Amazon
non paga le tasse. E’ questa l’accusa choc da parte dell’Itep, l’Institute on Taxation and Economic Policy, secondo cui il gigante dell’e-commerce ha pagato zero dollari di tassazioni negli ultimi due anni. Attenzione però, nulla di nascosto ne di criminale, ma tutto alla luce del sole, ed è proprio questo che fa discutere ancora di più. Il merito è della legislazione Usa, che permetterebbe appunto ad Amazon di non pagare un dollaro di tesse e di ottenere anche dei rimborsi per centinaia di milioni di dollari. Bernie Sanders, senatore e leader dei democratici americani, ha twittato così nelle ultime ore: «Se pagate i 119 dollari previsti ogni anno per l’abbonamento ad Amazon Prime, allora spendete di più di quanto il gruppo Amazon faccia per pagare le tasse di un anno», e ancora: «Sapete quante tasse ha pagato Amazon? Zero». Tutto merito, o forse colpa a seconda dei punti di vista, del jobs act di Donald Trump, che oltre ad abbattere le imposte societarie dal 35% al 21, ha permesso anche «una serie di scappatoie fiscali – si legge sull’edizione online de Il Giornale – che permettono alle società con grandi utili di evitare sistematicamente di versare imposte federali e statali su quasi la metà dei loro profitti». Sembrerà incredibile ma è andata davvero così: Amazon ha fatturato 11.2 miliardi di dollari nel 2018, non versando nemmeno un centesimo in tasse. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
AMAZON, TASSE A ZERO
Scoppia la bufera attorno ad Amazon e a Jeff Bezos, l’uomo più ricco al mondo. Come riportato dai principali quotidiani online, il sito di e-commerce più utilizzato al mondo sarebbe finito nell’occhio del ciclone per non aver pagato le tasse federali. I detrattori accusano Amazon, che ha realizzato il record di utili negli ultimi due anni, di aver ricevuto dal governo americano milioni di dollari di rimborsi grazie a sgravi e a crediti di imposta, senza però versare altrettante tasse. A svelare la questione è stato l’Institute on Taxation and Economic Policy, secondo cui Amazon non avrebbe pagato le tasse federali sugli utili da 11.2 miliardi di dollari nel 2018, ricevendo invece un rimborso di imposta pari a 129 milioni di dollari. Ciò significa, stando sempre all’analisi dei tecnici, che il colosso dell’e-commerce avrebbe goduto di un’aliquota pari al -1%. Situazione pressoché identica nell’anno precedente, visto che nel 2017 si era registrato un altro utile record, con un rimborso da 137 milioni.
AMAZON NON PAGA LE TASSE
Amazon è subito intervenuto per screditare le voci delle ultime ore affermando che «Amazon paga tutte le tasse richieste negli Stati Uniti e in ogni Paese in cui opera. Abbiamo investito più di 160 miliardi di dollari negli Stati Uniti dal 2011», ma ciò non è comunque bastato a placare le polemiche negli Stati Uniti, tenendo conto che il 20% delle famiglie più povere d’America paga un’aliquota pari all’1.5%, più alta appunto rispetto a quella di Amazon. Secondo gli esperti vi sarebbe un errore a monte, visto che la colpa non sarebbe del gioiello di Jeff Bezos, bensì del Congresso e delle sue norme fiscali ritenute arretrare. Intanto proseguono le polemiche a New York per la decisione di Amazon di abbandonare l’idea di realizzare una sede nella Grande Mela. Secondo il sindaco della città della Statua della libertà, Bill De Blasio, Bezos avrebbe «dovuto cercare di convincere i critici». Lo stesso primo cittadino newyorkese ha aggiunto che si sta diffondendo una «crescente frustrazione nei confronti di Corporate America e una crescente rabbia contro le disuguaglianze economiche non può essere più ignorata».