Nessun pranzo con tycoon americano né la cerimonia di firma della dichiarazione congiunta a chiusura del secondo summit di Hanoi tra Usa e Corea del Nord. Il giovane leader Kim Jong-un, subito dopo i colloqui con Trump ha lasciato subito il Metropole hotel, immortalato dai media mondiali. Il presidente degli Stati Uniti in conferenza stampa ha spiegato che c’erano in ballo numerose opzioni ma che pur essendo stato un incontro produttivo, “non era una buona cosa firmare una dichiarazione congiunta al summit”. Le differenze tra i due leader, secondo le parole di Trump, sarebbero state ridotte grazie a questo secondo summit, eppure tra i due resta una differente visione che ha portato al fallimento del negoziato sul nucleare. Eppure, secondo quanto riferito da L’Indro, quanto avvenuto in Vietnam non può essere definito un vero e proprio fallimento. Ross Feingold, consulente esperto specializzato da oltre 20 anni in rischio politico in Asia, Kim riprenderà con i test e Trump con le negoziazioni, al punto che forse alla base ci sarebbe solo una tattica. “L’incontro di oggi si è concluso con l’impegno pubblico del Presidente Trump e del Segretario di Stato Pompeo a continuare i colloqui con la Corea del Nord, e il Presidente Trump ha dichiarato che Kim Jong-un ha ribadito il suo impegno a non testare armi nucleari e missili. Anche se non è un accordo scritto per bloccare i test o eliminare questi programmi di armamenti, è comunque un risultato positivo. Pertanto, questi sono risultati importanti e sostanziali che meritano la reazione e il sostegno positivi della comunità internazionale”, ha commentato Feingold. Non è escluso tuttavia che nelle prossime ore proprio Trump possa fornire ulteriori dettagli sugli eventi odierni. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



FALLITO SUMMIT DISGELO: I MOTIVI

Non è tutto certo a buttare ma non si può nemmeno parlare di successo: ad ancora poche ore di distanza dalla conclusione anticipata e senza un vero accordo tra Stati Uniti e Corea del Nord, il cosiddetto “vertice del disgelo” andato in scena ad Hanoi, in Vietnam, tra il presidente Donald Trump e il dittatore Kim Jong-un ci si interroga ora su quali potranno essere gli scenari futuri e quali i motivi che hanno portato a interrompere le trattative, al di là della motivazione ufficiale da parte del leader nordcoreano di revocare tutte le sanzioni nei confronti del proprio Paese in cambio della nuclearizzazione. Infatti, pare che l’inquilino della Casa Bianca non abbia gradito la tempistica, ovvero che le sanzioni fossero tolte immediatamente, ancora prima che fosse smantellato il discusso impianto nucleare di Yongbyon: inoltre qualcuno sottolinea che non è stata nemmeno una grande mossa quella di interloquire da solo con Kim con solo le due interpreti presenti e senza una vera trascrizione ufficiale, aspetto che reca in dote della ambiguità qualora una delle due parti decisa di smentire qualcosa o in futuro di avanzare richieste su accordi mai formalizzati. Infine, un altro dei possibili motivi dietro al “non successo” del summit di Hanoi c’è anche il fatto che qualcosa nei rapporti tra le rispettive diplomazie non deve aver funzionato se solo in itinere i due leader abbiano scoperto di essere in contrasto su alcuni punti, mentre è prassi che siano prima i negoziatori a fare il lavoro sporco, lasciando poi ai capi di Stato la ribalta televisiva con gli ultimi dettagli da limare e le strette di mano. (agg. di R. G. Flore)



NESSUNA INTESA SU DENUCLEARIZZAZIONE

Il mancato accordo tra i due leader di Usa e Corea del Nord, annunciato anche dalla Casa Bianca, arriva dopo un clima di forte ottimismo trapelato nelle precedenti ore in modo particolare da parte di Donald Trump. Il presidente degli Stati Uniti, infatti, aveva usato parole importanti nei confronti di Kim ma alla fine i due protagonisti del summit che si è consumato in Vietnam sembrano essersi arenati in modo particolare sulla richiesta del giovane dittatore nordcoreano di rimuovere tutte le sanzioni, in cambio dello smantellamento di uno strategico sito nucleare. E così, prima del previsto l’incontro si è concluso con un sonoro nulla di fatto che sembra essere determinato proprio dal tema centrale legato alla denuclearizzazione, sebbene la stessa Casa Bianca abbia annunciato che si tornerà sull’argomento nei prossimi incontri tra i due leader. Il timore espresso dagli Isa, come fa sapere l’Agi è che Kim possa avere un arsenale nascosto in altre parti del Paese. Trump ha quindi ribadito che le sanzioni continueranno a restare ma non ne saranno aggiunte di nuove. Dal canto suo, anche Kim è arrivato con delle promesse importanti, cessando cioè con i “test missilistici o su qualsiasi cosa abbia a che fare con il nucleare”. “Voleva che togliessimo le sanzioni, perché il Paese ha molto potenziale, ma per fare questo devono cedere su molte cose”, ha ribadito Trump. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



