Doppia proposta dell’Unione Europea alla Gran Bretagna: due date per decidere sulla Brexit, 22 maggio e 12 aprile, a seconda di come voterà la Camera dei Comuni. Buone notizie per Theresa May, che è riuscita a strappare una piccola estensione senza alcuna condizione, ma il rischio no deal resta comunque alto. Ora la premier dovrà riuscire a far passare tutta la legislazione relativa al suo corso entro il 22 maggio, altrimenti il Regno Unito dovrà rinegoziare un nuovo rinvio con l’Unione Europea per evitare un no deal come sottolinea Repubblica. Uno degli scenari da non escludere è un “no deal controllato: le elezioni europee di maggio rappresentano uno spauracchio per molti parlamentari e anche i laburisti vorrebbe una breve estensione, la confidenza di fonti vicinissime al leader Jeremy Corbin. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



BREXIT, DOPPIA PROROGA PROPOSTA DALL’UE

Sono due le date indicate dall’Ue alla Gran Bretagna per la Brexit: la prima è il 12 aprile, mentre la seconda è il 22 maggio. Si tratta di due opzioni di proroga brevi di modo che lo stesso Regno Unito non debba essere costretto a votare per le Europee in programma il prossimo 26 maggio. «Il primo ministro britannico Theresa May – le parole di Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo – ha ripetuto la sua richiesta di prorogare la data al 30 giugno. Per quanto riguarda il rinvio, la nostra decisione prevede due scenari. Nel primo scenario, se l’accordo di ritiro verrà approvato dalla Camera dei Comuni la settimana prossima, allora il Consiglio europeo acconsente ad un rinvio della Brexit fino al 22 maggio». Il secondo scenario è appunto quello riguardante il 12 aprile «se l’accordo di ritiro non viene approvato dalla Camera dei Comuni». La decisione spetterà ancora una volta alla Camera dei Comuni che dovrà quindi approvare o meno l’intesa che la May ha raggiunto con l’Ue. Tusk ha aggiunto che la Gran Bretagna può ancora decidere fra «accordo, no deal, un rinvio lungo o la revoca dell’articolo 50». Il presidente del consiglio europeo ha concluso dicendo che ogni rinvio dovrà essere approvato all’unanimità dai 27 stati membri dell’Ue. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



BREXIT, RACCOLTA FIRMA PER REVOCA

Brexit, la mossa del consiglio Ue: una mini-proroga al 22 maggio 2019. Nuovi aggiornamenti da Bruxelles sull’uscita del Regno Unito dell’Unione Europea, una svolta legata a doppio filo a una condizione, ovvero che il Parlamento inglese approvi l’accordo di divorzio la prossima settimana. Non è tardata ad arrivare la replica del Consiglio europeo alla richiesta della premier Theresa May, che aveva proposto una proroga dal 31 marzo al 30 giugno 2019. In questi minuti arrivano le dichiarazioni dei leader da Bruxelles: come sottolinea Il Sole 24 Ore, l’Ue appare compatta dietro alla linea dettata ieri dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk. Attese novità nelle prossime ore, con la mini-proroga “offerta”che permetterebbe di evitare che Londra partecipi al voto delle prossime elezioni europee, in programma il 26 maggio. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



1 MILIONE DI FIRME PER CHIEDERE REVOCA USCITA DA UE

Theresa May ha annunciato il “rinvio al 30 giugno 2019” per la Brexit, ma la situazione tra Londra e Unione Europea è tutta da valutare. In Gran Bretagna scatta la mobilitazione popolare: come riporta Quotidiano.net, una petizione che chiede la revoca dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona, che implicherebbe la permanenza del Regno Unito nell’Ue, ha già raggiunto quota 1 milione di firme: un vero e proprio boom nel giro di poche ore, tanto da mandare in tilt il sito della Camera dei Comuni. Per fare in modo che una petizione venga discussa in Parlamento è necessario superare la soglia delle 100 mila firme, soglia raggiunta dopo appena due ore. Un altro dato che evidenzia la portata della mobilitazione popolare è l’hashtag #revokeArticle50, entrato nei global trend su Twitter. A spaventare il popolo britannico è il rischio no deal, con tutte le sue possibili implicazioni sull’economia.

BREXIT, CONFRONTO LONDRA-UE

Nelle scorse ore è giunto anche il commento del premier italiano Giuseppe Conte: «La posizione italiana è che concedere un rinvio di breve termine può essere utile, ma bisogna aspettare il voto, l’ennesimo, del parlamento britannico. Noi siamo sempre per il deal, la possibilità del no deal non la riteniamo auspicabile, ma non è una nostra decisione», riporta l’Ansa. Il presidente francese Emmanuel Macron ha evidenziato: «Se il terzo voto sull’accordo sulla Brexit a Westminster fosse negativo andremmo verso un’uscita senza accordo. Lo sappiamo tutti. Dobbiamo essere molto chiari in questo momento, non possiamo andare a proroghe più lunghe che potrebbero avere conseguenze sul buon funzionamento dell’Ue e intaccare la nostra capacità di decidere e agire. Ci vorrebbe un cambiamento politico profondo».