Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, esprime per l’ennesima volta nelle ultime settimane, la propria vicinanza al leader del Venezuela Juan Guaidò, autoproclamatosi presidente dopo aver destituito il dittatore Maduro. Parlando in occasione di un comizio da Miami, il tycoon a stelle e strisce ha ammesso: «Sono qui per proclamare che sta per aprirsi una nuova epoca in America latina. In Venezuela e in tutto l’emisfero occidentale il socialismo sta morendo, la libertà, la prosperità, la democrazia stanno rinascendo. Oggi i nostri cuori sono pieno di speranza per la determinazione di milioni di venezuelani, il patriottismo della loro Assemblea nazionale, e l’incredibile coraggio del presidente a interim, Juan Guaidò». Durante il discorso di Trump davanti ad una folla piena di emigrati del Venezuela, lo stesso commander in chief ha lanciato un ultimatum ai militari venezuelani, ancora dalla parte di Maduro: «Perderanno tutto», se rimarrete fedeli al vostro presidente. I militari continuano a bloccare gli aiuti umanitari che gli Stati Uniti stanno mandando al Venezuela, e questi si stanno di conseguenza accumulando. Guaidò non aveva escluso l’opzione militare Usa se la situazione dovesse perdurare, ma ufficialmente i vertici della Difesa a stelle e strisce non hanno mai parlato di operazione in programma. Ma Trump ha ribadito il discorso: «Non avranno rifugio, non avranno una via di uscita». Più chiaro di così… (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



VENEZUELA, IL MONITO DI TAJANI

Clima di altissima tensione in Venezuela, con il governo che ha negato l’ingresso a Caracas degli eurodeputati del Ppe invitati da Guaidò. Antonio Tajani, presidente del Parlamento Europeo e esponente di Forza Italia (che fa parte del Ppe, ndr), ha commentato su Twitter: «Il regime di Maduro ha impedito agli eurodeputati di svolgere il loro lavoro. Una prova in più che è un dittatore. Spero che il Consiglio della Ue adotti misure di risposta in linea con questo nuovo oltraggio». Una vicenda da monitorare con grande attenzione, con il ministro degli esteri della Spagna Josep Borrell che ha commentato: «Sono stato in contatto col nostro ambasciatore in Venezuela, per facilitare l’ingresso degli europarlamentari. Abbiamo fatto tutto il possibile», le sue parole riportate dall’Ansa. Borrell si è detto poi «preoccupato», con l’ipotesi di un intervento militare straniero totalmente da non prendere in considerazione. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



NEGATO INGRESSO A EURODEPUTATI PPE

Il governo Maduro ha negato l’ingresso in Venezuela ad una delegazione di parlamentari del Partito Popolare Europeo (PPE) inviata dall’Assemblea Nazionale. Lo riferisce il quotidiano El Nacional, sottolineando come la formazione proveniente da Madrid e composta da Esteban Gonzalez Pons, Gabriel Mato Adover, Esther de Lange, José Ignacio Salafranca Sanchez-Neyra e Juan Salafranca, sia stata respinta all’aeroporto internazionale di Maiquetía a Caracas. Come riportato da La Repubblica, gli eurodeputati sono stati costretti a consegnare i loro passaporti e sono stati trasferiti in un ufficio del Servizio delle migrazioni venezuelano. Juan Salafranca ha dichiarato che “dopo alcune procedure ci hanno comunicato che il ministero degli Esteri aveva proibito il nostro ingresso nel Paese, senza spiegarne le ragioni”. Subito dopo i cinque sono stati imbarcati su un aereo di Iberia diretto a Madrid.



VENEZUELA, SFIDA MADURO-GUAIDO SU AIUTI UMANITARI

I cinque eurodeputati hanno annunciato una conferenza stampa al ritorno in Spagna, mentre il ministro degli Esteri del governo Maduro, Jorge Arreaza, ha respinto ogni addebito dichiarando che “per vie ufficiali diplomatiche le autorità venezuelane avevano notificato giorni fa al gruppo di eurodeputati, che pretendeva di visitare il Paese con fin i cospirativi, che non sarebbero stati fatti entrare, con un invito a desistere ed evitare così un’altra provocazione”. Il ministro ha concluso: “Il governo costituzionale del Venezuela non permetterà che l’estrema destra europea disturbi la pace e la stabilità del Paese con un’altra delle sue grossolane azioni di ingerenza”. Definire il PPE una forza di estrema destra è in ogni caso una forzatura: basti pensare che il suo corrispettivo in Italia è Forza Italia di Silvio Berlusconi. Intanto Nicolas Maduro e il leader dell’opposizione venezuelana, Juan Guaidò si sfidano sul terreno degli aiuti umanitari. Quest’ultimo ha annunciato che sarebbero arrivati entro il 23 febbraio e ha chiamato la popolazione alla mobilitazione. Il presidente invece continua a negare la necessità di accettare gli aiuti e vede la manovra come uno “show politico” pretesto per un’invasione guidata da parte degli Usa.