Continua la “cyber war” fra gli Stati Uniti e la Cina, con Huawei sullo sfondo. E’ notizia di oggi la richiesta al Canada da parte del governo di Pechino di bloccare l’estradizione negli Stati Uniti di Meng Wanzhou, direttrice finanziaria della multinazionale cinese delle telecomunicazioni, Huawei, nonché figlia del numero uno della stessa azienda. Nelle ultime ore è uscito allo scoperto il portavoce del ministero degli esteri, che a Pechino ha rivolto parole non proprio di elogio nei confronti dei governi canadesi e statunitensi, parlando di «abuso e grave violazione dei diritti umani», un clima non serenissimo quindi fra le tre nazioni. Parole, quelle degli esponenti del governo cinese, che giungono dopo che il ministro della giustizia del Canada ha avviato nella giornata di ieri, venerdì primo marzo, l’autorizzazione a procedere per l’estradizione della donna/manager negli Stati Uniti, arrestata lo scorso dicembre in territorio canadese su richiesta del governo a stelle e strisce.
CINA VS CANADA “NON ESTRADATE LA FIGLIA DEL FONDATORE DI HUAWEI”
Secondo i cinesi e secondo Huawei, la Meng Wanzhou è innocente e vittima di un abuso, ma Washington la pensa diversamente, e non meno di un mese fa aveva presentato una lunga lista di capi d’imputazione nei confronti della stessa nonché del colosso delle telecomunicazioni. In particolare, gli Stati Uniti vogliono capire con certezza se Huawei abbia venduto materiale tecnologico all’Iran, aggirando così il veto posto dalla stessa nazione a stelle e strisce nei confronti di Teheran, con cui è assolutamente vietato fare affari. La Meng si trova attualmente in stato di libertà dopo il pagamento di una cauzione, ma è costretta a vivere nella sua abitazione di Vancouver, in Canada, e il prossimo 6 marzo, mercoledì, dovrà comparire dinanzi al tribunale supremo della provincia della Columbia britannica per la prima udienza del processo di estradizione. Un nuovo capitolo della guerra cibernetica fra Usa e Cina va quindi in scena, alla luce anche dei recenti attacchi dei vertici di Huawei, che hanno parlato degli Stati Uniti come “l’unica nazione che può spiare gli altri per legge”.