Arrivano nella base di Gvardejskoe in Crimea alcune squadre di bombardieri Tu-22M3, armabili anche di testate nucleari, nel giorno in cui cinque anni fa veniva proclamata, in seguito all’invasione russa, la Repubblica autonoma di Crimea. La motivazione ufficiale che ne danno gli esperti è l’apertura di una nuova base della Nato in Romania, a Deveselu, altro elemento del cosiddetto scudo antimissile della Alleanza atlantica in funzione antirussa. Ma il prossimo 31 marzo in Ucraina si terranno le elezioni presidenziali e proprio in occasione dell’anniversario l’attuale presidente ucraino Poroshenko ha rilasciato un commento inquietante: “Le autorità dell’Ucraina faranno di tutto per restituire la Crimea alla sovranità di Kiev dopo le elezioni senza contrattazioni né accordi”. Ne abbiamo parlato con il generale Fabio Mini, già, tra le altre cose, comandante delle operazioni Nato di pace in Kosovo e oggi commentatore di questioni geopolitiche.
Schieramento di bombardieri russi in Crimea e frasi provocatorie del presidente ucraino: siamo davanti a una possibile escalation tra Ucraina e Russia?
La situazione può effettivamente sfociare in una escalation, ma dipende dalle provocazioni di tutte e due le parti. Credo che la Russia stia cercando di mettere a frutto la posizione in Crimea per neutralizzare la credibilità dell’Ucraina, che già non ne ha bisogno visto i tanti danni fatti.
La presenza Nato in Romania preoccupa Mosca?
Questo dispiegamento è naturalmente anche una risposta all’offensiva Nato verso est. La base in Romania non è una cosa recente, però è molto pericolosa e non è mai stata vista bene da Mosca.
Si tratta di bombardieri in grado di trasportare bombe nucleari, è una minaccia grave?
Quando si dice che vengono schierati dei bombardieri strategici che hanno anche la capacità di trasportare armi nucleari non si intende necessariamente che queste armi ci siano, anzi. I russi le armi nucleari le tengono ben lontane dalla Crimea. Nei posti di confine o dove c’è tensione non si tengono mai armi nucleari. Dove ci sono movimenti locali che in questo caso sono contrari alla presenza russa non si tengono perché si rischia che cadano nelle mani sbagliate.
Come giudica comunque la mossa russa?
E’ un fatto quai necessario per la Russia che oggi si trova con i propri confini al di là dell’Ucraina. Nel caso che in Polonia o altrove lo scudo missilistico della Nato, anzi degli Usa, venga attivato la risposta non può venire da dietro gli schieramenti, da Mosca, per capirci. Per cui spostare in avanti gli assetti strategici è una mossa militarmente abbastanza scontata.
La Nato che tipo di pressione rappresenta oggi per Mosca?
La Nato fa sempre di tutto per creare preoccupazione, ha bisogno di sopravvivere. Se non c’è un’emergenza si comincia a mettere in dubbio la sua credibilità e la sua funzione. Se non ci fosse, altri potrebbero approfittarne e fare cose davvero preoccupanti. Ritengo si tratti di predisposizione per un evento che ciascuna delle parti coinvolte non vuole iniziare, però devono tenersi pronti comunque nel caso che l’altro desse inizio a un’escalation militare.
A proposito delle prossime elezioni ucraine del 31 marzo, pensa che i nazionalisti andranno di nuovo al potere o c’è spazio per una svolta?
Non penso ci sarà una svolta, chi vince dipende anche dai personaggi locali e dal consenso che ancora hanno. Questo consenso è stato molto eroso negli ultimi anni. Lo schieramento ideologico dei nazionalisti che si appoggiano e sono appoggiati dagli Usa è quello che prevarrà, anche perché di questioni con la Russia ce ne sono già abbastanza lungo tutto il confine.
Spostandoci in Siria, dopo la prossima caduta completa dell’Isis, che ruolo vi avrà Mosca?
Un ruolo di carattere politico molto importante anche se dovesse ritirare parte delle truppe. La Russia è diventata il garante di tutti, anche della stessa Nato e di quella che potrebbe essere una soluzione politicamente intelligente. Tuttavia non si capisce chi avrà la volontà di ricostruire la Siria.
In che senso?
Cosa sarà la Siria dopo la fine dell’Isis è una domanda che ci si doveva porre anni fa. Invece, come in Libia e da altre parti, si fanno le cose senza pensare a cosa fare dopo, si naviga a vista.
La Russia sarebbe un deterrente per la Turchia che non vede l’ora di mettere le mani su quello che resta della Siria. Cosa ne pensa?
E’ questo uno dei motivi del ruolo di ago della bilancia che Mosca ha assunto, non solo in Siria ma in tutto il Medio oriente, con i suoi collegamenti non sappiamo se di amicizia o di interesse con l’Iran, con l’Iraq, con la stessa Turchia. Sono collegamenti che servono adesso che gli americani non sono in grado di fare da pacieri e neanche da guerrieri. Devono subire il ruolo della Russia, anche se da un certo punto di vista gli fa comodo.
Intende che gli Usa se ne lavano le mani?
Sì. Anche se la Russia non vuole assumersi beghe dirette, perché questo tipo di cose costano soldi e da buttare via non ne hanno.
(Paolo Vites)