Due tegole per la May sul già irto percorso di approvazione dell’accordo “modificato” con l’Unione Europea: in primis, il procuratore generale Geoffrey Cox (Tory) “spegne” gli entusiasmi su possibile accordo “rapido” in Parlamento, spiegando «le intese raggiunte ieri da Theresa May sono legalmente vincolanti e riducono il rischio che il Regno Unito possa essere trattenuto indefinitamente e involontariamente nel meccanismo del backstop, ma non lo eliminano del tutto» spiega il procuratore nella sua relazione sulla Brexit alla Camera dei Comuni. In secondo luogo, i deputati Tory euroscettici e maggiormente “brexiters” dopo il parere di Cox hanno chiesto alla Premier May di rinviare il voto di stare: «Meglio sapere quello che stiamo per votare che essere precipitosi e poi pentircene», annunciando di votare contro l’accordo May-Juncker. Il Labour coglie l’occasione per sferzare un altro attacco al governo Conservatore e con il Ministro Ombra per la Brexit scrive «la strategia del Governo è ormai a brandelli». Le nubi su Londra si fanno sempre più minacciose..



I PUNTI DEBOLI SUL “BACKSTOP”

May-day o all-in potrebbero definire al meglio lo status attuale del Parlamento inglese, in attesa del voto decisivo in serata sul “secondo accordo” siglato in nottata con Juncker: se larga parte dei Tory apprezzano le novità in merito al backstop trovate nell’estrema trattativa Uk-Ue (Londra meno vincolata al nodo-confine Irlanda con l’attivazione del backstop solo temporanea qualora si presentasse il no-deal) i punti deboli dell’accordo restano e per il Labour la battaglia è tutt’altro che finita. Il leader Jeremy Corbyn ha infatti spiegato questa mattina come «i cambiamenti nuovi non si avvicinano minimamente a ciò che May aveva promesso, daremo battaglia in Parlamento»: ecco che la linea del Governo rischia lo stesso nel voto di stasera, decisivi come sempre saranno le indicazioni degli Unionisti Nordirlandesi del DUP. Due su tutti i punti “deboli” che non sono stati cancellati dall’accordo May-Juncker: in primis, le novità non hanno modificato al momento il testo originario dell’accordo (che resta quello già bocciato da Westminster a gennaio). In secondo luogo, più importante, nella bozza di mozione che la May presenterà in Parlamento (secondo quanto riporta Lettera43, ndr) è scritto «i cambiamenti introdotti riducono il rischio di una proroga indefinita del backstop per il Regno Unito», ma per l’appunto non lo eliminano del tutto.



MAY FIDUCIOSA, JUNCKER “NO TERZA CHANCE”

Quella di oggi sarà una giornata cruciale per la Brexit e per il futuro della Gran Bretagna. Nelle prossime ore si riunirà infatti il parlamento per votare l’intesa raggiunta dal governo May con l’Unione Europea in merito all’uscita. Ieri è andata in scena una nuova trattativa fra Londra e Bruxelles al termine della quale la premier May avrebbe strappato delle modifiche legalmente vincolanti sul backstop, che permetterebbero di migliorare l’intesa che era stata raggiunta a novembre dello scorso anno. «Avere una polizza assicurativa – il commento della stessa May dopo il nuovo accordo – per evitare una frontiera fisica in Irlanda è positivo. L’inserimento di modifiche legalmente vincolanti è esattamente ciò che il Parlamento ci aveva chiesto. Il backstop, se mai entrerà in vigore, non può diventare un accordo permanente, è solo temporaneo». Nel caso in cui l’accordo di oggi venisse respinto, la Camera dei Comuni si esprimerà sulla possibilità di un’uscita dall’Europa senza accordo, e nel caso in cui anche quest’opzione dovesse essere bocciata, è probabile un nuovo rinvio della scadenza, molto probabilmente portata a fine maggio. La cosa certa è che se tale “deal” non piacerà al Parlamento, non vi sarà alcuna terza chance, come ha fatto chiaramente capire il Presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker: «Presentiamo assicurazioni giuridicamente vincolanti nell’accordo. Il backstop non è una trappola. Questa è una seconda chance. Non ci sarà una terza chance». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



BREXIT, ATTESA PER IL VOTO IN PARLAMENTO

Raggiunto un’intesa sulle modifiche all’accordo con la Ue nell’ambito della Brexit: lo ha annunciato il premier inglese Theresa May. Dai vertici Ue è arrivato il via libera all’inserimento delle modifiche «legalmente vincolanti» sul contestato meccanismo di backstop per il confine irlandese. Queste modifiche potrebbero portare alla ratifica nel voto di martedì. Intanto «rafforzano e migliorano» l’accordo di divorzio dall’Unione europea. David Lidington, vicepremier del governo britannico, ha spiegato che la May nei sui colloqui con il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, e con il capo negoziatore di Bruxelles Michel Barnierm, ha raggiunto l’accordo per la definizione di «uno strumento condiviso» destinato a chiarire l’interpretazione del backstop come meccanismo di garanzia destinato a essere a tempo, anche se entrasse in vigore. L’annuncio, che non soddisfa in pieno tutte le richieste dei falsi della maggioranza, potrebbe però far rientrare buona parte del dissenso all’interno della coalizione. (agg. di Silvana Palazzo)

