Le bimbe cinesi nate geneticamente modificate potrebbero avere un cervello migliorato e di conseguenza essere intelligenti: è questo il dubbio della comunità scientifica ad alcuni mesi di distanza da quando il genetista cinese, He Jiankui, aveva dato notizia della nascita delle piccole Lulu e Nana dopo un intervento sul loro Dna che aveva di fatto eliminato il gene CCR5 spiegando di voler cercare di rendere gli esseri umani immuni dal virus Hiv. Infatti, secondo alcuni il genetista sarebbe in realtà stato perfettamente consapevole delle conseguenze di un intervento stigmatizzato dall’intera comunità scientifica e che il suo vero scopo fosse capire come potenziare il cervello e le sue facoltà mnemoniche: anche se mancano le conferme, pare che le due neonate potrebbero avere un cervello migliorato e delle capacità di apprendimento fuori dal comune. A far insorgere questo dubbio è un reportage pubblicato di recente su Cell che indaga appunto su quale sia il ruolo del famigerato gene CCR5 mancante.



CERVELLO POTENZIATO SENZA GENE CCR5

Nella ricerca apparsa sulla prestigiosa pubblicazione si lascia intendere che gli studi sul Dna per rendere l’uomo immune dal virus Hiv in realtà siano stati per He Jiankui solo una “copertura” per inseguire quello che era il vero progetto, vale a dire modificare il Dna delle due bambine con la cosiddetta tecnica Crispr per capire se davvero fosse possibile dotarle di capacità cognitive superiore alla media degli altri neonati e capire anche come migliorarne le prestazioni. Infatti, le persone che sono prive di questo gene rendono molto meglio a questione e pare che i farmaci usati per “silenziarlo” aiutino persino a riprendersi meglio dalle lesioni cerebrali. Non solo: uno studio recente portato avanti dalla UCLA University non solo ha confermato la stressa connessione tra il suddetto gene e l’attività del cervello ma anche dimostrato che “silenzuiarlo” con un farmaco che di solito viene usato nelle terapie contro l’Hiv dia notevoli benefici nei casi delle lesioni (questo almeno il risultato osservato nei topi da laboratorio) dato che tende a preservare le connessioni cerebrali.

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