Decisamente toccante la lettera pubblicata dal giornalista brasiliano Paulo Antonio Briguet, che ha voluto dedicare alcune parole al proprio figlio abortito 27 anni fa e mai venuto al mondo. Un gesto, quello di interrompere la gravidanza, che ha ferito non poco il padre del bimbo, che vuole appunto dimostrare che il senso di colpa prima o poi arriva per tutti, non soltanto per la donna. «Figlio mio – inizia la lettera – se ti avessi lasciato nascere oggi avresti 27 anni. Il giorno nasce, il fiore nasce, la stella del mattino nasce, nascono l’assurdo, il silenzio, la speranza, la perplessità – ma tu non sei nato, e per mia colpa, mia grandissima colpa». Briguet svela che un medico aveva sconsigliato i due genitori a desistere dal gesto, a non interrompere la gravidanza, un medico che lo stesso giornalista definisce «un angelo di Dio, ma noi siamo rimasti irremovibili. Ho provato perfino rabbia nei confronti di quell’amico, perché diceva di no al crimine che stavo per commettere».



LETTERA AL FIGLIO ABORTITO

Il giornalista vorrebbe avere una macchina del tempo, per poter tornare indietro e non commettere più quanto fatto: «Come vorrei tornare indietro e dire: “Grazie, dottore! Grazie! Sarà il padrino di questo bambino”. Ma la macchina del tempo non esiste, non appartiene alla struttura della realtà. L’unica disponibile, e altamente pericolosa, è la nostra anima». Dopo più di 25 anni quell’uomo ha realizzato quanto accaduto tempo addietro: «Scrivo queste parole a un quarto di secolo di distanza, ma sembra che il mio peccato (il mio crimine) sia stato commesso solo ieri. Il tuo addio è onnipresente, la tua presenza è un eterno addio nella mia vita». Briguet racconta di quante cose ha negato al figlio, il mattino, l’alba, l’acqua, il libro, la sinfonia, la poesia e l’amicizia, il vino, il pane e l’odore della pioggia, il sorriso e il pianto, poi aggiunge: «Figlio mio, il giorno in cui ci incontreremo, dopo aver lasciato il dolore di questa vita, ti prenderò le mani e ti abbraccerò forte. E la mia prima parola sai già quale sarà: “Perdono”».

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