Il maltempo ha reso impossibile le operazioni di ricerca e salvataggio dell’alpinista italiano Daniele Nardi, e del collega Tom Ballard, che da domenica scorsa sono dispersi sullo Sperone Mummery, fra i 5.100 e i 7.000 metri di quota. Oggi sarebbero dovuti decollare tre super droni in grado appunto di scovare con i visori termici i due dispersi, ma le condizioni avverse del tempo hanno obbligato a posticipare i soccorsi. Tutto rimandato a domani, come ha fatto sapere l’ambasciatore italiano in Pakistan, Stefano Pontecorvo. Attraverso il proprio profilo Twitter ha scritto: «Domani mattina le condizioni potrebbero essere migliori e si proverà nuovamente». L’idea è quella di trasferire dal campo base del K2 a quello del Nanga Parbat, il team dell’alpinista basco Alex Txikon con l’elicottero, da dove poi verranno dirette le operazioni di soccorso. Ieri per la troppa neve, era fallito invece il tentativo di Mohammad Ali Satpar e di altri esperti locali, di raggiungere l’ultimo campo di Nardi e Ballard. Sono ore di apprensione non solo per la famiglia dei due alpinisti dispersi. Le condizioni meteorologiche son a dir poco avverse sul Nanga Parbat, e secondo Messner (dichiarazioni che trovate qui sotto), c’è il serio rischio che Nardi e Ballard siano già morti. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



NARDI BLOCCATO SUL NANGA PARBAT

Il maltempo sta bloccando i soccorsi in Pakistan per Daniele Nardi e Tom Ballard, i due alpinisti bloccati da domenica scorsa sul Nanga Parbat. E’ considerata la montagna più pericolosa in assoluto e lo sa bene l’alpinista più famoso al mondo, Reinhold Messner, che proprio su quella vetta ha perso il fratello Gunther nel 1970. Intervistato stamane dai microfoni de Il Messaggero, il noto alpinista rilascia dichiarazioni drammatiche: «Purtroppo non c’è grande speranza di ritrovarli vivi – afferma – sono quasi certo che siano morti travolti da una valanga di blocchi di ghiaccio che sono in cima allo sperone. Se fossero in una tenda, o magari in un crepaccio – aggiunge – con un buon sacco a pelo, potrebbero resistere 10 giorni, forse due settimane. Il vero killer in queste situazioni è la disidratazione causata dall’alta quota. Si deve bere, e per bere si deve fondere la neve. Bisogna avere una buona scorta di bombolette di gas per il fornello». Secondo Messner Nardi e il collega avrebbero agito in maniera troppo avventata: «A volte per affermarsi degli alpinisti vanno a cercare apposta itinerari pericolosi. Un alpinista esperto non lo dovrebbe fare. Andarsi a mettere sotto quei saracchi, quei blocchi ghiaccio, si rischia la vita, specie d’inverno è un suicidio». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



NARDI, MALTEMPO BLOCCA I SOCCORSI SUL NANGA PARBAT

Continuano ad essere bloccati nel gelo del Nanga Parbat l’alpinista Daniele Nardi e il compagno di avventura Tom Ballard. Da domenica scorsa si è persa ogni loro traccia a causa del maltempo che imperversa in quella zona del Pakistan, e la macchina dei soccorsi si è messa in moto molto lentamente. Nella giornata di ieri sarebbero dovuti decollare tre “super-droni” in grado di volare fino a 6.000 metri di altitudine, ma l’operazione è saltata perché l’azienda che gestisce gli stessi velivoli non ha ricevuto il pagamento in anticipo. Nella notte è stato emesso un altro comunicato, come riporta l’agenzia Agi, da parte dello staff dello stesso alpinista di Latina: «Le previsioni meteo sulla zona del Nanga Parbat e del K2 prevedono precipitazioni nevose e nuvole a bassa quota con venti sostenuti per tutta la giornata di oggi. Siamo in contatto sia con gli alpinisti al campo base che con il governo pakistano per decidere come procedere, nelle giornate di oggi e domani, con le ricerche di Daniele e Tom. In queste ore di particolare apprensione vogliamo ringraziare le istituzioni del governo italiano, in particolare l’ambasciatore Pontecorvo, e quelle pakistane nonché il centro di Askari che stanno lavorando insieme per garantire il miglior funzionamento delle operazioni di ricerca di Daniele e Tom». La speranza è che il meteo possa migliorare di modo che i droni possano decollare. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



