Theresa May dopo l’incontro avvenuto oggi pomeriggio con il presidente della Commissione Ue ha detto di voler condurre comunque in porto la Brexit nei tempi previsti, ovvero entro il prossimo 29 marzo 2019: la premier Tory si è detta poi certa del desiderio degli interlocutori di arrivare a un divorzio con un accordo insistendo però «sulla necessità di cambiamenti legalmente vincolanti al backstop sul confine irlandese». Oltre però a bacchettare il Presidente Tusk per le pessime parole dette ieri – «Parole che hanno causato diffuso sconcerto, esse non aiutano gli sforzi per un accordo sulla Brexit» – non ha raccolto molto la spedizione della Premier: partita con la speranza di aprire qualche nuovo negoziato sull’accordo di Brexit, se ne torna a Londra con un secco “no” dalla Commissione Ue e la possibilità concreta di non ottenere il voto dal Parlamento Uk. «Sono disponibile ad aggiungere una formulazione alla dichiarazione politica concordata dall’Ue a 27 e dal Regno Unito al fine di essere più ambiziosi in termini di contenuto e velocità», quando si tratterà delle future relazioni tra l’Ue e il Regno Unito, spiega Juncker. Ma su backstop e confini l’Europa resta intransigente: «Siamo molto preoccupati. Siamo a settimane di distanza da una catastrofe economica e umana. Questa è la realtà di una Brexit senza accordo. E’ una soluzione molto pericolosa», si dice preoccupato il Presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani che poi aggiunge «Il Parlamento europeo sostiene l’accordo di ritiro, perché garantisce il corretto funzionamento della frontiera irlandese». Alla May hanno garantito un maggior garanzia dopo il divorzio effettivo ma nessun cambio sostanziale dell’accordo su Brexit: dovrà ora la leader Tory cercare un nuovo “asset” con il Labour di Corbyn, altrimenti sarà no-deal al 99%. (agg. di Niccolò Magnani)
STANDARD&POOR’S STIMA GLI ESITI IN CASO DI NO DEAL
Cosa succederà dopo la Brexit? In attesa di capire se la Gran Bretagna riuscirà a trovare un accordo soddisfacente con l’Unione Europea (oggi incontro May-Juncker a Bruxelles), i massimi economisti si domandano quale sarà l’impatto dell’uscita dall’Ue della stessa nazione britannica. A preoccupare, come è giusto che sia, è in particolare la Brexit senza accordo, il che potrebbe palesare degli scenari molto negativi dalle parti di Londra. La regina avrebbe già predisposto un piano di fuga in caso di tumulti, mentre il mondo finanziario sta cercando di prepararsi al peggio: «Nel caso di un no deal – afferma l’agenzia di rating Standard&Poor’s Global Ratings – in cui l’impatto di breve termine è abbastanza forte da minacciare la competitività e la performance operativa, potrebbero esserci dei downgrade, specialmente per alcuni titoli corporate». La stessa agenzia americana ha aggiunto che la doppia A della Gran Bretagna potrebbe subire una declassificazione e che «Potrebbero crearsi ulteriori pressioni in uno scenario in cui la possibilità di una Brexit più disordinata si fa concreta». Ma stiamo parlando ovviamente dello scenario peggiore, quello di un no deal. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
BREXIT, MAY OGGI DA JUNCKER
Altra giornata cruciale per quanto riguarda la Brexit e il futuro della Gran Bretagna. Oggi si terrà un incontro fra il primo ministro Theresa May, nonché il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, e il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani. Obiettivo dichiarato della premier britannica è quella di ridiscutere l’accordo di uscita dall’Unione Europea raggiunto a novembre del 2018. Fra i nodi cruciali del nuovo “deal”, vi sarebbe l’ormai noto backstop irlandese, la necessità di dividere in maniera netta l’Irlanda del Nord e la Repubblica d’Irlanda, di modo che i mercati delle due nazioni siano assoggettati a regole differenti. Ma Juncker non sembra propenso a riaprire i negoziati, e come ha ribadito nelle ultime ore «Non accettiamo l’idea che l’accordo di divorzio sulla Brexit possa essere riaperto». Tra l’altro nessuno avrebbe idea di quale possa essere il nuovo accordo proposto dalla May anche perché non sembrano esservi alternative all’intesa già raggiunta.
BREXIT, OGGI LA MAY A BRUXELLES
La May punta ad ottenere un piccolo compromesso, di modo che i Tory più duri possano appoggiare il piano proposto dalla stessa Premier, salvando così il governo, la faccia e soprattutto la Gran Bretagna. Ma come detto sopra, il clima è tutt’altro che favorevole verso il Regno Unito, e la conferma è giunta dalle parole rilasciate ieri da Donald Tusk, che ha usato toni molto accesi nei confronti britannici, augurando di fatto l’inferno e tutti i falchi che hanno promosso l’uscita dall’Unione Europea. «Sta a Donald Tusk – la replica del portavoce di Downing Street – valutare se l’uso di questo tipo di linguaggio sia utile». Nel frattempo la Gran Bretagna lavora al piano B, la posticipazione della Brexit, e il Telegraph ha rivelato che vi sarebbero in corso dei colloqui serrati fra Londra e Bruxelles, affinchè la deadline venga posticipata dal 29 marzo al 24 maggio: ma cambierà qualcosa?