BREXIT, MAY IN EXTREMIS VOLA DA JUNCKER

«Siamo stati informati che la signora May verrà a incontrare il presidente Juncker ma arriverà in tarda serata e non rimarrà per domani mattina quindi non credo che si potrà rivolgere al parlamento»: lo annuncia il Presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani in apertura di plenaria, svelando così il tentativo in extremis della premier inglese di trovare un accordo da presentare domani in Parlamento inglese. Non sono poche le polemiche contro la May in patria (e anche in Ue) per aver atteso la sera prima del voto di Westminster per trovare l’accordo con Juncker, ma lo spettro del no-deal si avvicina sempre di più e anche le resistenze della leader Tory iniziano a cedere: «Questa sera alle 22 incontrerò il Primo Ministro Theresa May a Strasburgo. Dobbiamo evitare un’uscita del Regno Unito senza accordo che danneggerebbe tutti i cittadini europei», ha scritto poi Tajani su Twitter, in attesa che le sperate novità sull’asse Londra-Bruxelles possano giungere in nottata, al più tardi domani mattina. «Un’offerta importante alla Gran Bretagna. E’ di grande valore che la Commissione abbia fatto molteplici proposte su come definire il cosiddetto back-stop tra Irlanda e Gran Bretagna. La proposta permetterà di rendere possibile ancora una volta molta più chiarezza giuridica. Ora tocca alla Gran Bretagna rispondere», sono invece le parole giunte da Berlino della Cancelliera tedesca Angela Merkel.

MAY CAMBIA ANCORA IL PIANO

Il dado è tratto. Lo si pensava almeno fino a qualche giorno fa quando la May, ormai allo scadere della Brexit, trattatava con il Labour per un secondo referendum e nel weekend si apprestava a nuovi incontri con l’Unione Europea: erano i primi due “piani” per evitare il no-deal e portare il Paese britannico in una continua spirale di caos. Ecco, qualcosa però è cambiato nelle ultime ore e il Regno Unito rischia di vedersi davanti ancora una volta una “rivoluzione” tutt’altro che “chiara”: prima Downing Street definisce «stallo» e «punto morto» lo stato delle trattative concluse ieri con Bruxelles, e poi pare che alla stessa Premier May sia stato chiesto di rimandare il voto di domani alla Camera dei Comuni proprio per lo stallo in corso sul “secondo accordo” di divorzio tra Regno Unito e Unione Europea. Londra tentava di ottenere di più dalla discussione sul backstop (l’annoso problema dei confini irlandesi, ndr) ma il dialogo non ha portato frutti, spiegano dal n.10 di Downing Street: «Il primo ministro britannico ha chiesto all’Ue concessioni che la aiuterebbero ad ottenere l’approvazione in Parlamento dell’accordo di ritiro, un documento giuridico che regola l’uscita del Regno Unito dall’Unione il 29 marzo», spiegano dalla Rai mentre da Bruxelles l’intento è chiaro e ribadito ancora questa mattina, «Tocca alla Camera dei comuni prendere una serie di importanti decisioni questa settimana. Vorremmo avere un accordo prima del 29 di marzo. Questo è il nostro piano A», spiega la portavoce della Commissione Margaritas Schinas.

12-14 MARZO, I TRE GIORNI DECISIVI PER LA BREXIT

Sarà dunque una tre giorni decisiva dove ancora una volta la Premier May potrebbe avere in mente di “sparigliare” le carte per provare a convincere i parlamentari inglesi dell’accordo di base: dopo un colloquio telefonico ieri sera con il Presidente Juncker, il livello dello stallo è tale che il programma stabilito da settimane potrebbe cambiare all’improvviso. La Camera dei Comuni domani dovrebbe votare l’accordo siglato da May con Bruxelles leggermente modificato dopo la bocciatura di gennaio: in caso di ko si passerà al voto del 13 marzo sul bivio fra un’uscita con o senza accordo. In ultima analisi, in caso di preferenza di Westminster a un’uscita con accordo, il 14 marzo sarà il turno di un voto a favore o contro il rinvio dell’uscita oltre la scadenza attuale (fissato per il 29 marzo 2019). I media inglesi però danno una lettura diversa di cosa potrebbe succedere nei prossimi giorni cruciali per la Brexit: May starebbe progettando di cambiare il voto del 12 marzo da “voto significativo” (un giudizio secco sul suo accordo con la Ue) a “voto provvisorio” (un giudizio sul suo accordo con alcuni emendamenti, a quanto scrive via Twitter il cronista del Sun Tom Newton Dunn. Il cambio è tutt’altro che una sfumatura visto che nella seconda ipotesi la May chiederebbe alla Camera una sorta di “giudizio parziale” che rimetterebbe pressioni anche a Bruxelles per evitare il “no deal”. Insomma, quel “dato tratto” rischia di essere “ritratto” per l’ennesima, estenuante, puntata della “telenovela” Brexit.