NARDI, ALPINISTA DISPERSO SUL NANGA PARBAT: MALTEMPO RITARDA I SOCCORSI


L’idea di usare droni per tentare il salvataggio dell’alpinista Daniele Nardi e del compagno inglese Tom Ballard sembrava aver fornito una svolta decisiva alla preoccupante vicenda ed invece, come riferisce Corriere.it sembra essere già fallita poichè l’elicottero che avrebbe dovuto trasferire dal campo base del K2 al Nanga Parbat l’alpinista basco Alex Txikon e i suoi collaboratori non è decollato. Il motivo avrebbe a che fare con ragioni economiche, come spiegato dallo staff di Nardi su Facebook: “l’agenzia privata Askari, che gestisce in concessione i voli degli elicotteri dell’esercito pakistano, ha richiesto il pagamento anticipato dell’importante somma necessaria”. Lo stesso staff ha poi fatto sapere che “La famiglia di Daniele Nardi si è resa immediatamente disponibile al pagamento dell’intera somma necessaria, ma i tempi tecnici e burocratici hanno di fatto impedito di poterlo fare in poche ore”. Tutto rimandato a domani, dunque, con le speranze che restano legate ai droni dopo che la spedizione russa ha rinunciato a causa del forte rischio valanghe. Le sorti dei due alpinisti restano nelle mani di Txikon che ha messo a disposizione i suoi tre super droni capaci di sorvolare la zona dello Sperone Mummery, a oltre 6.000 metri di altitudine, dove si presume possano trovarsi l’italiano e l’inglese. Trixon con tre collaboratori, tra cui un medico, saranno portati con un elicottero al campo base del Nanga Parbat e successivamente in una posizione più vicina alla parete Diamir da dove saranno poi attivati i droni ma questo avverrà non prima di domani. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

RUSSI RINUNCIANO A RICERCHE

Si complica e non poco la ricerca degli alpinisti Daniele Nardi e Tom Ballard che purtroppo dal 24 febbraio scorso si trovano dispersi sul Nanga Parbat, la tristemente famosa “montagna assassina” in Pakistan alta 8126 metri (la nona più alta al mondo). Dopo diversi giorni di ricerche ostacolate dalle condizioni meteorologiche e dalla parallela crisi diplomatica tra Pakistan e India con la chiusura parziale dello spazio aereo per gli scontri in Kashmir, la spedizione di russi partita dal campo base del K2 per cercare i due alpinisti dispersi, ha rinunciato per i timori di valanghe e le condizioni proibitive del meteo. A questo punto scatta, come spiega Repubblica, il piano B messo in atto dalle autorità locali: l’alpinista basco Alex Txikon ha messo a disposizione i suoi tre “super droni” dotati di una potenza particolare che permette il volo in alta quota. Tali droni dovrebbero poter sorvolare la zona dello Sperone Mummery dove ieri si sono scorse le tende di Nardi e Ballard, a oltre 6mila metri di altitudine. Secondo quanto spiegato dallo staff di Daniele Nardi sulla pagina Facebook, il piano disperato per trovare i due poveri alpinisti prevede di prelevare Txikon con tre collaboratori (tra cui un medico) e portarli nelle posizioni più vicine possibili alla prete Diamir sul Nanga Parbat.

RISCHIO VALANGHE SUL NANGA PARBAT

A quel punto, nelle prossime ore, l’alpinista basco potrebbe attivare i droni in ricerca dei due dispersi da giorni nelle condizioni più tremende, pur essendo Nardi e Ballard due superesperti del mestiere. Resta però un problema anche per questo piano B, dopo la rinuncia “via terra” della spedizione russa per il fortissimo timore valanga: per poter attuare l’operazione droni, occorrono tutte le autorizzazioni al volo, ma che lo spazio aereo pachistano è ancora chiuso a causa delle suddette tensioni. Per provare a sbloccare la situazione, «l’ambasciatore italiano in Pakistan Stefano Pontecorvo è in costante contato con lo stato Maggiore dell’Aereonautica Pakistana e con l’organizzazione dei soccorsi», spiegano ancora i collaboratori di Nardi su Facebook. Alla fine la situazione potrebbe sbloccarsi visto anche la scoperta fatta ieri da un elicottero che ha avvistato la tenda dei due alpinisti riaccendendo almeno parzialmente le speranze di poterli trovare ancora vivi e sani sulla parete della “montagna assassina”.