Per la Commissione Europea, l’imminente scadenza della Brexit pone tutti davanti ad un rischio enorme che si avvicina sempre più: il no-deal. «Stiamo facendo tutti gli sforzi perché la Brexit sia organizzata, in modo civile, ordinato e ben pensato, ma non ci siamo ancora», ha detto oggi il Presidente Jean Claude Juncker parlando delle trattative in corso tra Londra e Bruxelles. Dopo le tremende difficoltà della May nell’imbastire una maggioranza risicata che possa votare un possibile nuovo accordo sul backstop, e dopo le scissioni interne al Labour, il Parlamento di Westminster è una polveriera che si avvicina nel peggior modo possibile ai voti decisivi del prossimo 26 e 27 febbraio. «Al Parlamento britannico votano sempre contro qualcosa, non c’è mai una maggioranza a favore. Cerchiamo di evitare il peggio, ma non sono molto ottimista», ha aggiunto un polemico Juncker questa mattina da Bruxelles.



CORBYN AGLI SCISSIONISTI, “DIMETTETEVI E SI RIVOTI”

«Se ci sarà un no deal, e non lo posso escludere, ci saranno enormi conseguenze. Cerchiamo di evitare il peggio, ma non sono molto ottimista», ha poi concluso Juncker sottolineando come il pericolo no-deal per l’Europa può essere traumatico anche se non altrettanto a quanto patirà la Gran Bretagna nei prossimi anni. Per il Presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani, «Siamo molto preoccupati. Siamo a settimane di distanza da una catastrofe economica e umana. Questa è la realtà di una Brexit senza accordo. È una soluzione molto pericolosa». La May nei giorni scorsi ha chiesto ai Comuni di poter arrivare a nuovo accordo con Bruxelles (ma la sua mozione è stata bocciata) con la promessa che se l’intesa non sarà raggiunta entro il 26 febbraio, il giorno successivo verrà fatta una dichiarazione ai parlamentari con il “vecchio” accordo su Brexit già bocciato nello scorso gennaio. Ma se Atene piange anche Sparta non ride: il Labour è dilaniato dalla recentissima scissione interna e Jeremy Corbyn oggi è tornato sulla bufera del suo partito «Dimettetevi e accettate la prova del voto consentendo elezioni suppletive nei vostri collegi». Secondo il leader laburista, gli otto che hanno contestato la svolta “a sinistra” di Corbyn e il tentativo di compromesso sulla Brexit, «hanno abbandonato la piattaforma politica con cui erano stati eletti nel 2017. E quindi la cosa più democratica da fare sarebbe tornare di fronte agli elettori».

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