IN VIGORE L’ARMISTIZIO DEL 1953

Si è concluso con un nulla di fatto l’incontro fra il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump e il nordcoreano Kim Jong-un. «Le differenze sono state ridotte – le parole dell’uomo più potente al mondo – ma Kim ha una certa visione che non coincide con la nostra». Il nodo centrale della questione era la denuclearizzazione: Kim avrebbe anche accettato uno smantellamento totale delle armi nucleari a disposizione e dei siti di produzione, ma solo se anche gli Stati Uniti avessero disposto lo stesso per la vicina Corea del Sud, dove l’esercito a stelle e strisce ha di base circa 33mila uomini. Niente da fare però, nessuno dei due leader ha voluto retrocedere rispetto alla propria posizione iniziale, e di conseguenza il summit è saltato. Ad Hanoi non è stata neanche firmata la pace fra le due Coree, Nord e Sud, che sono ancora ufficialmente in guerra dal conflitto del 1950-1953: resta ancora vigente l’armistizio firmato fra le forze Onu, la Cina e le Corea del Nord. Di certo non si può parlare di un fallimento totale, ma forse ci si aspettava qualcosa di più. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

KIM-TRUMP, NIENTE ACCORDO: IL COMMENTO DEL TYCOON

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, è uscito allo scoperto in queste ore, commentando le recenti novità in merito al summit con Kim Jong-un in Vietnam. La Casa Bianca ha fatto sapere che non è stato raggiunto alcun accordo fra le parti in gioco, ma il tycoon a stelle e strisce ha parlato comunque di incontro “molto produttivo”, anche se alla fine non è stato firmato alcunché. «A volte è meglio andarsene – le parole del commander in chief in occasione della conferenza stampa a chiusura dell’incontro, alla quale ha presenziato da solo – vedremo cosa succederà. Abbiamo pensato che fosse meglio non firmare nulla, la riunione è stata molto produttiva». Non c’è quindi l’accordo sulla denuclearizzazione totale che Trump avrebbe voluto, e Kim ha fatto saltare il banco annullando il pranzo in programma oggi, e facendo terminare il vis-a-vis prima del previsto. Il clima resta comunque sereno, come ha fatto trasparire lo stesso presidente degli Stati Uniti e la sensazione circolante e che a breve potremmo assistere ad un nuovo incontro fra i due leader mondiali. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

KIM-TRUMP: INCONTRO TERMINATO, NON C’È ACCORDO

Nessun accordo sul nucleare fra Donald Trump e Kim Jong-un, in occasione del vertice bilaterale di ieri ad Hanoi, in Vietnam. Il summit, che sembrava iniziare nel migliore dei modi con le dichiarazioni ottimistiche dello stesso tycoon Usa, si è di fatto interrotto a seguito della mancata intesa fra le parti in gioco. Di conseguenza è saltato anche il pranzo in programma oggi fra Kim e Trump, con l’annuncio “Il programma è cambiato”. «Il presidente USA Donald J. Trump e il presidente Kim Jong-Un – il comunicato ufficiale della Casa Bianca – hanno avuto riunioni ottime e costruttive ad Hanoi, Vietnam, il 27-28 febbraio 2019. I due leader hanno discusso di economia e dei vari modi per portare avanti la denuclearizzazione. In questo momento non è stato raggiunto alcun accordo, ma i rispettivi team sono ansiosi di incontrarsi in futuro». Kim puntava a rilanciare dal punto di vista economico la propria nazione, ma in cambio Trump chiedeva che la stessa Corea del Nord venisse completamente denuclearizzata, con un occhio di fatto alle elezioni del 2020.

TRUMP-KIM “NESSUN ACCORDO RAGGIUNTO

La Corea del Nord sarebbe stata anche disposta alla denuclearizzazione totale, ma in cambio voleva che anche gli Stati Uniti facessero lo stesso, o meglio, rimuovessero “l’ombrello nucleare” che protegge gli alleati Giappone e Corea del Sud, serie minacce per Pyongyang. Non tutto comunque è da buttare via. Un vis-a-vis è sempre una cosa positiva, significa che c’è un intento iniziale di due persone per trovare un accordo, ed inoltre, è impensabile che Trump e Kim, che fino a meno di un anno fa minacciavano di farsi la guerra l’un l’altro, possano raggiungere i propri obiettivi dopo due summit. Servirà ancora del tempo, ma la sensazione è che molto lentamente, come è giusto che sia, si arriverà a ciò che Stati Uniti e Corea del Nord chiedono e vogliono.