Una strage di proporzioni enormi, là dove nessuno se lo aspettava, una terra ai nostri antipodi di cui quasi mai si parla nelle cronache. La strage nelle due moschee della Nuova Zelanda ci ricorda invece che il terrore e l’orrore può esplodere ovunque e che nessun paese ne è immune. Per Stefano Piazza, esperto di terrorismo internazionale, “il lupo solitario non esiste, c’è sempre una rete di supporto logistico e finanziario attorno a questi personaggi, di qualunque matrice essi siano”. Nel caso specifico, ci ha detto in questa intervista, “in Nuova Zelanda dopo il 2012 si erano verificate chiusure di moschee e associazioni islamiche dove si faceva propaganda jihadista, può essere che Brenton Tarrant avesse contatti con gruppi che da tempo volevano colpire gli islamici”. Ma alla fine, conclude, il problema principale rimane sempre quello della facilità con cui in certi paesi si possono ottenere le armi.
Che idea si è fatto di questo episodio? Il solito folle, il lupo solitario, l’uomo comune che improvvisamente impazzisce, come vengono sempre definiti questi personaggi?
E’ evidente che si tratta di una azione che ha i crismi di quella militare, pianificata a lungo nei mesi precedenti e magari anche negli anni, compiuta da questo pazzo vendicatore solitario che si è ispirato a personaggi come il norvegese Breivik e altri. Nulla di nuovo dunque, era già successo in Canada e altrove. Se uno vede il filmato capisce molte cose.
Un lupo solitario dunque? Ci sono però da parte sua evidenti dichiarazioni di appartenenza a certa ideologia di estrema destra.
Sono sempre stato convinto che come accade con il terrorismo islamista i lupi solitari non esistano. Hanno sempre attorno una sorte di rete che li sostiene finanziariamente e dal punto di vista logistico. Che poi commettano l’atto da soli, non deve farci pensare che agiscano da soli.
Ci si poteva aspettare che un episodio del genere accadesse in un paese così lontano, la Nuova Zelanda?
Contrariamente a quanto si legge in queste ore, la coesistenza tra i musulmani e la popolazione neozelandese è sempre stata pacifica, anche se dal 2012 si sono verificati casi di moschee e associazioni islamiche chiuse perché al loro interno si teneva propaganda di stampo jihadista. Si tratta di moschee e associazioni finanziate dall’Arabia Saudita. E’ possibile che questa persona possa aver avuto l’appoggio di persone che volevano agire contro questi gruppi da molto tempo.
Dunque c’è una ispirazione di stampo ideologico?
Certamente, questa persona si è ispirata a questa ideologia malata che vede l’uomo bianco come l’unico depositario dell’esistenza sulla Terra. Ci si nutre di questa ideologia anche nel web dove non sono rari i siti che la propagandano. La facilità di trovare le armi fa il resto.
Che dire dell’intelligence? Pare che la strage fosse stata preannunciata; è impossibile scovare questi personaggi prima che agiscano?
Per l’intelligence il problema è sempre lo stesso. E’ impossibile controllare persone come questa che non aveva mai dato segnali di pericolosità. Non si può parlare di sconfitta dell’intelligence anche se qualche segnale poteva esserci stato. Non abbiamo lontanamente idea di quanti segnali le intelligence debbano vagliare e seguire.
Brenton Tarrant era australiano, paese che è molto duro con l’immigrazione. Un senatore australiano in queste ore ha detto che la colpa è della Nuova Zelanda che ha politiche troppo aperte con la migrazione musulmana. Ci sono poi politici che usano loro stessi un linguaggio spesso estremista. Quanto possono influenzare personaggi come Tarrant le frasi dei politici?
Io penso che chiunque abbia un ruolo pubblico debba sorvegliare le parole, debba essere sempre molto prudente in giudizi che possono entrare nella mente di un malato ed essere la miccia che fa scattare tutto. Credo però che questa persona non ascoltasse particolarmente le parole di Trump. Quelli come Tarrant si ispirano a miti e subculture come il suprematismo bianco, ideologie che riescono a far deragliare facilmente le menti più fragili e influenzabili.
Dopo questo ennesimo episodio che dire? Dovremo per sempre fare i conti con la paura?
Con stragi di questo tipo, ad esempio nelle scuole, purtroppo ci confronteremo ancora a lungo, che abbiano una connotazione religiosa o politica o dettata dalla follia. Qualcosa invece su cui si dovrebbe riflettere con maggiore attenzione è la facilità con cui in alcuni paesi ci si procurano le armi.
(Paolo Vites)