni ha creato proprio per i curdi. È noto infatti che temono di poter finire nel mirino della Turchia. Dunque anche la Casa Bianca dovrà cercare di muoversi con la dovuta cautela per non creare dei nuovi problemi in un territorio che uscirebbe da una guerra per ritrovarsi poi a breve ancora alle prese con dei conflitti.