Non c’è pace in Venezuela e ad acuire il caos sociale e politico degli ultimi giorni è arrivata la chiusura delle frontiere del Paese da parte di Nicolas Maduro, denunciata dall’opposizione guidata da Juan Guaidò. E nelle ultime ore sarebbero accaduti fatti ancora più gravi al confine non solo con la Colombia, sospettata di fare da testa di ponte per un possibile colpo militare sotto l’egida degli Stati Uniti. Infatti, fonti di stampa locali asseriscono che l’esercito regolare avrebbe aperto il fuoco contro alcuni indigeni presso un posto di blocco a Gran Sabana, in questo caso al confine brasiliano. Ancora sono ignote le cause ma il primo bilancio parla di una donna uccisa e di 12 vittime: presso il confine colombiano, invece, dove da qualche ora si è recato lo stesso Guaidò, sarebbero stati stoppati gli aiuti umanitari (immagazzinati in alcuni centri della città di Cucuta) per una popolazione oramai stremata. (agg. di R. G. Flore)



CAOS POLITICO NEL PAESE

Continua la crisi politica e umanitaria in Venezuela, alimentata dallo scontro fra il presidente Nicolas Maduro e il leader dell’opposizione, autoproclamatosi capo dello stato, Juan Guaidò. Il dittatore ha chiuso i confini con il Brasile e starebbe pensando di fare lo stesso con quelli colombiani, di modo da isolare la propria nazione. Una decisione a cui si è opposto fermamente il suo oppositore, che ha varato un decreto presidenziale attraverso cui ha ordinato la ripertura di tutte le frontiere per far passare gli aiuti umanitari. Guaidò ha promesso “garanzie e riconoscimenti” ai militari che rispetteranno l’ordine, ricordando che due giorni fa l’Assemblea nazionale ha autorizzato l’ingresso degli aiuti nel paese, attualmente depositati lungo il confine, e sottolineando come gli “usurpatori del potere legittimo” stiano contrastando tale azione umanitaria. Guaidò ha quindi ordinato, in qualità di capo delle forze armate, di “agire in conseguenza di queste istruzioni”, e che che “si mantenga aperto il confine con la sorella Repubblica Federale del Brasile”. Coloro che non rispetteranno gli ordini “riceveranno il castigo dovuto”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



VENEZUELA, MADURO CHIUDE LE FRONTIERE

L’ultimo capitolo dello scontro, negli ultimi giorni meno “mediatico”, tra Nicolas Maduro e le opposizioni riunite in Juan Guaidó vede il Governo del Venezuela deciso ad impedire assai più di prima l’arrivo di aiuti umanitari (per timore di foraggiamento di armi e denaro per le forze anti-Caracas) da Brasile, Colombia e Stati Uniti verso la popolazione venezuelana. Dopo il periodo Chavez e ora con la crisi politica ormai esplosa, il popolo ha fame e quella millantata rivoluzione “socialista” non può che dirsi definitivamente fallita: al netto di questo, la situazione è tutt’altro che “tranquilla” in Venezuela, con i carri aratri blindati inviati verso il confine brasiliano per impedire nuove possibili forniture umanitarie. Da Santa Elena de Uairén, sulla frontiera con il Brasile, «residenti locali hanno pubblicato sui social immagini dei blindati, per bloccare l’ingresso del”assistenza umanitaria da Pacaraima, la città brasiliana dall’altra parte del confine», riporta l’Ansa.



LA DENUNCIA DI AMNESTY “ESECUZIONI E ARRESTI SOMMARI”

Il Governo di Bolsonaro ha annunciato che gli aiuti verso il Venezuela, cibo e medicine, sono state garantite per l’intera popolazione con una condizione: «L‘idea è che aspetteremo in quella regione l’arrivo di camion venezuelani, guidati da venezuelani, agli ordini del presidente incaricato, Juan Guaidò», ha detto il portavoce della presidenza brasiliana Otavio de Rego Barros. È lo stesso presidente ad interim ad aver però annunciato che il Governo di Maduro ha bloccato di nuovo tutto impedendo che quegli aiuti potessero finire alla popolazione affamata del Venezuela. Maduro rifiuta ogni aiuto internazionale perché nega l’esistenza di una crisi umanitaria, e non solo: sostiene che la richiesta di aiuti da parte di Guaidò è in realtà uno “show mediatico”. Di contro, il presidente ad interim che continua a chiedere libere elezioni ha fatto un nuovo appello ai militari nell’attesa di organizzare un tour di volontari che possano andare a prendere gli aiuti ai confini per distribuirli al popolo: «Signori, avete tre giorni per passare dalla parte della Costituzione, eseguire le istruzioni del presidente incaricato della Repubblica e lasciare entrare gli aiuti». Da ultimo, è giunta una nuova denuncia da parte di Amnesty International sulle condizioni allucinanti in cui versa lo Stato Sudamericano dopo gli ultimi mesi di crisi politica: «esecuzioni sommarie da parte delle forze speciali, ma anche della polizia, che avrebbe dato la caccia agli oppositori, arrestati e in alcuni casi uccisi […] La violazione di massa dei diritti umani nel Paese sudamericano – conclude l’ultimo report – va avanti da anni, con mancanza di cibo, farmaci, inflazione senza freni e repressione politica che ha spinto tre milioni di persone a lasciare il Paese dal 2015».