Da quando la premier neozelandese Jacinda Ardern, oggi tornata alla ribalta delle cronache per motivi meno piacevoli di questo, si presentò all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite di New York con la figlia Neve in braccio, il caso si è ripetuto diverse altre volte in altri paesi, sempre con rispondi positivi e incoraggianti. Non è successo lo stesso in Danimarca (anche se in passato, dicono i danesi, casi analoghi erano già accaduti, dove la parlamentare del partito  Konservative Folkeparti, partito che è parte del governo di coalizione di centrosinistra, si è presentata in aula con la figlioletta di 5 mesi. Non aveva avvisato in anticipo, ma, ha detto, si era trattata di una situazione eccezionale. La donna però è costretta a lasciare fuori la figlia in braccio a un suo collaboratore perché  la presidente dell’Assemblea Pia Kjaersgaard, ex leader del partito sovranista e di estrema destra Dansk Folkeparti ha fatto cacciare dall’aula la bambina dicendo che piangeva e disturbava.



LE LAMENTELE DELLA PARLAMENTARE

Per la parlamentare, come ha scritto su Facebook, non è vero, la bambina non avrebbe pianto e la cosa ha sollevato un po’ di recriminazioni da parte sua e di molti danesi, in un paese che ha sempre fatto delle donne e dei bambini un simbolo di avanzamento: “In un’assemblea che rappresenta madri, padri e bambini, deve esserci spazio appunto per madri, padri e bambini”. Ma la presidente ha replicato che “In aula possono entrare solo i parlamentari. Scriverò regole chiare sulla questione”. Finiscono i tempi belli in Danimarca?

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